“Che lavoro fai? Lavoro nella musica. Si, ma intendo, di mestiere proprio, cosa fai?”. Ecco la perfetta, classica sequenza di domande che a chiunque lavori nella musica è capitato di vedersi porre. Una domanda che volendo proprio essere neutrali non è nulla di offensivo, è solo una curiosità: quella di capire come si possa definire lavoro un qualsiasi ruolo coperto all’interno del mondo musicale, che si parli di un manager o di un fonico, o di un discografico. Si perché il punto è che questo è uno dei settori meno percepiti in assoluto dall’uomo della strada, nonostante la musica, la discografia, le canzoni, i concerti riempiano sempre pagine e pagine delle vite di tutti. Musica percepita – inconsapevolmente – come imprescindibile nella vita di molti, ma di cui non si conoscono i meccanismi, ignorando l’importanza fondamentale di chi in quel settore ci lavora, impiegando forse più passione della media dei mestieri svolti dall’essere umano. Perché parliamo di emozioni, di interazione, di arte. Quando si chiedono appelli per qualcosa, mi viene in mente ad esempio lo state a casa del lockdown, i primi a cui è stato chiesto di scendere in campo sono stati proprio gli artisti, i cantanti. Salvo poi sentirsi dire, nell’enunciare i provvedimenti da parte del nostro Presidente del Consiglio, che “quegli artisti ci fanno tanto divertire ed appassionare”, una uscita infelice che la dice lunga su quanto il lavoro che raccoglie un numero impressionante di lavoratori sia considerato come una evasione, l’uscita per andare a teatro o a un concerto, e nulla di più.

Invece è molto altro, sono famiglie, mogli, sono passioni che cercano di rendere presente e tangibile una intuizione, sono idee, è arte e comunicazione. Sono milioni di figli nati con una canzone, ricordi, album di fotografie e video di matrimoni. E’ molto di più che un settore, o solo un indotto, come lo chiamano quelli che parlano di macro numeri. E’ qualcosa di più perché unisce, fa cantare dai balconi come solo la grande potenza della nazionale di calcio o di uno scudetto sa fare, cura l’anima, essenziale esattamente come chi ha invece curato persone negli ospedali. Una canzone può farti riflettere o evadere, può farti soffermare o scappare, una canzone può un insieme di cose, e in pochi davvero realizzano quanto possa essere potente quell’essenza che si libra in volo da uno stereo lontano, o che ti avvolge, isolandoti dal mondo esterno, con un paio di cuffie.

Io lavoro nella musica, e sono un Re-Writers. Si, ma di mestiere, cosa faccio, esattamente? Non lo so, e non voglio nemmeno spiegarlo. Ma è bellissimo.

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