E’ nato in Abruzzo, ma si è trasferito presto a Roma, dove (per destino o per indolenza) ha studiato presso l’Istituto d’Arte. Mario Ceroli (classe 1938) non è, forse, un nome molto noto dal grande pubblico, eppure alcune sue opere sono visibili in piazze e in altri luoghi aperti (a Roma e non solo).

“Mio padre e mia madre volevano fare di me un impiegato dello Stato (…) mi hanno iscritto alla Scuola Galileo Galilei che comprende tre sezioni: l’Istituto Tecnico, l’Istituto Tecnico Industriale e l’Istituto d’Arte. Mia madre una mattina mi ci ha portato. Aveva paura a prendere l’ascensore e siamo saliti a piedi. Al primo piano c’era l’Istituto d’Arte, la mamma era stanca, si è fermata e mi ha iscritto a quell’Istituto.

Ceroli, infatti, è l’autore della famosa statua di un cavallo alato all’ingresso degli studi della Rai a Saxa Rubra (i cavalli ritornano spesso nella sua produzione), e, allo stesso tempo, di una scultura vicino allo stadio Flaminio, Goal Italia ’90, dimenticata e abbandonata, come dimenticati ormai sono quei tempi e quelle partite mondiali (e, forse, anche la capacità della capitale di ospitare eventi internazionali).

Nel curriculum di Ceroli appaiono le collaborazioni con grandi maestri del secolo scorso, come Leoncillo Leonardi, Pericle Fazzini e Ettore Colla, importanti per la sua formazione artistica e per l’uso di diversi materiali (come la ceramica).

Nel 1958 vince il premio per la Giovane Scultura, indetto dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e nel 1959 comincia a sperimentare il legno grezzo, la materia che diventerà la sua principale nota stilistica.

Il salto di qualità avverrà più tardi, con una mostra realizzata tra il 1963-1964 presso la galleria La tartaruga di Roma dove espone LettereTelefonoSi-No.

Ceroli e le sagome in legno

Ceroli percorre la storia dell’arte con la stessa leggerezza delle sue sagome in legno, le silhouette, suo marchio di fabbrica e nuovo modo di interpretare la scultura, non più a tuttotondo, ma in due dimensioni, in grado, comunque, di coinvolgere lo spettatore, che diventa parte integrante del progetto.

“Questa cosa che io sono uno scultore del legno non è affatto vera, perché ho fatto diverse esperienze con i materiali: ho usato il legno, ho fatto ceramiche, ho usato il marmo, ho realizzato cose con il ghiaccio, con l’acqua, ho fatto cose di carta, cose di stoffa”.

Ceroli ha prodotto (e continua a produrre) tanto, instancabilmente, utilizzando vari materiali, anche di scarto: oltre il legno, già citato, ci sono il bronzo, il vetro, i tessuti, gli stracci. In tempi non sospetti ha intuito l’importanza del riciclo e, alla fine degli anni Sessanta, ha partecipato alle mostre del gruppo arte povera.

Materiali vari per una nuova linfa

La naturale capacità di assemblare materiali e suppellettili varie, donando loro nuovo linfa e significato, ricordano molto una scultrice ucraina naturalizzata statunitense, Louise Nevelson, alla quale venne dedicata una bella mostra una decina di anni fa al Museo Fondazione Roma. Questa declinazione pop è collegabile al trasferimento di Ceroli negli Stati Uniti, a metà degli anni Sessanta, dove ha esposto presso la Bonino Gallery di New York, con l’opera Farfalle.

Impossibile sintetizzare in poche righe tutta la sua produzione, per i cui dettagli rimandiamo alla pagina web dell’artista, ma vale la pena citare un’altra opera, sempre degli anni sessanta, La Cina, nonchè il ritorno al tuttotondo degli anni Ottanta-Novanta, le sperimentazioni degli anni 2000, il tema della scala, insieme ad una intensa attività di scenografo, con gli allestimenti scenici per il teatro, il cinema e la televisione, e i progetti per la realizzazione di chiese e dei loro arredi interni.

La casa museo di Ceroli si trova a Roma, in zona Pisana, e conserva molte delle sue opere (circa 1700), attraverso le quali è possibile conoscere un’immensa produzione (le fotografie pubblicate rendono solo una vaga idea della loro numerosità), mescolata ad altre passioni dell’artista (Ceroli colleziona auto Fiat 500).

“Tutti i giorni le saluto e ci parlo”.

Per chi volesse visitare la casa-archivio di Mario Ceroli, scrivere all’indirizzo e-mail: info@marioceroli.com

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