Per un vestire gentile, di Simona Segre-Reinach, ci parla della consapevolezza oltre l’influenza. Un testo nel quale la moda viene presentata come sismografo dell’epoca e meccanismo stesso di rivoluzione e che ci fa riflettere sui valori che la moda sta cercando di inglobare per ridisegnare il futuro secondo un’ottica post-umana.

Che cosa è la moda?

Qualcosa di frivolo, superficiale? Qualcosa che nutre le velleità edoniche degli individui (in genere di sesso femminile)? Quando immagino il concetto di moda cosa mi appare dinanzi agli occhi?

In genere, se non sono una persona particolarmente qualificata sull’argomento, ciò che colgo nel mio immaginario è la Chiara Ferragni della situazione o altre/i possibili influencer che mi spingono a comprare qualcosa.

Così la moda si ridurrebbe alla manipolazione del desiderio e all’espressione di un gusto che non è personale quanto piuttosto gestito direttamente da una mano invisibile (social/pubblicità/comunicazione).

Ma siamo convinti che moda rappresenti solo un fenomeno vacuo e privo di ricadute sulla storia dell’epoca? Proprio a questa riflessione ci spinge il libro Per un vestire gentile di Simona Segre-Reinach nel quale viene affrontato il concetto di moda quale rappresentazione dello spirito di un epoca. La moda nel suo essere cangiante, nel suo aderire alle dinamiche rivoluzionarie di un mondo in costante mutamento, rappresenta una forma di espressione diretta della dimensione epocale.

Proprio il suo carattere mutevole, la sua dimensione di avanzamento e retrocessione – in una dinamica temporale ciclica e non lineare – ne rappresentano l’aspetto più potentemente filosofico. La moda diviene così un ponte tra la vita quotidiana e l’arte, pone in costellazione il pane quotidiano con la dimensione interpretativa e creativa dell’essenza di un’epoca.

Cosa è, dunque, la moda oggi? È appunto Chiara Ferragni che ci mostra ogni giorno un abito nuovo per accattivare le nostre attenzioni, per farcire le nostre emozioni di desideri che altrimenti non proveremmo?

No. Questa visione della moda, questo aspetto puramente commerciale, utilitaristico, scenico di un prodotto è ormai obsoleto. Non importa quanti miliardi la Ferragni e Fedez riescano a guadagnare grazie alle loro comparizioni sui social pagati anche da marchi della moda. Ormai questa dimensione di concepire l’essenza della moda è completamente obsoleta.

Ferragni e Fedez sono destinati a scomparire ben presto se il postumanismo – da pensiero teoretico – riesce a volgersi in una vera e propria pratica dell’esistenza. I Ferragnez rappresentano infatti un vecchio costrutto di un’epoca aggrappata al consumo e alla mercificazione che sta gradualmente scomparendo alla volta dell’inaugurazione di una nuova sensibilità che si declina anche attraverso il fenomeno della moda.

Proprio come ci mostra il testo di Simona Segre-Reinach la moda si sta facendo carico di una rilettura radicale delle sue istanze ponendosi in dialogo e in relazione con la Terra. Moda e lusso non sono più sinonimo di predazione del pianeta (pensiamo alla pelliccia come status symbol fondamentale negli anni Ottanta o alle piume di uccello nei primi del Novecento) quanto diventano espressione di ricerca, di rispetto, di attenzione e comunione con ciò che ci circonda.

Il vestire gentile di cui parla Simona Segre-Reinach è una reinterpretazione della visione di moda stessa. Il prodotto non è più solo cosa ma diviene espressione di ricerca, di pensiero e di un atteggiamento rinnovato nei confronti del mondo.

Proprio per questo la moda si innalza ad interprete dello spirito dell’epoca in quanto si fa carico di quelle che sono le urgenze della fase storica che stiamo vivendo. La moda diventa un domandare circa le condizioni del Pianeta e circa la condizione dell’uomo stesso su questa terra.

Quella moda che si rende attualizzata si preoccupa di utilizzare prodotti non di origine animale, di produrre capi con il riciclo di materiale organico vegetale, di ricercare nuovi tessuti che impattino in maniera relativa sull’ambiente. Ciò significa che la moda si è fatta postumana. Essa ha quindi colto quella nozione che sposta il vettore dalla dimensione puramente umana, di un uomo che non si pone mai in discussione, e lo ha rivolto verso un ripensamento di ogni condizione di vita.

La pandemia, la crisi climatica, l’estinzione massiva di molte specie non sono altro che il prodotto dell’antropocentrismo quale atto edonico dell’uomo, di un individualismo pressante, simbolo del narcisismo atrofico dell’umano capace di cogliere solo se stesso. Ma questo è un mondo che il postumanismo sta mettendo in crisi e sta gradualmente decostruendo.

Per questo la parola gentile, presente nel titolo del libro, è fondamentale: la gentilezza è sintomo di mancanza di dominio, di apertura, di rispetto e di continuità. La gentilezza inaugura gentilezza e si traduce nella generosità. Essere generosi e gentili significa essere aperti verso l’altro, superare sé stessi per ricongiungersi con il tutto.

La gentilezza è quel dispositivo che trasforma le teoresi del postumanismo in un atto pratico. È così, con gentilezza, che è possibile spazzare via il rigurgito di un mondo che offre delle risposte che non hanno più nulla a che vedere con l’epoca che stiamo vivendo. È per questo che i Ferragnez della situazione non sono attuali, vengono attualizzati, ma non hanno più nulla a che vedere con il vero spirito dell’epoca che sta emergendo con una potenza inaudita.

La moda intesa come vestire gentile è l’espressione diretta che l’umano è pronto per convergere la sua strada da un universo individualista ed antropocentrico a una realtà plurima e creativa in cui le scelte diventeranno proprie e consapevoli e non nelle mani di narcisistici influencer.

Proprio la moda – che in parte è antesignana dei cambiamenti del tempo – rappresenta lo slancio verso nuove forme di sperimentazione e paradigmi di pensiero che si sposano direttamente con il rispetto, la generosità e l’amicizia; per come ci vengono descritte nel libro Per un vestire gentile, le nuove frontiere della moda vogliono rompere quel verticalismo dominante per sostituire una nuova forma di interpretazione della realtà in cui ogni entità sta sullo stesso piano e il nostro piacere nel vestirci diviene espressione di una continuità effettiva con il Pianeta.

Questi e molti altri sono i temi che vengono affrontati nell’interessante e innovativo testo di Simona Segre-Reinach che riesce a porre in costellazione le questioni fondamentali del nostro tempo con la moda, ridisegnandone fini e significati.

Di questi argomenti si discuterà mercoledì 14 Dicembre presso l’Università Iuav di Venezia, Auditorium del Cotonificio di Santa Marta a Venezia alle ore 10.00 Per un vestire gentile: presentazione a Venezia il 14 dicembre 2022 | VegFashion (veg-fashion.com).  

Il potere tellurico del pensiero postumanista sta venendo in superficie per essere nuova espressione dello spirito dell’epoca: Ferragnez tremate!

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