(English translation below)
Edvard Munch, celebre pittore norvegese, è amato in tutto il mondo. La sua città natale, Oslo, nota come Kristiania quando l’artista ci crebbe, gli dedica particolare attenzione nel donargli un museo a tredici piani: il Munch.

Tutti i piani del museo, se non espongono opere di Munch si legano comunque a temi esplorati dall’artista. Fino all’11 dicembre 2022, al terzo piano della struttura contemporanea con vista sulla città, si trova la mostra Munch Triennale: The Machine is Us.

Prendendo come punto di partenza le opere di Munch, e disponendo nuove creazioni intorno alle sue, una squadra di artisti propone installazioni varie, molte su commissione. Il tema esplorato è quello degli impatti sociali delle nuove tecnologie, con messe in scena di diverse ipotesi di futuro, ipotetiche ma realistiche, per una società in corso di trasformazione digitale.

La mostra, di grande spirito innovativo, non si concentra solamente sulle solite narrative inter-relazionali quando si pensa al rapporto tra l’essere vivente e la tecnologia, ma si lega anche alle origini artistiche di Munch.

Edvard Munch, durante la sua giovinezza, vive uno stile di vita bohémien, fortemente influenzato dalla filosofia del nichilista Hans Jaeger, il quale lo spinge a dipingere sempre con le proprie emozioni, rivelando attraverso la pittura il proprio stato d’animo psicologico.

Riflettere sull’importanza di una presenza emotiva nell’interazione col digitale, è un passo avanti nel coesistere e collaborare in un mondo cambiante, invece di staccarsene radicalmente.

Dai tulipani coltivati con il calore emanato da un computer, alle sculture di blockchain fatte di legno così da potere alimentare le macchine del futuro, le istallazioni di questa mostra sono rivelatrici e costantemente sorprendenti.

Come ci racconta la mostra, ormai la tecnologia fa parte del quotidiano umano, dalle attività più personali come dare il buongiorno via messaggio alla propria famiglia, alle complicate piattaforme che usiamo per lavoro: dov’è la differenza? Siamo diventati noi la macchina tecnologica? L’idea di una metamorfosi tra realtà umana e digitale non è che una verità per la maggior parte dei cittadini di un mondo globalizzato: dove si traccia il confine tra essere e macchina? Esiste ancora?

Le opere esibite sono state concettualizzate e create da 25 artisti, ognuno offrendo un punto di vista diverso sull’impatto che la tecnologia ha su di noi, in quanto individui e comunità.

Sono esplorati vari problemi associati alla presenza costante dei social media nella nostra realtà, l’etica del surreale e il poco controllo che abbiamo sulla nostra vita privata.

In uno spazio buio, reso visibile da video giochi, video, installazioni dipendenti da elettricità e sistemi tecnologici, il pubblico è lasciato solo, a riflettere su dove davvero, sta l’essere umano.

ENGLISH VERSION

Munch Triennale: the machine is us

Edvard Munch, a well-known Norwegian painter, is loved all over the world. His hometown, Oslo, known as Kristiania when the artist grew up there, gives him particular attention in giving him a thirteen-story museum: the Munch.

All the floors of the museum, if not exposing works directly by Munch, are related to themes explored the latter. Until the 11th of December 2022, the exhibition Munch Triennale: The Machine is Us is on the third floor of the contemporary building with views of the city.

Taking Munch’s works as a starting point, and placing new creations around his works, a team of artists propose various installations, many commissioned. The theme explored is that of the social impacts of new technologies, with the staging of various futures, hypothetical yet realistic for a society undergoing digital transformation. The exhibition, with great innovative spirit, is not only focused on the usual inter-relational narratives when thinking about the relationship between the existing being and technology, yet is also linked to Munch’s artistic origins. Edvard Munch, during his youth, lived a bohemian lifestyle, strongly influenced by the philosophy of the nihilist Hans Jaeger, who always pushed him to paint with his emotions, revealing through painting his psychological state. Reflecting on the importance of an emotional presence in digital interaction is a step forward in coexisting

and collaborating in a changing world, instead of radically breaking away from it.

From tulips grown with heat emanating from computers, to blockchain sculptures made of wood to power the machines of the future, the installations of this exhibition are revealing and constantly surprising. As the exhibition tells us, technology is now part of everyday human life, from the most personal activities such that giving good morning via message to your family, to the complicated platforms we use for work: where is the difference? Have we become the technological machinery? The idea of a metamorphosis between human and digital reality is but a truth for most citizens of a globalized world: where does one draw the line between being and machinery? Does it still exist?

The works exhibited have been conceptualized and created by 25 artists, each offering a different perspective on the impact that technology has on us as individuals and communities. Various problems associated with the constant presence of social media in our reality, the ethics of surrealism, and the little control we have over our private lives are explored. In a dark space, made visible by video games, videos, and installations dependent on electricity and technological systems, the public is left alone to reflect on where the human being really is.

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