Violenza e Salute Mentale un legame bidirezionale che rende le donne le più vulnerabili
Violenza, abusi e salute mentale. Lo studio degli psichiatri del Royal College of Psychiatrists del Regno Unito, le donne più vulnerabili

Violenza, abusi e salute mentale. Lo studio degli psichiatri del Royal College of Psychiatrists del Regno Unito, le donne più vulnerabili
La violenza sulle donne rappresenta una delle violazioni dei diritti umani più diffuse e devastanti, con impatti profondi non solo sulla vittima, ma anche sull’intera società. In questo contesto, la salute mentale emerge come una dimensione cruciale, sia come conseguenza della violenza subita, sia come elemento che può incidere sulla perpetrazione della violenza stessa.
Secondo uno studio condotto dagli psichiatri del Royal College of Psychiatrists del Regno Unito su un campione di 515 persone, il 59% degli intervistati, ha menzionato gli abusi e le violenze come principale causa di disturbi mentali; per il 49% di loro i problemi di relazione e i comportamenti coercitivi del partner influiscono in maniera impattante sulla salute psichica mentre per il 48% ha segnalato le pressioni familiari e domestiche.
Il report A Mentally Healthier Nation, a cura del think tank Center for Mental Health rivela che le donne e le ragazze sono di per sé più propense a sviluppare disturbi mentali quali ansia, depressione o disturbi del comportamento alimentare, a causa di un loro naturale sviluppo psico-sociale che comprende il menarca, le eventuali gravidanze o la menopausa che risultano particolarmente impattanti da un punto di vista di regolazione emotiva.
Se a questa naturale predisposizione aggiungiamo, ad esempio, l’abuso domestico, non necessariamente coincidente con la violenza fisica ma che riguarda anche un eccessivo controllo da parte del partner, allora le vittime hanno una probabilità sei volte maggiore di dover ricorrere alla terapia psicologica e di sviluppare disturbi mentali. Inoltre le donne che subiscono violenza da parte del partner hanno tre volte in più la probabilità di tentare il suicidio.
Per le vittime di violenza quindi la gamma di disturbi che può presentarsi è particolarmente vasta:
A tutte queste condizioni vanno aggiunte la stigmatizzazione sociale, il cosìdetto victim bliming e il senso di colpa che possono ulteriormente peggiorare il quadro clinico.
Ma la correlazione tra violenza subita e conseguenze sulla salute mentale non si esaurisce guardando le vittime dirette dell’abuso. Essa crea un circolo vizioso che alimenta nuove violenze poiché, ad esempio, le vittime riconoscono quel modello relazionale come un modello funzionante e quindi sono portate a riproporlo su altri oppure i bambini cresciuti in contesti violenti sviluppano spesso traumi che influenzano la loro salute mentale e si ripercuoteranno nella loro vita da adulti.
Fino ad ora abbiamo descritto le disregolazioni emotive o i disturbi dell’umore come conseguenze di atti di violenza subiti, tuttavia questo legame risulta essere anche bidirezionale. Le donne, o più in generale le persone, che mostrano problematiche psicologiche risultano maggiormente vulnerabili e quindi vittime ideali per i violenti e gli abusanti. Allo stesso tempo la strumentalizzazione di eventuali disturbi mentali delle vittime diventa un mezzo di manipolazione e controllo. Utilizzando termini come pazza o instabile, i soggetti che perpetrano la violenza delegittimano la loro vittima, le fanno perdere di credibilità, sminuiscono la gravità degli abusi o addirittura la giustificano.
La violenza sulle donne e la salute mentale quindi sono intrecciate a doppio filo e per questo rappresentato una sfida complessa che andrebbe affrontata con un approccio multidimensionale attraverso un intervento immediato e coordinato da parte di tutti i settori della società.
Riconoscere questa connessione non significa solo affrontare le conseguenze della violenza, ma anche lavorare per interrompere i cicli di abuso e costruire una società più equa e sicura per tutti. Investire nella salute mentale è, dunque, un passo imprescindibile per prevenire la violenza e promuovere il benessere collettivo.
C’è un libro che esplora da ogni prospettiva questa correlazione tra violenza e salute mentale, si tratta di Follia, romanzo di Patrick McGrath. Ambientato in Inghilterra, nella seconda metà degli anni ’50. Dall’interno di un manicomio criminale, lo psichiatra Peter Cleave racconta della relazione tossica tra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra, e Edgar Stark, artista detenuto per uxoricidio, e lo fa con una dovizia di particolari quasi perversa. Alla fine del libro il lettore si domanderà se la follia sia solo nella storia dei due protagonisti fatta di violenza e ossessioni o anche nell’occhio clinico che ce lo racconta.