Viaggiare nel sottosuolo: il mitreo di Sutri e il bunker Soratte
Esplorare il sottosuolo per trovare la luce dell'arte nelle tenebre del mitreo di Sutri e la follia bellica del secolo scorso nel bunker Soratte. Il sottosuolo che conquista.

Esplorare il sottosuolo per trovare la luce dell'arte nelle tenebre del mitreo di Sutri e la follia bellica del secolo scorso nel bunker Soratte. Il sottosuolo che conquista.
Il genio umano e la bellezza: le viscere della Terra sanno rivelarci molte stupefacenti emozioni. Ecco perché oggi vogliamo suggerirvi di viaggiare sottoterra, laddove possiamo scoprire mirabolanti sorprese. E per farlo non è necessario scendere fino al centro della Terra, come nel celebre romanzo d’avventura di Jules Verne in cui il protagonista, entrando in un vulcano, scopre una civiltà preistorica.
Ci basta scendere di pochi metri, ed anche noi, senza essere eroi, possiamo penetrare il sottosuolo e andare a scoprire due opere umane che sono due meraviglie, per incontrare civiltà e culture lontane o vicinissime a noi.
E se la prima meraviglia ci sorprenderà per la sua bellezza artistica ed il suo valore spirituale e mistico, l’altra ci stupirà per l’ingegnosità umana, per l’acume e l’ardire con cui è stata creata. Questi due suggestivi luoghi, situati entrambi a pochi chilometri da Roma, possono essere visitati nella stessa giornata.
Il primo è il mitreo di Sutri, chiamato anche Chiesa di Santa Maria del Parto, perché nei primi secoli d.C. il luogo fu usato per il culto cristiano. Entrare in questo ipogeo riempie gli occhi di stupore: è considerato il gioiello nascosto della città di Sutri, ed è un luogo buio nel quale l’arte che ne decora la pietra si riempie di luminosa spiritualità. Si tratta di un ambiente sotterraneo ricavato, in epoca imperiale, nell’antica necropoli etrusco-romana del territorio.
Un vestibolo di ingresso, decorato con affreschi votivi, introduce ad una sorta di lunga galleria, suddivisa in tre navate da pilastri tagliati nel banco tufaceo. La visita ci pervade di emozione, perché entrando si percepiscono tutte le inconsce paure che da sempre attanagliano l’animo umano. Nato come tempio dedicato al dio Mitra, sarà più tardi trasformato in chiesa cristiana.
Le caratteristiche del culto mitraico sono ancora visibili: la navata con volta a botte, le navatelle laterali con i podia per ospitare gli adepti, la nicchia che doveva accogliere la statua del dio Mitra che uccide il Toro cosmico e sul pavimento la fossa sanguinis che serviva a raccogliere il sangue del toro sacrificato. Le decorazioni sulle pareti invece ci proiettano nei primi secoli della cristianità, quando questo luogo viene trasformato in chiesa, poi dedicata alla Madonna del Parto, la cui effigie ancora troneggia nella nicchia dietro l’altare.
Ovunque il richiamo all’idea di pellegrinaggio è fortissimo: gli affreschi infatti, databili al XIV secolo, mostrano scene di pellegrini in viaggio, con la scarsella a tracolla (la tipica bisaccia del pellegrino), il bordone (bastone) in mano, il mantello sulle spalle e il tipico cappello a tesa larga per ripararsi dalla pioggia. Ma la figura prevalente è quella di San Michele Arcangelo, la cui devozione era grandissima in questa zona, e che compare raffigurato in una scena che ne racconta la leggenda.
Ma è quello che troneggia sulla volta a destare maggior stupore: infatti percorrendo la navata centrale, se alzate gli occhi, troverete di nuovo San Michele Arcangelo, stavolta però il suo volto è addirittura in rilievo, come a voler uscire dalla pietra per materializzarsi davanti ai fedeli. E in questo affresco il santo impugna il labaro, antica insegna militare romana, in una posa molto austera.
Immaginiamo quanto potesse essere terrificante ed inquietante questo volto che fuoriusciva dalla roccia nella penombra della cavità, illuminata solo da deboli fiammelle. Ma certamente ognuna di queste immagini dipinte nel buio del sottosuolo era una rivelazione per il fedele che vi entrava, in un’epoca in cui non era usuale osservare figure dipinte con colori così accesi e vivaci.
Qua e là sono raffigurati numerosi simboli cristiani, come il pesce, che simboleggia il Cristo perché è un animale che riesce a vivere sott’acqua senza annegare, così come Cristo si immerge nella Morte restando vivo. Ma compare anche il nodo di Salomone, che per i Cavalieri Templari rappresentava la Croce. Possiamo dunque pensare che questo ipogeo sia stato anche usato dall’antico Ordine dei Templari, che poco distante avevano la chiesa di Santa Maria del Tempio.
Il mitreo di Sutri è dunque una cavità scavata e usata dai pagani per riti iniziatici, modificata e decorata dai primi cristiani come luogo di culto, e in seguito frequentata dai Templari, in una sovrapposizione di epoche ed usi che non fa che arricchire di fascino e mistero il luogo.
La stessa sovrapposizione di epoche ed usi la ritroviamo anche nella seconda cavità che andremo a visitare, il bunker del monte Soratte, definito una montagna di storia dall’architetto Gregory Paolucci e dall’imprenditore Giuseppe Lo Gaglio nel loro libro pubblicato nel 2014 per raccontare la storia straordinaria di questa impresa umana.
Il libro ripercorre, con una narrazione storica affascinante e coinvolgente, le vicende che videro protagonista una formazione rocciosa dalle caratteristiche uniche e che ne trasformarono definitivamente la natura, facendo di uno scoglio che emerge dalle profondità un rifugio fortificato contro ogni attacco bellico.
Il monte si erge isolato nella pianura a nord di Roma, visibile a chilometri di distanza. Fu Benito Mussolini a scegliere il Soratte per crearvi un rifugio antiaereo con l’avvicinarsi della Seconda Guerra Mondiale. Ma secondo alcune fonti documentarie era stato Papa Pio XI a suggerirgli di cercare quella cavità dentro il Soratte nella quale già Papa Bonifacio VIII aveva nascosto i suoi diari personali.
Oltre 4 chilometri di gallerie oggi costituiscono il bunker Soratte, un gigantesco anfratto creato per garantire la salvezza al duce in caso di attacco su Roma. Ironia della sorte, a rifugiarsi nel bunker del Soratte furono invece i tedeschi: quando infatti il Feld Maresciallo Albert Kesselring venne a sapere dei lavori di costruzione di queste immense cavità sotterranee a nord di Roma, se ne appropriò nel settembre del ’43, e con le sue truppe naziste lo usò per circa 10 mesi come quartier generale segreto.
Una vera e propria città sotterranea si dispiegherà davanti ai vostri occhi per svelarvi le rocambolesche vicende di questo luogo delle tenebre, capace di rapire la vostra immaginazione e farvi precipitare, meglio di una macchina del tempo, nella storia del secolo scorso, attraversata dalla follia della Seconda Guerra Mondiale e della Guerra Fredda.
Durante la visita al bunker Soratte scoprirete come questo rifugio antiaereo, iniziato nel 1939, fu poi scelto durante gli anni della Guerra Fredda per trasformarlo in rifugio antiatomico, quando il pericolo di un attacco termonucleare da parte dell’Unione Sovietica sembrava possibile.
In quel clima di strategia della tensione, la minaccia dell’atomica divenne così concreta che si pensò alla creazione di una infrastruttura capace di mantenere in vita il Governo e la sicurezza nazionale in caso di repentino attacco. Il rifugio doveva anche garantire la facile raggiungibilità e la possibilità di trasmettere ordini e informazioni in tempo reale. Ma soprattutto doveva garantire il completo isolamento dalle radiazioni.
Fu pertanto messo in piedi un progetto costosissimo e segreto per allestire un cantiere di ristrutturazione del vecchio rifugio antiaereo, dotandolo di innovazioni strutturali e di isolamento sismico straordinariamente innovative per l’epoca. Furono modificati sette bracci delle preesistenti gallerie che si sviluppavano lungo un circuito di tre livelli: al livello più basso andavano predisposti i servizi impiantistici, al piano intermedio le funzioni quotidiane, al livello superiore l’area del riposo dalle attività, secondo uno schema distributivo che rispecchiava i maggiori bunker antiatomici degli anni ’60.
Quando raggiungerete questa parte del bunker rimarrete sorpresi dalla massiccia struttura della blast-door, la porta blindata di ingresso in cemento armato e acciaio con sagoma tronco-piramidale dal peso di circa 20 tonnellate. E sarà immediato e naturale pensare a quanto potesse essere soffocante l’idea di rinchiudersi lì dentro. Superata la blast-door, si arriva agli ambienti con funzioni di tipo medico e di rilevamento, dove bisognava capire se la persona che accedeva al bunker era portatrice di particelle radioattive e di patologie da irradiamento.
Qui infatti la persona richiedente accoglienza doveva essere privata dell’aria carica di inquinanti e particelle radioattive, fornendole una adeguata ossigenazione. Poi, passando attraverso altre due porte antigas si entrava dentro la cellula di sopravvivenza, sottoponendosi alle docce di contaminazione in grado di eliminare del tutto gli agenti contaminanti ancora presenti sul corpo umano.
Il principio di base di un rifugio antiatomico era quello di una permanenza duratura e perpetua. Non si sarebbe più usciti da quel rifugio, se non in caso di evacuazione completa della struttura. Dunque una volta dentro il rifugio si entrava in un mondo a parte, in una nuova vita di reclusione, nelle viscere della terra, illuminati dalla sola luce artificiale.
Il rifugio fu pensato per ospitare le più alte cariche del Governo italiano, il Presidente della Repubblica e del Consiglio dei Ministri, insieme agli altri ministri del Governo. Ma perché non fu mai completato? La domanda ha tormentato studiosi e ricercatori per molto tempo. La risposta è arrivata dalla scienza militare: dal 1973 in avanti infatti le Superpotenze si sono dotate di armi non convenzionali così potenti da distruggere anche un rifugio situato a 250 metri di profondità come quello del Soratte. Dunque completare i lavori si rivelò inutile.
Tuttavia oggi il bunker del Soratte è un’occasione unica per scoprire la storia recente del secolo scorso, attraverso un percorso della memoria che scende nel freddo di queste cavità (a proposito, copritevi bene perché la temperatura è intorno ai 10 gradi) per condurci in un appassionante viaggio tra la genialità umana e la follia bellica.
Eppure, davanti alla brillantezza di un’opera ingegneristica così ardita, resta l’amara considerazione suggerita dal poeta locale Luigi Usai, che in alcuni versi sottolinea l’inutilità di un nascondiglio scavato nel monte più visibile di tutto il territorio, che svetta solitario davanti agli occhi di tutti. Che senso ha deturpare la natura per fare un nascondiglio che è visibile ovunque?
Io reco sempre alle bellezze intatte
del nostro monte, amore: quasi un culto;
e nel veder le sue viscere estratte
giammai non ebbi comprensione e indulto.
Le gallerie dal nulla sopraffatte,
che un regime scavò, furono insulto
alla vergine pace del Soratte
ch’è rimasto oramai purtroppo inulto.
Per quell’oltraggio, intanto, n’è interdetto
in vastissimo campo essere accolti
del monte deturpato nel suo aspetto.
Male sceglieste nel Soratte, stolti,
ch’è solitario, il vostro asil protetto
pei vostri scopi bellici sepolti.
Luigi Usai, Sant’Oreste 1981
INFO E CONTATTI: il Mitreo di Sutri, Archeoares – il Bunker di Soratte Associazione BS
Tutte le foto del bunker Soratte sono di Luciano Benedetti.