A Porta a Porta solo uomini e Vespa:”L’aborto è una “tragedia”
A Porta a Porta 7 uomini parlano di aborto e Geppi Cucciari risponde. Non c'è parità di genere e l'aborto è un diritto, non una tragedia.
A Porta a Porta 7 uomini parlano di aborto e Geppi Cucciari risponde. Non c'è parità di genere e l'aborto è un diritto, non una tragedia.
Nella puntata del 18 aprile a Porta a Porta si è parlato di aborto e associazioni pro-vita. A discutere tuttavia c’erano 7 uomini e nessuna donna. La risposta satirica di Geppi Cucciari non si è fatta attendere. Nel format parodistico Geppi a Geppi, 7 donne hanno discusso di impotenza Maschile e SUV all’interno del programma Splendida Cornice. A Porta a Porta viene meno la parità di genere, principio presente nel Contratto di Servizio Rai. E nel mezzo di queste polemiche legittime sulla parità di genere nel servizio pubblico, passa sommessamente in secondo piano il delicato tema dell’aborto.
Il Senato ha votato la fiducia al decreto Pnrr in cui era presente un emendamento sull’aborto, ad oggi regolamentato dalla Legge n.194 del 1978. Il provvedimento consente ad associazioni pro-vita o anche dette anti-abortiste di entrare all’interno dei consultori.
All’interno della puntata di Porta a Porta del 18 aprile Bruno Vespa ha condotto una discussione proprio sul tema dell’aborto e delle associazioni pro-vita. A parlare di un tema per natura femminile, c’erano esclusivamente uomini, 7 compreso il conduttore. La tempesta mediatica non si è fatta attendere. L’assenza di parità di genere all’interno di programmi di servizio pubblico va contro l’articolo 9 del Contratto di Servizio Rai e la stessa presidente della Rai Marinella Soldi ha ricordato a Vespa il ruolo fondamentale del servizio pubblico su un tema sensibile. Il programma Porta a Porta ha prontamente spiegato che l’assenza di donne nella trasmissione era dovuta ad una loro indisponibilità ma che erano state invitate.
La replica che ha fatto più rumore è stata quella di Geppi Cucciari, che nel programma Splendida Cornice ricrea l’episodio di Porta a Porta ribaltandolo al femminile. Nel format parodistico Geppy a Geppy ci sono 7 donne che discutono tra loro dell’impotenza maschile e di SUV. Un geniale espediente comico quello messo in atto da Geppi Cucciari per sottolineare l’assurdità dell’accaduto e la totale mancanza di rispetto verso un tema che riguarda direttamente le donne e non può quindi tenerle fuori dalla discussione.
L’avere reso un tema di interesse oggettivamente femminile conversazione tra 7 uomini senza parità di genere o contributi femminili è uno scenario a cui oggi non si può più assistere. La parità di genere all’interno di servizi pubblici va sempre garantita e che questo non sia avvenuto nel programma a Porta a Porta dove, tra molti temi, si è affrontato anche quello dell’aborto è ridicolo e francamente irritante.
Tuttavia, ad essere inaccettabile c’è dell’altro. Mi riferisco ad alcune frasi pronunciate da Bruno Vespa. Mentre va avanti la conversazione sul tema dell’aborto e la presenza di associazioni pro-vita nei consultori, il direttore di Porta a Porta dice:
“L’aborto è una tragedia per tutte le donne”.
Una frase che sicuramente voleva essere sensibile verso chiunque e non esprimere un parere sull’aborto. Eppure è esattamente quello che ha fatto.
Quando si parla di vita e aborto, la questione non deve essere trattata con superficialità. Ma parlare di tragedia, mi è sembrata una violenta accezione non obbligatoriamente vera. Dire che l’aborto è una tragedia vuol dire con grande fermezza che aborto rappresenta un evento spiacevole, drammatico. Ma se non lo fosse? Capisco che abortire possa effettivamente essere un momento tragico per una donna, ma non è cosa che mi è dato sapere con certezza. Eppure nel simposio al maschile del 18 Aprile per Bruno Vespa non c’é dubbio: L’aborto è una tragedia.
Se il tema della conversazione vuole veramente essere l’aborto e la presenza delle associazioni pro-vita nei consultori, forse prima bisogna considerare l’aborto in maniera meno tragica, romanzata, ma con il rispetto e la delicatezza che merita. Finché qualcuno si permette di descrivere, dare accezioni negative, in riferimento all’aborto, come si può pensare di intavolare una discussione utile o legislativa sul tema?
Se Bruno Vespa considera l’aborto una tragedia a me non interessa. E pronunciarsi in maniera così risolutiva significa distorcere la realtà condendola di giudizi. Perché sono sicuro che qualcuno può aver considerato l’aborto una scelta importante, ma non per questo tragica. Perciò entrare nel merito della qualità emozionale che può una scelta simile provocare in ciascuno di noi è del tutto irrilevante e sbagliato. Ma soprattutto diviene pericolosamente fuorviante se viene fatto da un conduttore di un programma che vuole fare servizio pubblico.
Così mentre questi 7 uomini discutono politicamente d’un tema con al centro il corpo femminile, migliaia di spettatori sentono dire che l’aborto è una tragedia per tutte le donne come affermazione scontata. Trattare con il massimo rispetto il tema dell’aborto è fondamentale sia all’estero ma anche in Italia dove l’obiezione di coscienza di medici, anestesisti e assistenti raggiunge il 70%. Questi e altri dati descrivono un paese in cui il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza è una procedura da raggiungere con grande difficoltà.
Oggi sono molte le proteste legate a quest’ultimo sì da parte del Senato, tramite cui qualcuno percepisce il diritto all’aborto come messo in discussione. Di certo assistere a trasmissioni televisive sul tema che vedono partecipare solo uomini è davvero scoraggiante. Ma soprattutto come si può difendere un diritto che viene definito, in ogni caso, e per tutte le donne, una tragedia? Lo scorso 8 Marzo la Francia ha inserito il diritto all’aborto nella sua Costituzione. Aver inserito questo diritto in Costituzione vuole renderlo irremovibile ed essere di esempio anche per gli altri Paesi.
L’Italia ad oggi sembra essere lontana da simili idee e ancora divisa politicamente sul tema. Per approfondire la situazione italiana è disponibile una relazione sull’attuazione della legge n.194 nel 2021 e altre utili risorse fornite dall’Istituto Superiore della Sanità. Ci sono dati che manifestano come il diritto all’aborto risulti oggi una procedura medica delicata. Ma ancora più delicata è la sua considerazione come diritto, a causa di un linguaggio superficiale e giudizi culturali retrogradi. Finché l’aborto verrà definito una tragedia, questo non sarà considerato un diritto ma una colpa.