Il tema della lentezza non è nuovo ma il limite imposto da una grande cittadina italiana come Bologna lo ha reso decisamente attuale. E, per molti versi, foriero di polemiche.

Bologna, non a caso, è la città dove è ambientato un bel film, Lavorare con lentezza, per la regia di Guido Chiesa, in cui si racconta la vicenda di una radio autonoma e indipendente che prese il nome di Radio Alice.

Ma il tema della lentezza può essere declinato anche all’istruzione?

Si può andare a 30 all’ora a scuola? Certo che è possibile farlo e questo non significa affatto studiare di meno o fornire ai ragazzi una preparazione scadente, anzi.

Prima di tutto, la scuola deve insegnare a ciascun allievo ad andare alla propria velocità di apprendimento, senza richiedere limiti di crescita a nessuno ma senza neanche imporre ritmi elevati di percorrenza didattica a chi non ne ha i mezzi. 

Secondo, insegnare il valore della lentezza è un’arte perché la lentezza porta con sé il pregio inestimabile di una scansione di adagio e di inarrestabile, che porta sempre al raggiungimento degli obiettivi prefissati

Lentezza come criterio di pensiero

La lentezza dovrebbe essere anche insegnata come criterio infallibile di pensiero nel senso che, nella nostra società della comunicazione istantanea e rapidissima, è senz’altro più intelligente meditare e prendersi un po’ di tempo, invece di fornire una risposta frettolosa e spesso del tutto inappropriata. Le castronerie sparate da certi nostri politici sono proprio l’esempio di questa mancata lentezza nel momento dell’elaborazione intellettiva. 

Infine, c’è un ultimo aspetto che porta all’elogio della lentezza. Noi purtroppo viviamo nella civiltà dell’accelerazione e della velocità: velocità della produzione, dei consumi, dei trasporti. E, tra queste accelerazioni, c’è pure quella del nostro pianeta, purtroppo lanciato verso l’irreversibilità del cambiamento climatico. 

Qualche anno fa, è uscito un bel saggio di Lamberto Maffei, intitolato Elogio della lentezza, in cui si  fa proprio un invito a ricercare nella nostra società, in controtendenza rispetto a tutti, i vantaggi di una civiltà amante della riflessività e del pensiero lento.

Dunque lo stolto è quello che rallenta o quello che corre? 

Condividi: