La seconda giovinezza del punk. Così può essere riassunto musicalmente il 1994.
Il grunge cominciava il suo declino con la scomparsa prematura di Kurt Cobain, il suo indiscusso esponente di punta. Le band si allontanavano da quel filone, raschiando il fondo da un qualcosa che stava evaporando. Tali ripercussioni giovarono a gruppi come Green Day, NOFX e The Offspring che, a cascata, buttarono sul mercato quelli che storicamente furono i loro pezzi da novanta. In un anno così fulgido videro la luce capolavori come Dookie, Punk In Drublic e Smash, ovvero la crème de la crème del punk californiano. Ma se l’America chiamava, l’Europa rispondeva, per la precisione, con i nordirlandesi Therapy?
Troublegum era un disco che smontava pezzo per pezzo la patina oscura del precedente Nurse, acquistando luminosità per mezzo delle sonorità fruibili dell’hardcore melodico. Le canzoni avevano tutte un alone di imprevedibilità: all’impeto efferato di Knives rispondeva la chitarra robusta di Hellbelly, con quel chorus micidiale che ripeteva come un mantra “Jesus without the suffering”. Screamager rimarrà negli annuali per essere sicuramente il brano più famoso del terzetto di Belfast, grazie ad una batteria essenziale e un riff con chiare reminiscenze d’oltreoceano. In parole povere, se aguzzavi la vista vedevi solo le spiagge di Malibù all’orizzonte. Nowhere si portava addosso il fardello dell’instant classic, preferendo la facile via del pop da classifica a quella nefasta del rock alternativo. In Unbeliever alla voce graffiante di Andy Cairns si accostava la chitarra di Page Hamilton, membro fondatore di un’altra band cult degli sfavillanti nineties: gli Helmet.
Si proseguiva in scioltezza tra inserti scanditi dal violoncello di Martin McCarrick (Unrequited), che entrerà ufficialmente come componente a tutti gli effetti due anni dopo per poi uscire dalla formazione definitivamente nel 2004, divagazioni noise (Femtex, Brainsaw) e l’ospitata di Lesley Rankine (Ruby, Silverfish) in Lunacy Booth. La cover di Isolation dei Joy Division è vissuta come un rispettoso tributo, ed essendo tale viene suonata mettendo da parte la conflittualità e l’esagerazione del punk, così come sarà per Diane degli Husker Du, veri padri putativi del sound dei Therapy?, proposta in Infernal Love del 1995.
Questo disco ha rappresentato un punto di non ritorno per il power trio nordirlandese che mai più toccherà simili vette nei successivi processi creativi. In Troublegum si è sradicato dalle fondamenta lo stereotipo della rivoluzione caotica, si sono sciolte decine di nozioni preconcette su un determinato modo di intendere la musica e, con occhi inquieti, abbiamo capito, a nostre spese, che al groove non si comanda.