E se l’orizzonte non fosse il confine? è il titolo della mostra allestita presso la Galleria Eugenia Delfini in Via Giulia, 96 a Roma e visitabile fino al 6 dicembre 2023.

L’artista Nicolò Degiorgis pone una riflessione sul tema della migrazione, argomento che colpisce profondamente in questi anni, non soltanto per il dibattito politico che anima, ma soprattutto per la tragedia umana che si consuma quotidianamente nel Mediterraneo.

Mare nostro che non sei nei cieli
e abbracci i confini dell’isola
e del mondo, sia benedetto il tuo sale,
sia benedetto il tuo fondale,
accogli le gremite imbarcazioni
senza una strada sopra le tue onde
i pescatori usciti nella notte,
le loro reti tra le tue creature,
che tornano al mattino con la pesca
dei naufraghi salvati.

La prima strofa della nota poesia Mare nostro di Erri De Luca ci introduce alla narrazione della mostra che ripercorre alcuni dei passaggi cruciali della desolazione del Mediterraneo.

Non più immigrati ma migranti

Dal Vocabolario Treccani apprendiamo la differenza sostanziale tra le parole emigrato, immigrato e migrante. Ad ognuno di questi lemmi appartiene uno status e un significato diverso. I termini emigrato ed immigrato infatti fanno riferimento a “chi è espatriato, temporaneamente o definitivamente, per ragioni di lavoro” (cit. vocabolario Treccani online), il migrante invece è colui “che si sposta verso nuove sedi”, senza una finalità lavorativa, ma forse, in cerca di miglior vita.

Quanto questa miglior vita possa essere ricondotta ad una soluzione felice o infelice è una responsabilità collettiva su cui quotidianamente ci dovremmo interrogare, indifferentemente che si viva a Lampedusa o ai confini tra l’Alto Adige e il Ticino, come accade per Nicolò Degiorgis.

E’ proprio per via della sua anima di confinante, intendendo in questo caso colui che vive al confine, che l’artista ha deciso di farsi portavoce di questo dramma umano. Degiorgis ha soggiornato a Lampedusa per diversi mesi e ne ha potuto cogliere la criticità viscerale, terrena, sedimentata molto spesso nell’incuria della riflessione quotidiana e radicata nella trascuratezza con cui, addirittura, viene abbandonata l’immondizia in ogni angolo di questa terra meravigliosa.

La mostra è un crogiuolo di spunti amari che sono stati ben colti da Degiorgis e che sottendono una richiesta continua di attenzione. La soglia tra la galleria e Via Giulia è un confine da varcare a sua volta.

L’esposizione vi accoglie con Eiland, una bandiera su cui è riprodotta ripetutamente la pianta dell’isola di Lampedusa, terra strappata al mare, primo approdo nell’accogliere e accudire i migranti.

La mostra prosegue all’interno con tre bandiere che riferiscono immagini dure, inaccettabili. Mare Vostrum è un’opera costituita da tre stendardi su cui sono riprodotte barche piene di migranti nell’una, e figure di naufraghi con le braccia tese nell’altra. Le fotografie sono ribadite in maniera ossessiva e senza soluzione di continuità; l’artista ha fatto ricorso all’intelligenza artificiale che ha riprodotto senza sosta rappresentazioni scioccanti.

Più all’interno, quasi nel retro, Blue as gold sembra un quadro, ma in realtà è un contenitore di dolore. All’interno sono inseriti ritagli di imbarcazioni, tutti uguali, in un numero corrispondente a quello dei migranti che hanno perso la vita in mare il giorno precedente all’inaugurazione della mostra. Un computo che non cesserà mai, e che è destinato ad aumentare, con grande strazio di esistenze spezzate.

Di grande impatto anche Opera di reato, o forse sarebbe più giusto chiamarla corpo del reato, in cui l’artista allestisce due copertoni di motocicletta utilizzati come salvagente dai migranti e poi abbandonati sul litorale di Lampedusa una volta sbarcati. L’idea è quella di riferire l’afflizione, sentimento dettato anche dall’etimologia di pneumatico che fa riferimento al soffio, lo stesso che intercorre tra la vita e la morte di questa povera gente, aggrappata tramite un soffio alla vita.

Infine Europa è la bandiera dell’Unione Europea, ma con colori invertiti. L’inversione nell’azione è la stessa che dovrebbe operare l’intera comunità, al fine di risvegliare le coscienze e sensibilizzarle ad un tema così crudele.

I valori riferiti dalla bandiera dell’Europa sono gli stessi a cui dovremmo rifarci. La corona di dodici stelle gialle su campo blu e disposte a cerchio, non fa riferimento al numero degli Stati che generò l’Unione Europea, ma è simbolo di legame tra i popoli e esprime i valori di perfezione e unità.

L’autore del bozzetto, l’artista francese Arsène Heitz, ha fornito una lettura biblica della bandiera, non riconosciuta dall’UE, secondo la quale il riferimento sarebbe all’Apocalisse di San Giovanni. Nel noto passo si ricorda l’apparizione della Madonna con una corona di 12 stelle sul capo e una luna falcata tra i piedi.

L’attinenza è anche con alcune apparizioni di Maria in territorio francese, avvenute nel 1830 a Rue de Bac. Questa stessa iconografia è propria anche dell’immagine dell’Immacolata Concezione, ricorrenza che celebriamo dall’8 dicembre 1854 per volere di Pio IX, che ne instituì il dogma. La bandiera europea venne ufficialmente adottata proprio l’8 dicembre circa 100 anni dopo, nel 1955.

Chi è Nicolò Degiorgis

Nicolò Degiorgis è un fotografo, editore e artista visivo. I suoi studi prevedono un percorso accademico in Sinologia e Scienze Politiche. Il suo interesse maggiore riguarda i fenomeni collegati alle minoranze e alle condizioni di disagio di alcune comunità, più nello specifico allo stato di chi subisce una condizione migratoria.

Nella sua ricerca, particolare attenzione è riservata alle persone soggette a regime carcerario, anche in considerazione del suo incarico di docente presso l’Istituto Penitenziario di Bolzano

Le sue opere sono presenti in numerose collezioni private e pubbliche e sono state esposte a livello internazionale, tra cui al MAXXI e al Macro di Roma, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino e al Mambo di Bologna e al Museion di Bolzano, solo per citarne alcuni.

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