L’alchimista in cattedra. Trasmettere qualcosa a qualcuno, il passaggio
L'importanza di trasmettere qualcosa a qualcuno. Il libro di Coelho e "I diseredati" di François-Xavier Bellamy. Il momento del passaggio
L'importanza di trasmettere qualcosa a qualcuno. Il libro di Coelho e "I diseredati" di François-Xavier Bellamy. Il momento del passaggio
Che importanza ha la trasmissione di un’eredità di tipo spirituale a chi viene dopo di noi? Serve forse a qualche cosa questo passaggio? La cultura ci rende davvero liberi?
Non a caso, la vita di ogni individuo si riempie di senso quando è animata dalla ricerca di un obiettivo e non tanto dal suo raggiungimento. Anzi, ci sono momenti nell’esistenza di ciascun* di noi che sembrano fatti apposta per essere di passaggio, come se qualcun* avesse voluto metterci alla prova in vista di un fine più alto o più bello di qualsiasi altro obiettivo che ci siamo mai post*.
Il periodo di passaggio si riconosce facilmente perché poch* di noi lo vogliono davvero vivere e tanto più iniziare, e poi attraversare nella sua interezza: se la sua stessa denominazione è segno della transitorietà di ciò che ci accingiamo a vivere, chi di noi vorrebbe affrontare la precarietà di quel viaggio di transizione, visto che siamo tutt* terribilmente assetat* di qualcosa che sia fermo e duraturo?
La scuola è senza dubbio un periodo di passaggio. Anzi, essa forse è il periodo di passaggio più tormentato. Perché studenti e studentesse lo attraversano nella fase dell’infanzia e dell’adolescenza quando la capacità sensoriale è al massimo della sua ricettività, allorché il desiderio di conoscenza e la voglia di fare esperienza della vita sono i motori che scaldano il cuore di ciascun individuo.
Tuttavia, è proprio l’adolescenza l’età della vita in cui si cercano le maggiori certezze, e non le si trovano. Per questo tale età è tra le più inquiete e tra le più sofferte.
Tuttavia, non è la meta che conta, tantomeno lo è il raggiungimento del proprio sogno.
Un ragazzo, una ragazza, non può però saperlo mentre una persona adulta, se fosse davvero sincera con sé stessa, saprebbe che alla fine non conta il traguardo.
La vita, così come la scuola, è un percorso non semplice, pieno di ostacoli da superare. Spesso amaro, se non crudele per quello che ci offre, e oltremodo avaro di gioie consolatrici.
Eppure, proprio in questi momenti di passaggio, succede che la vita ti faccia incontrare qualcun*.
Incontri infatti un predone che ti vuole imbrogliare.
Incontri un ladro che ti vuole irretire.
Incontri un indifferente che resta sordo alle tue suppliche.
Incontri un invidioso che ti vuole emarginare perché sa in cuor suo che lui non potrà mai avere i tuoi talenti.
Incontri un amico che rimarrà con te per tanti anni.
Incontri un amore che rimarrà nel tuo animo per sempre.
Infine, incontri un maestro e forse non saprai riconoscerlo come tale.
Nel corso della scuola si incontrano gli stessi tipi umani ma quello che ti resterà per sempre dentro è il maestro.
Perché, se costui o costei è innamorat* del proprio ruolo, guiderà l’allievo verso il traguardo. Magari lo farà inconsciamente, ma lo farà lo stesso. E lo farà anche quando i due non si vedranno più nel corso dei giorni, a partire dal punto in cui le loro esistenze si separeranno e non si vedranno mai più.
A ciò si aggiunge che chi è diventato docente nel cammino della vita adulta, qualunque sia la sua disciplina d’insegnamento, prima o poi si troverà a confrontarsi con le reali intenzioni del suo viaggio e finalmente guarderà in faccia il sogno che l’ha spinto fino a lì.
Qualche altro essere umano potrà anche deriderl* per questa sua vocazione anacronistica e infruttuosa ma tale docente rivelerà a sé stess* che il suo sogno si è alla fine realizzato proprio quando lui o lei ha provato ad affidare a qualcun altr*, che veniva dopo di lui o lei, le indicazioni per trovare la via del tesoro.
Come l’alchimista, dell’eponimo romanzo di Paulo Coelho, la cui vera missione non è quella di trasformare i metalli meno pregiati in oro ma quella di convertire ciò che lui ha già sperimentato, durante tutto il suo pellegrinaggio, in preziosi esempi a beneficio di chi un giorno lo verrà a cercare o, per puro caso, lo incrocerà in un periodo di passaggio.
Quell’alchimista, un domani, volgendo lo sguardo indietro, finalmente scoprirà di aver trovato il proprio tesoro: ovvero che non esiste in realtà nessun tesoro. Nondimeno avrà realizzato di stringere tra le mani ciò che di più prezioso avrà mai posseduto; cioè la capacità di condividere la sua irriducibile esperienza con gli altri, come un messaggio che si possa finalmente leggere e comprendere nella sua più intima segretezza.
“La vita è davvero generosa con chi vive la propria Leggenda Personale – pensò il ragazzo. Il ragazzo si chiamava Santiago. Si soffermò a guardare lungamente il cielo. Poi tirò fuori dalla bisaccia una bottiglia di vino e bevve. Si ricordò di quella notte nel deserto, quando aveva guardato le stelle e bevuto un po’ di vino insieme all’Alchimista. Pensò a tutta la strada che aveva fatto, e alla strana maniera in cui Dio gli aveva mostrato il tesoro”.
P. Coelho, L’Alchimista.
Infatti, Dio mostra a ciascun essere umano il proprio tesoro e sta a quest’ultim* riconoscerne le tracce, scovarne gli indizi, interpretarne le indicazioni. E soprattutto riconoscere l’alchimista che l* possa aiutare in tutto questo.
Lo dice anche un bel libro di uno scrittore francese di nome François-Xavier Bellamy che ha riscosso in patria un inaspettato successo di vendite. S’intitola I diseredati. Ovvero l’urgenza di trasmettere ed è un testo che si occupa della necessità di riconciliarsi con il significato stesso dell’educazione.
“La società esige sempre dagli adulti che siano educatori. Obbligati a educare senza trasmettere, e succubi di questo imperativo di cui non si vuole vedere la contraddittorietà, gli adulti sono condannati ad affliggersi davanti allo spettacolo dell’insuccesso dei propri figli, davanti alla constatazione di una rottura da loro stessi provocata. Oggi la gioventù è povera di tutto quanto non le è stato trasmesso. Disorientata, squilibrata, torna spesso all’ultimo modo di espressione che rimane a disposizione di colui che non ha più parole per parlare: la violenza”.
F. Bellamy, I diseredati. Ovvero l’urgenza di trasmettere.
Un altro alchimista, Bellamy, indubbiamente: anch’egli affannato testardamente a cercare la miscela giusta per la trasmutazione della violenza in cultura e per la rivelazione dell’umanità più nascosta che è riposta in ciascun* di noi.