San Gimignano è una favola a cielo aperto. Una down town medievale in cui lo skyline è un incantevole tetris di torri nel quale lo spazio vuoto tra l’una e l’altra viene concesso a quel tanto di stelle, posate tra tetti e orti.

La leggenda racconta che i fiori penduli che sorgono in marzo in cima ai pinnacoli rimandano al trapasso di Santa Fina, fanciulla che si ammalò in verde etate di una malattia che la rese immobile, e che trascorse buona parte della sua infermità adagiata su una rude tavola di legno, unico supporto per il riposo dalle piaghe.

Ma la sofferenza e l’amore per Cristo erano tali che il duro asse si trasfigurò in fiori e viole, quegli stessi che appaiono in primavera in alto, tra l’azzurro e il vento, e non nella nuda terra. La storia è raccontata da Domenico Ghirlandaio nella cappella destra della Collegiata di San Gimignano nella seconda metà del XV secolo.

Passato e presente con Galleria Continua

A San Gimignano però l’incanto è anche tra le mura dello spazio Galleria Continua che, dal 27 maggio al 10 settembre, ospita mostre di arte contemporanea dedicate a tre importanti artisti. Le sedi di Via del Castello, Cisterna e Arco dei Becci accolgono rispettivamente le opere di Carlos Cruz – Diez, Michelangelo Pistoletto e Eva Jospin. Ma andiamo per ordine e ripartiamo dalle suggestioni delle tinte pastello di questa straordinaria cittadina.

Carlos Cruz – Diez: insolito colore

In Via del Castello, le opere di Carlos Cruz – Diez parlano del colore in maniera del tutto insolita. Di matrice franco – venezuelana, Carlos Cruz – Diez è considerato un artista antesignano nell’uso delle cromie. L’euforia del colore, questo il titolo della mostra che celebra anche il centenario della sua nascita, ripropone a San Gimignano alcuni dei suoi lavori più significativi. Le opere sono costituite da elementi metallici tra i quali l’artista introduce ulteriori strisce che vanno dal rosso al blu, finanche a toni diversi, restituendo un effetto davvero sovrastante.

Alfredo Boulton nel 1975 commentava:

“il fondamento dell’espressione cinetica creata da Carlos Cruz – Diez è principalmente un procedimento visuale basato sull’alterazione che il colore subisce a causa della distanza esistente tra l’opera e lo spettatore e dello spostamento di questi di fronte all’opera”.

Lo spettatore è dunque creatore egli stesso dell’opera perché, a seconda del suo movimento, questa assume connotazioni cromatiche diverse, che si rivelano da un punto di osservazione piuttosto che in un altro.

Assorti nella bellezza più simmetrica, travolti da quel pugno allo stomaco di una realtà ultra-sensoriale, Carlos Cruz – Diez esamina il contesto e la gamma dei colori primari come se fossero venature dell’animo.

È così che il rosso si confonde con il blu, e il verde con altre sfumature, dando vita a una percezione visiva che si discosta da quelli usati nell’opera originale, ma che può ricondurre alla complessità universale del sentire umano.

Non ci si stancherebbe mai di guardare le opere di Carlos Cruz – Diez. Perché? Perché se si cambia prospettiva il punto di vista è sconvolto irrimediabilmente: l’arte di Carlos Cruz – Diez ci rende conto che nulla è certo, nemmeno ciò che conosciamo con sicurezza. Al contempo però, le sue opere conducono alla rilassatezza, quasi risolvono quei grumi esistenziali che attorcigliano le nostre vite.

Environnement Chromointerferent, ospitata nell’ex cinema – teatro della Galleria, è un’opera che consente di vivere un’esperienza compenetrante. Vi consigliamo in questo caso di immergervi nei raggi cromatici emanati dai proiettori e trasmessi a terra e poi sullo spettatore – attore che entra nel fascio di luce, stravolgendo così le linee spazio – temporali volute dall’artista.

In Piazza delle Erbe infine, sul selciato che percorre San Gimignano, vengono imitati attraversamenti pedonali in cui il cittadino è reso consapevole di non vivere più in uno spazio urbano, ma di essere circondato da opere d’arte di cui è custode e in parte artefice.

Michelangelo Pistoletto:
la dimensione temporale

La consapevolezza spazio – temporale è inoltre alterata e rivisitata nelle opere di Michelangelo Pistoletto che Galleria Continua espone nella sede di Cisterna. Qui I quadri specchianti – questo il titolo della mostra – ricordano che noi stessi possiamo entrare nell’opera d’arte e accomodarci silenziosamente tra le trame narrative modellate dall’artista.

La possibilità per lo spettatore di specchiarsi nei quadri introduce la dimensione temporale, una quarta dimensione come ritiene l’artista, in cui lo spostamento e l’allontanamento dal punto in cui la nostra immagine viene riflessa conduce ad un passato appena concluso.

All’interno dell’esibizione vi consigliamo di ammirare Sacerdote, un’opera del 1957 che ben si inserisce nel contesto medievale e borghese di questa cittadina d’altri tempi. Difficile comprendere se il sacerdote ci osserva o siamo noi ad osservare lui, e se è per lui stesso che venne creato quel gomitolo di strade di San Gimignano, o per essere invece percorso da noi. Si tratta comunque di una figura frontale, bizantineggiante, dai colori antichi.

Bizantino e frontale come Pistoletto nell’opera Qr Code Possession – Autoritratto del 2022 in cui rappresenta se stesso. L’artista scopre il proprio costato e vi imprime tatuaggi di Qr code all’interno dei quali compare il simbolo di Terzo Paradiso. Se inquadrati, i qr code esplodono e conducono a ulteriori video e contenuti online.

L’assimilazione è con un San Sebastiano ultramoderno in cui le lacerazioni della pelle non sono fori di ferite inferte; l’autore è invece trafitto dal segno dei tempi moderni. Nella Collegiata di San Gimignano è possibile al riguardo osservare un’opera di Benozzo Gozzoli della metà del XV secolo che riproduce San Sebastiano col corpo lacero a causa dell’urto delle frecce.

Terzo Paradiso, ideato da Michelangelo Pistoletto, è il simbolo di una nuova umanità. I due cerchi esterni rappresentano le antitesi, gli opposti, costituiti cioè da elementi naturali e artificiali, mentre il cerchio centrale consiste nella assimilazione dei due precedenti per dare adito ad una nuova umanità.

Secondo l’autore il primo paradiso era quello in cui eravamo immersi nella natura, il secondo è quello dell’artificialità umana, il Terzo Paradiso è rappresentato da questo simbolo inedito che prende spunto dal segno della Trinamica e che l’artista restituisce con tre cerchi conseguenziali.

La personale costituisce la prima esibizione di un progetto molto più ampio in cui le opere del maestro verranno esposte, durante tutto l’anno 2023, nelle 8 sedi che Galleria Continua occupa nel mondo: San Gimignano, Habana, Les Moulins, Roma, Parigi, San Paolo, Pechino, Dubai. In occasione del suo 90° compleanno quindi, l’arte dell’inventore di Terzo Paradiso viene celebrata in modo universale.

Eva Jospin: il paese delle meraviglie

Nella sede di Arco dei Becci, Galleria Continua accoglie Vedute di Eva Jospin. Parigina d’origine, classe 1975, Eva è un’artista davvero sconvolgente in grado di lavorare l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo solo attraverso l’uso della carta alveolare.

Con un gioco sapiente di stratificazioni, ritagli, frammenti di carta, Eva restituisce foreste, grotte, anfratti e mondi vegetali in cui lo spettatore è del tutto assente. Il virtuosismo si esplica in una incredibile capacità artistica in Foret dove alberi e grotte respirano di una natura immobile, non si dondolano al vento, sono i luoghi in cui il tempo, reso con un’incredibile prospettiva cartacea, rimane stazionario.

In Grotte gli antri misteriosi prendono ancora forme di carta, animate da inclusi di conchiglie, ghiande, spugne e altri materiali organici. Con una certa libertà narrativa possiamo citare e adattare le parole di Giovan Battista Marino che in questo caso potrebbe suonare così: “è dell’artista il fin la meraviglia”.

Eva Jospin ha frequentato l’Ecole Nationale Superieure des Beaux- Arts e sa dominare diversi materiali, tra cui il gesso e il cemento come appare in Stratification in cui la sedimentazione di strati rimanda all’implacabile incedere del tempo. I materiali tessili dominano invece Galleria in cui l’artista sperimenta nuovi orizzonti in cui la duttilità della carta è trasmessa ai fili di seta.

L’artista ha esposto in tutto il mondo, ma ci teniamo a ricordare che nel 2022 ha realizzato Microclima per il negozio Max Mara in Piazza del Liberty a Milano, opera che consentiva allo spettatore di immergersi in una foresta in carta di dimensioni colossali. Per Dior ha inoltre creato dei pannelli ricamati utilizzati durante le sfilate. Eva Jospin usa la carta come fosse uncinetto, la rende filigrana tra le sue mani e ci si sente assolutamente risucchiati nel paese delle meraviglie del suo mondo di carta.

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