Stiamo assistendo da alcuni mesi a una narrazione divergente sui vaccini anti covid 19. Da una parte la politica che in tutto il mondo ha fatto a gara per annunciare l’arrivo dei vaccini e l’inizio delle campagne vaccinali, e dall’altro le dichiarazioni molto più prudenti degli scienziati e gli articoli comparsi in questi mesi sulle riviste accreditate.

Questa vuole essere una narrazione imparziale che riassuma lo stato dei fatti.

In questa pandemia che ha coinvolto l’intero pianeta la speranza di gran parte della popolazione è in un vaccino efficace e senza effetti collaterali che interrompa la propagazione del virus e faccia ricominciare una vita per quanto possibile normale.

Se da una parte il virus sta distruggendo l’economia di intere nazioni, dall’altro alle aziende farmaceutiche si è aperta un’opportunità di business senza uguali, un’occasione unica ed irripetibile con possibili guadagni stellari.

Quello che poco tempo fa era la potenza dell’industria del petrolio ora è nelle mani di Big Pharma. In particolare l’industria dei vaccini e dei suoi brevetti, finanziata da chi ha fatto dei brevetti microsoft il suo impero, il filantropo Bill Gates, sta attraversando un periodo eccezionalmente favorevole. L’industria dei vaccini è monopolizzata in occidente da 4 aziende: GlaxoSmithKline, Merck, Pfizer e Sanofi che controllano l’85% del mercato.

Ad oggi, mese di dicembre 2020, tre industrie stanno rendendo disponibile agli Stati occidentali i loro vaccini. Stiamo parlando di AstraZeneca, Pfizer e Moderna. Altre tre aziende sono nella cordata in probabile direttiva di arrivo: Johnson & Johnson con il vaccino Janssen, SanofiGsk e la Tedesca Curevac.

In Russia da tempo sta circolando lo Sputnik V sviluppato dall’istituto di ricerca Gamaleya e registrato lo scorso 11 agosto (un articolo del Lancet mette in dubbio però la capacità del preparato di produrre anticorpi neutralizzanti in grado di fermare l’infezione).
In Germania è stata anche avviata una sperimentazione per verificare se un vecchio vaccino contro la tubercolosi possa essere attivo anche contro Sars-CoV-2.
Gli Emirati Arabi hanno scelto per la loro popolazione un vaccino inattivato cinese prodotto dalla Sinopharm.
Anche la farmaceutica cinese Sinovac ha prodotto un vaccino inattivato che però sembra produrre un livello di anticorpi inferiore a quello di persone che hanno superato la malattia.

Ma cosa è un vaccino inattivato?
Dagli studi di Louis Pasteur fino ad oggi, sono stati molti i vaccini sviluppati contro diverse malattie d’origine batterica e virale, utilizzando diversi metodi, sia per attenuare la virulenza degli agenti infettivi e selezionare ceppi non virulenti, sia mediante l’inattivazione totale degli stessi, per la produzione di vaccini morti. 
I vaccini morti o inattivati sono formati da uno o più microrganismi completi, ma inattivati da qualche metodo fisico o chimico. Questi vaccini presentano come principali vantaggi, rispetto ai vaccini attenuati, la stabilità e sicurezza, oltre al sistema di conservazione. 

A questo punto dobbiamo parlare di alcune sostanze che vengono aggiunte ai vaccini, e che furono il cavallo di battaglia delle correnti novax, gli adiuvanti.

Affinché gli antigeni contenuti nel vaccino vengano liberati lentamente è necessario accoppiare una sostanza che ne rallenti la liberazione producendo una leggera infiammazione e una conseguenza chemiotassi, ovvero un movimento degli antigeni orientato dallo stimolo chimico. 

Da tempo è stato abbandonato come adiuvante il famigerato Timerosal a base di mercurio. Attualmente l’adiuvante più comune è l’allume, grazie al quale l’antigene rimane a lungo nei tessuti in cui viene iniettato. Negli ultimi anni sono molto utilizzati adiuvanti a base di squalene, che attivano la cosidetta risposta immunitaria innata.

L’altra categoria di vaccini che sta emergendo ora è quella a mRNA, su cui hanno lavorato le americane Pfizer e Moderna. Anche le industrie cinesi stanno sperimentando questo nuovo tipo di vaccino.

Rispetto alla vaccinazione inattivata, quella a mRNA può stimolare sia l’immunità cellulare, sia quella degli anticorpi, meglio della sola risposta degli anticorpi. Una delle sfide dei vaccini a mRNA è la temperatura di conservazione a -70 gradi. 

Le critiche a questo nuovo tipo di vaccino, mai sperimentato prima, è che pur chiamandosi vaccino è una vera e propria terapia genica in quanto utilizza un segmento genetico che va a inserirsi nelle nostre cellule obbligandole a produrre una parte del virus la quale, ritrovandosi nell’organismo, stimolerà la produzione di anticorpi. 

Il vaccino dell’AstraZeneca, gruppo di Oxford, utilizza invece un vettore virale (adenovirus) in cui viene ingegnerizzata la spike, la proteina che permette al virus di penetrare ed infettare le cellule.

In questi mesi tutti gli scienziati hanno affermato che i tempi usuali per produrre vaccini efficaci sono di otto, dieci anni, e che in questo caso emergenziale se ne potevano abbreviare i tempi a meno di due anni. Invece ora i vaccini entreranno in circolazione dopo solo sei mesi.

Questo è il risultato dell’abbreviazione di tutte le fasi di sperimentazioni (studi di sperimentazione in vitro/sperimentazioni precliniche su animali/sperimentazione clinica in quattro fasi) dovute alla pressione della politica e alle ingenti sovvenzioni economiche degli Stati e della fondazione Bill Gates.

I vaccini quindi attualmente saranno somministrati in Italia solo dopo l’approvazione dell’EMA e della AIFA e saranno di fatto la continuazione della sperimentazione in fase tre.

Quali sono le domande che sorgono spontanee: è possibile che nel corso della vaccinazione si sviluppino effetti collaterali ad oggi non noti?

Il professor Sergio Abrignani, immunologo, virologo e ordinario di Patologia generale all’Università Statale di Milano così risponde a questa domanda:

“La risposta è sì. Ma qual è l’alternativa? Aspettare anni ed anni per attendere l’eventuale insorgenza di altri effetti collaterali e nel frattempo assistere alla morte delle persone? Quando si somministrava il vaccino orale contro la poliomielite, si sapeva che ogni milione di bambini vaccinati uno avrebbe contratto la cosiddetta poliomielite vaccinale, ovvero la polio causata dalla rivirulentazione del virus iniettato tramite il vaccino. Ma abbiamo smesso di vaccinare i bambini? No, perché per ogni bambino infettato dal vaccino ce n’erano migliaia che venivano salvati”.

Altri elementi che sapremo solo nel tempo sono che tipo di immunità sarà prodotta dal vaccino: sarà temporanea come quella del vaccino antinfluenzale o permanente come quella del morbillo?

I virus il cui genoma consiste di RNA, e non DNA, sono più soggetti a mutazioni, si adattano bene e velocemente a nuove condizioni e quindi è probabile che si svilupperà una immunità temporanea.

Altra incognita sarà quella dei non-responders, soprattutto tra gli anziani che in genere rispondono in maniera meno efficace ai vaccini e per i quali spesso si aggiungono più adiuvanti per aumentarne l’efficacia.

Altra importante tappa sarà capire se la vaccinazione sarà in grado di frenare il contagio cioè se sarà in grado di guarire dalla malattia, ma anche di rendere le persone non conduttori di infezione. Tutto questo sarà chiaro quando questa sperimentazione di massa planetaria sarà implementata. Si dovrà anche valutare quante persone si vaccineranno, essendo la vaccinazione per forza di cose facoltativa, e se si riuscirà ad arrivare a un effetto gregge, il quale per altro se il virus sarà altamente mutante sarà impossibile.

La mia personale opinione è che nei prossimi inverni il SARS-CoV-2 o scomparirà per anni per rimanere silente in qualche altro mammifero o diverrà gradualmente uno dei tanti virus influenzali a bassa virulenza circolanti sul pianeta.

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