Sessanta opere di Andy Warhol si snodano lungo un percorso espositivo concepito dall’Amministrazione Comunale di Caorle in collaborazione con l’agenzia MV Arte di Vicenza, per raccontare quel genio che si rivelò determinante nella rinascita artistica della seconda metà del Novecento, cambiando il concetto stesso di arte e sovvertendo l’estetica di un’intera generazione.

La mostra, curata da Matteo Vanzan, è arricchita da alcuni tra i principali protagonisti di quella stagione artistica che riportò la figurazione al centro del dibattito culturale internazionale dopo la stagione Informale: il vincitore del Gran Premio della Biennale di Venezia del 1964 Robert Rauschenberg, ma anche Roy Lichtenstein, Joe Tilson, Robert Indiana, Mario Schifano, Mimmo Rotella, Tano Festa, Franco Angeli e molti altri.

The age of freedom racconta un’epoca fatta di genialità e comunicazione, business e consumismo, ruotante intorno alla Factory divenuta fulcro dell’establishment artistico americano.

L’esposizione accoglie, tra le tante opere, quelle più celebri dedicate a Marilyn Monroe, Mao Zedong, Flowers, Dollari, Campbell’s Soup e Interviews, per tessere il racconto di un artista che non è stato solo una star dell’arte e del jet set, ma anche un uomo dalla personalità sensibile e timida, capace di trasformarsi in uno sperimentatore dalle deflagranti capacità comunicative.

Provocazione e ironia i suoi punti di forza

Nato nel 1928 a Pittsburgh da immigrati cecoslovacchi e morto nel 1987 a New York, Andy Warhol ha fatto della provocazione e dell’ironia il suo modus operandi, creando una vera e propria filosofia, articolata tra aforismi e cortometraggi.

E’ la sua genialità che lo spinge a trasformare il significato stesso della parola artista, da creatore di opere uniche e irripetibili a macchina di riproduzione seriale, sedotto dall’idea della ripetizione dell’azione. Ed è con questa ossessione che realizza le sue serigrafie.

Con Andy Warhol l’artista non è più quello che si sporca le mani con barattoli di colore e gocce di pittura ovunque, ma è quello che resta quasi assente, sullo sfondo, rispetto all’opera realizzata.

Le icone pop-ular trattate da Andy Warhol non appartengono unicamente alla sfera materiale della collettività, ma anche alle idee, all’immaginario collettivo e allo stereotipo: il fumetto, il dollaro, i personaggi pubblici, le opere famose e inflazionate della storia dell’arte, tutto passa attraverso il filtro warholiano che rivisita mondo e storia in chiave diversa, conferendo all’immagine una magia unica.

Andy Warhol è stato un pittore?

Sarebbe riduttivo definirlo così: la scoperta della tecnica della blotted line, cioè la linea a macchie d’inchiostro su carta assorbente, fu la rivelazione che cambiò per sempre il concetto di opera originale e di copia.

Il suo intento era quello di essere lui stesso a stampare/serigrafare manualmente tutti i soggetti; le piccole imperfezioni causate da una maggiore o minore pressione della mano e del filtro serigrafico donavano ad ogni soggetto una sua individuale personalità.

In un’epoca in cui si producevano migliaia di Zuppe Campbell’s, allo stesso modo di una macchina industriale Warhol si trasforma in fotocopiatore di arte spersonalizzando la creazione artistica e richiamando vistosamente il concetto di ready made che, nel 1917, cambiò definitivamente il concetto di artista nel mondo delle Arti Visive.

Se non riuscite ad andare subito a Caorle, nel frattempo godetevi questo bellissimo documentario di Tania Goldenberg intitolato Andy Warhol: an American Prophet. Potrete capire perché Andy Warhol riesce ad esercitare un’influenza così forte su di noi ancora oggi. Il documentario infatti è in grado di andare oltre la leggenda attraverso le interviste a storici dell’arte, filosofi, poeti, critici, biografi, registi come Agnes Varda, ma anche i nipoti dell’artista e l’archivista del museo di Pittsburgh.

Perché visitare The age of freedom

Tuttavia visitare la mostra The age of freedom è un must, perché propone non solo le opere d’arte ma anche i video, i documentari e i filmati d’epoca, per raccontare più che l’artista l’uomo, con le sue nevrosi e le sue insicurezze, la sua ironia e la sua poliedricità. Un uomo che con la sua personalità unica diventa simbolo degli anni ’60.

L’esposizione è affiancata da altri eventi, come la mostra collaterale Give peace a chance prevista per domenica 18 giugno presso il Museo Nazionale di Archeologia del Mare. Organizzata sotto la stessa direzione artistica di Matteo Vanzan, la mostra presenta le opere di 10 artisti contemporanei che esplorano l’idea della guerra come drammatico momento di perdita di ogni manifestazione artistica.

Durante il periodo espositivo, sarà possibile incontrare il curatore della mostra Matteo Vanzan nei giorni 17 giugno, 15 luglio e 2 settembre, prenotandosi all’indirizzo email mv-arte@libero.it.

La mostra sarà aperta al pubblico tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 18.00 alle 22.00.

INFORMAZIONI

11 giugno – 03 settembre 2023
Centro Culturale Bafile
Rio Terrà delle Botteghe, 3 – Caorle (Ve)

BIGLIETTI

Intero: 8 €
Residenti: 6 €
Ridotto: 5 € (under 18, over 65, studenti, insegnanti, gruppi di minimo 10 persone)
Gratuito: under 12, portatori di handicap e loro accompagnatori

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