Un po’ come (altro libro, altra corsa) Sostiene Pereira, il Me l’ha detto l’armadillo di Cecilia Di Lieto, trasmette – in tutti i sensi visto che è la bella trasmissione quotidiana di Radio Popolare in onda da otto anni – storie, emozioni, amori e battaglie che in questo caso hanno a che fare con gli altri animali non umani.

Si spazia dal mare al cielo, dalla terra più lontana ai giardini e agli alberi sotto casa, non solo intervistando protagoniste e attori del cambiamento positivo di atteggiamento e scelte nei confronti degli altri esseri viventi ma con l’autrice che fa del suo viaggio il nostro viaggio, coinvolgendoci senza se e senza ma.

Come le vite degli oltre cinquemila visoni riproduttori degli allevamenti per pellicce, ancora vivi al momento della chiusura per legge quasi un anno fa (benvenuta legge!). In Lombardia, Veneto, Romagna e Abruzzo ci sono gli ultimi cinque, in attesa ancora del Decreto del Ministro dell’Agricoltura, Patuanelli prima, Lollobrigida ora, per le disposizioni sulla sorte degli animali e il contributo economico agli impianti per una riconversione, speriamo, verso produzioni non animali.

I visoni sono per nostra colpa la specie più vicina a noi che possono non solo infettarsi con il nostro Covid 19 ma anche ritrasmettercelo in forma modificata come è stato descritto nel report Fashion Spillover.

Per questo lo scorso anno anche il Ministro della Salute, aveva sospeso queste attività come fonti primarie di contagio. Per lo stesso motivo un grande Paese produttore, la Danimarca, ha visto addirittura mesi fa cadere un governo su questo tema, a riprova dei grandi interessi economici realizzati, letteralmente, sulla pelle di questi animali.

Gli oltre cinquemila visoni ancora presenti in Italia hanno diritto a un giusto e tranquillo pensionamento, lontano da gabbie ed elettrocuzioni, visto che purtroppo non possono essere reimmessi in natura nemmeno a latitudini estere più consone e dove i visoni normalmente vivono come animali selvatici liberi.

Ora è scoppiato il terzo focolaio italiano del virus, nell’allevamento di Galeata (Forlì) che insieme agli altri allevamenti di Ravenna-San Marco (640 visoni), Capergnanica (Cremona, 1.180 visoni), Calvagese della Rivera (Brescia, 1.800 visoni) e Castel di Sangro (L’Aquila, 18 visoni) rappresenta l’eredità morale di questa anacronistica e crudele pratica.

Una speranza, per tutto il Continente è rappresentata dall’Iniziativa dei Cittadini Europei Fur Free Europe con la quale si vuole impegnare la Commissione di Bruxelles a vietare in tutta l’Unione gli allevamenti di animali destinati alla produzione di pellicce così come il commercio, compreso l’import, di prodotti di pellicceria (nel momento in cui sempre più grandi marchi della moda scelgono di non utilizzarne più). Entro maggio 2023 dobbiamo raggiungere 1 milione di firme, ad oggi già oltre 600.000 europei hanno dato il proprio consenso. Puoi firmare anche tu!

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