Oggi parliamo di una professione poco conosciuta e molto interessante. E lo facciamo con Rosa Morelli, una acting coach che svolge con passione e competenza la sua professione. Ma di che si tratta?

Una definizione di cosa sia un coach (for dummies)?  Parafrasando uno dei miei insegnanti, Robert Dilts, il coaching è quel processo che aiuta le persone a superare i limiti personali, identificare i punti di forza, definire e raggiungere obiettivi specifici, fornire prestazioni al massimo delle proprie capacità. Il coaching enfatizza il Cambiamento Generativo. Nello specifico, l’acting coach osserva il comportamento di un attore e gli fornisce suggerimenti e indicazioni su come migliorare.

In cosa differisce il tuo lavoro nello specifico teatrale?
Mi sono formata a NY, inizialmente al Lee Strasberg Theatre &Film Institute, e il teatro è stata la mia prima casa artistica. Il palcoscenico è per me evocativo di studio metodico e, allo stesso tempo, assoluta libertà creativa. Le sessioni di coaching tengono conto dei tempi ristrettissimi dedicati alla preparazione e le spesso limitate risorse economiche di un attore. Si inizia sempre dal testo: analisi e comprensione del sottotesto. La seconda fase implica un lavoro sul corpo, in quanto strumento depositario di: memoria sensoriale, emotiva, neuromuscolare. Sono risorse utili a stabilire una connessione personale, organica, profonda con il personaggio. Ci sono esercizi diversi che utilizzo per aiutare l’attore. L’inizio nel Method Acting non mi ha impedito di studiare pedagoghi come Michael Cechov, Meisner, Uta Hagen, Adler e tanti altri, apprendendo sempre qualcosa da offrire per migliorare un’interpretazione. Ho poi avuto il privilegio di incontrare Maestri nelle varie arti dello spettacolo, soprattutto durante i miei anni di internship all’Actors’ Studio di NY, che NON è una scuola.

Una grande soddisfazione!
Si, ogni volta che vedo la trasformazione dell’attore in personaggio. Mi emoziona osservare il cambio di fisicità, della voce, la postura, lo sguardo. É come stare su una soglia e veder entrare l’altro sé. Le battute fluiscono, come se le ascoltassi per la prima volta e si è catapultati nelle circostanze immaginarie. C’è una profonda gratificazione nell’abbandonarsi dopo lo studio approfondito, fidarsi del processo creativo, tutto si riorganizza, è come magia.

Un nome: Elizabeth Kemp. Rendiamole omaggio:
Olé. Lunga pausa. Respiro. Sarò (quasi) prolissa. Elizabeth Kemp è stata la mia insegnante, già mentre frequentavo la Strasberg a NY. Cercavo qualcosa di più, che non sapevo. Ho incontrato alcuni insegnanti, tutti di rinomata fama mondiale ma, quando sono arrivata in classe da lei, ho immediatamente compreso che ero arrivata a destinazione. Quel loft alla 39th street di Hell’s Kitchen è stato un grembo. Elizabeth era un genio, letteralmente, aveva un IQ altissimo. Nella prima metà degli anni ’90 già sperimentava l’integrazione del lavoro sensoriale e gli studi al C.G.Jung Institute.
Negli anni ha messo a punto un suo metodo per sviluppare i personaggi partendo dal sogno. Il CHARACTER_DREAMWORKSHOP è diventato un workshop intensivo per attori, registi, scrittori chiunque dovesse sviluppare personaggi, storie, performances. Inizialmente durava anche 3 settimane, si facevano le 5 del mattino alcuni giorni
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Negli anni ha continuato a perfezionare le tecniche per arrivare agli stessi straordinari risultati in 5 giorni. Non ha mai smesso di elevare la profondità del lavoro – era infaticabile e fearless. Tra le centinaia di allievi in tutto il mondo c’è un lessico condiviso. Chiunque abbia partecipato sa esattamente cosa significa fare il drop-in con la Greenligh, o la Shadow Dance, o il Ritual o “Give it to something Higher, bigger..offer it to the world..”. Senza velleità da guru, credeva nella unicità di ogni essere e nel diritto di esprimersi, di avere il proprio posto nel mondo ma anche il dovere di lavorare sodo per realizzare i propri sogni. Hanno lavorato con lei attori noti, era reticente a nominarli per farsi pubblicità. Bradley Cooper, suo allievo all’università, ha continuato a preparare i ruoli con Elizabeth fino al suo debutto registico. L’ha voluta nella preparazione e sul set di A Star is Born. É stato il suo ultimo progetto cinematografico, è dedicato a lei, ci sono scene sviluppate durante il dream_workshop fatto con gli interpreti. Dall’aspetto angelico, poteva essere più scurrile di uno scaricatore portuale quando non vedeva l’impegno assoluto nel lavoro. E’ la mia mentore, la mia famiglia e mi manca.

Chi si rivolge a te in questo momento?
*In questo peculiare 2020 ho lavorato in progetti a volte diametralmente diversi. Ho un curriculum che mi fa spaziare tra ruoli diversi – coaching per attori, supervisore drammaturgia, collaborazione artistica e alla regia, crescita personale. E nelle pause, più o meno lunghe, son sempre impegnata a fare qualche quadro, video, scrivere. La chiusura di teatri e cinema ha sdoganato le piattaforme online, creando l’illusione di poter virtualmente sostituire la vita. In verità io lavoro da anni via Skype ma l’ondata di offerte gratis in tanti campi, ha temporaneamente alterato il mercato dei professionisti. È il momento dei venditori ma, siamo nel mezzo di un cambiamento epocale. Si sta nella vita, nel presente, nell’osservazione del mondo. Personalmente continuo a cercare soluzioni creative ed etiche per lavorare. Nel frattempo ci si potrebbe occupare della ristrutturazione della categoria Lavoratori dello Spettacolo. Servono azioni forti e innovative, serve il ricambio ma ci sono sempre i soliti scollati dal mondo del lavoro a decidere, e quei narcisisti patologici che ci mettono la faccia solo per tornaconto personale.

Un consiglio per giovani attori?
Studiate e create il nuovo sistema, l’alternativa a questo obsoleto che ha dimostrato di essere inefficiente nel riconoscere e sostenere l’arte, i talenti, gli artisti in ricerca, le alternative, i luoghi sacri del rituale collettivo. Studiate e CREATE il nuovo mondo dove la tecnologia ed Epidauro, il futuro e la classicità, siano onorati ed esercitati entrambi in una perfetta synèrgeia.

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