Dopo il viaggio a Cuba vi vorrei riportare al cantautorato americano al quale, come sapete, sono abbastanza legato. 

Come avevo accennato su qualche mio articolo, la pandemia mondiale non ha fatto un gran bene agli artisti, intendiamoci, certamente non ha fatto bene a nessuno. Ma la speranza che la sofferenza di questo periodo potesse regalarci molte nuove opere di grande ispirazione, e magari qualche capolavoro, è svanita

Abbiamo tutti sentito dire che la sofferenza nell’ambito artistico crea ispirazione e, in effetti, ci sono stati molti capolavori nella storia dell’arte. Artisti di tutti i generi ci hanno lasciato grandi opere, frutto dei loro periodi bui della loro esistenza.

Com’è possibile non emozionarsi di fronte al dolore della madre della Pietà di Michelangelo? o a Guernica di Picasso? Oppure se non l’avete ancora fatto, guardatevi la performance The artist is present di Marina Abramovich dove attraverso lo sguardo ci fa incontrare noi stessi, anche se non vogliamo.  

Infinite le opere musicali sull’oscurità dei sentimenti umani dal rinascimentale John Dowland con il suo Lacrimae, fino ai più grandi compositori come Bach, Beethoven e Shumann che soffriva di depressioni: ascoltate il suo Adagio Espressivo della Sinfonia numero due.

Ho apprezzato il silenzio e l’attesa di molti artisti che hanno preferito attendere piuttosto di uscire per forza con qualcosa di non sentito.

Non è il caso di questo bellissimo album che vi propongo oggi. Si tratta del cantautore Josh Ritter che nel 2020 è uscito con un nuovo lavoro See here, I have built you a Mansion. 

Un album, questo di Josh Ritter, scritto durante la pandemia che non si lascia trascinare troppo nell’introspezione, ma allo stesso tempo ci regala momenti di grande espressione e intimità. 

Così ci racconta il suo album Josh Ritter:

Mi mancava davvero tanto fare musica con la mia band. Su disco o dal vivo, è sempre un’avventuraHo scritto ‘Time Is Wasting’ per un film. La canzone non è stata usata, ma ho finito per ripensarci mentre il lockdown causa Covid si allungava. Il resto delle canzoni si è ben presto allineato dietro di essa. C’è un sacco di tempo, di distanza e di addii su queste registrazioni. ‘Miles Away’ è tutta una questione di distanza fisica ed emotiva, mentre ‘Brothers In Arms’, una delle mie canzoni preferite di Mark Knopfler (Dire Straits), è una canzone piena di pathos, una narrazione shakespeariana sulla guerra e la memoria. ‘Haunt’ e ‘Waiting on You’ sono state entrambe registrate con la Royal City Band durante le sessioni di Gathering. Inizialmente ho scritto ‘Be of Good Heart’ per l’album finale di Joan Baez, ma mi è piaciuto così tanto che ho voluto fare una registrazione anche con la mia band. Infine, ‘Lawrence Kansas‘, registrato dal vivo a Lawrence nello stato del Kansas, è una delle mie prime composizioni. Mi sento fortunato a lavorare con musicisti e poter suonare per un pubblico che può continuare a dare nuova vita anche alle mie canzoni più vecchie”.

Un album da ascoltare in treno, in auto da soli o in un qualsiasi mezzo che vi porti a viaggiare con il corpo e con la mente.  

Ascoltate Time is Wasting che si interroga sull’importanza del tempo perso: Come on honey, time is wasting, hither hasten / Run the front porch jump the railing / Come on pretty honey baby time is wasting. 

Be a good heart è uno dei brani che ho più apprezzato, una ballata che parla di cicatrici che non possono essere lette, del passato che ci bussa alla porta, di abbandono e di cuore: And if you really gotta go / Be a good heart evermore.  

Bellissima l’idea di terminare con un brano live registrato prima della pandemia, che ricorda l’entusiasmo e la bellezza della musica dal vivo, insostituibile mezzo per poterci abbracciare, ancora una volta.  

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