Parliamo di economia femminista
Giovanna Badalassi e Federica Gentile, fondatrici del blog Ladynomics ci parlano del loro libro sull'economia femminista.
Giovanna Badalassi e Federica Gentile, fondatrici del blog Ladynomics ci parlano del loro libro sull'economia femminista.
Giovanna Badalassi, esperta di analisi statistica delle politiche di pari opportunità, genere e welfare, e Federica Gentile, professoressa di italiano e gender studies negli Stati Uniti, hanno creato dieci anni fa il blog Ladynomics, per parlare di donne ed economia e a settembre è uscito il loro primo libro Signora economia – guida femminista al capitale delle donne.
Com’è nato il blog Ladynomics e qual è l’obiettivo?
Ladynomics è un sito di di economia e politica di genere nato dieci anni fa e fondato da noi due, Giovanna Badalassi e Federica Gentile con l’obiettivo di far conoscere in modo divulgativo l’approccio femminista all’economia e alla politica che entrambe studiamo come ricercatrici. Ci interessa parlare di economia dalla prospettiva delle donne, con uno sguardo all’Italia e uno al mondo.
Nel libro Signora Economia – guida femminista capitale delle donne, che avete pubblicato a settembre, uno degli argomenti che emergono è come vengono spesi e investiti i soldi pubblici. Che c’entra questo con il femminismo?
Il nostro sistema macroeconomico è articolato in tre grandi domini: il primo è quello delle famiglie, che noi chiamiamo “matrimonio” (in senso lato, ovviamente) ove le donne sono protagoniste e nel quale l’uso dei soldi ha come obiettivo il benessere delle persone, il secondo è quello del mondo produttivo, il “patrimonio” nel quale i protagonisti sono invece gli uomini e il profitto sono il fine ultimo mentre e le persone (le “risorse umane”) rappresentano il mezzo per raggiungere questo obiettivo. Lo stato e quindi la spesa pubblica, in una lettura femminista, è il terzo dominio con un ruolo fondamentale di agente riequilibratore delle diseguaglianze e delle differenze di genere, nell’affermazione dei diritti, nel bilanciamento delle opportunità e della risposta ai diversi bisogni.
Il libro analizza passato, presente e futuro dal punto di vista economico. Nel futuro il tema di un’economia sostenibile è centrale, perchè?
Un’economia sostenibile è la grande sfida del nostro tempo, perché mai come ora l’umanità si è trovata ad affrontare contemporaneamente problemi così gravi come il cambiamento climatico, le diseguaglianze e le guerre con il rischio di escalation nucleare. Sostenibilità, nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, vuol dire essere sostenibili rispetto a 5 P: Persone, Prosperità, Pianeta, Pace e Partnership. Nel nostro libro ne proponiamo una rilettura dalla prospettiva femminista, perché in ciascuno di questi ambiti le donne sono maggiormente colpite come vittime ma, al contempo, rappresentano anche una soluzione del problema come protagoniste del cambiamento. I valori del femminismo sono infatti intrinsecamente sostenibili.
Quali sono gli ingredienti essenziali dell’economia femminista? E perché ne abbiamo bisogno, tutte e tutti?
L’economia femminista deve innanzitutto partire da una consapevolezza individuale e collettiva delle differenze di genere, e del costo della disparità per le donne, le loro famiglie, la società e l’economia. Il secondo ingrediente è quello della volontà di cambiamento, del desiderio di andare oltre lo schema. Il terzo ingrediente è quello della partecipazione, sociale e/o politica, che rappresenta la spinta dal basso indispensabile per il quarto e ultimo ingrediente, una leadership femminista che sappia agire concretamente il cambiamento. In generale, un’economia al servizio delle persone e non al loro comando non può che giovare a chiunque.
Intervista realizzata da Beatrice Gnassi, vicepresidente di Uniche ma plurali.