Un ragazzo di origine straniera e una ragazza eterosessuale cisgender in coppia con un uomo trans sono stati ammazzati in Italia solo negli ultimi dieci giorni.
Direte che sono cose diverse, che Willy è stato ammazzato perché ha cercato di arginare dei bulli di paese e che Maria Paola è stata uccisa dal fratello per sbaglio.
E invece no, entrambe le vicende e le tantissime vicende così terribilmente simili, hanno una radice comune chiarissima a chi non ha chiuso gli occhi. Entrambi i delitti sono infatti motivati dal patriarcato più becero, dal razzismo xenofobo e dalla mascolinità tossica che stanno soffocando il nostro Paese senza che si intraveda alcun miglioramento.

Ecco quindi che la cronaca quotidiana ci incalza e rende sempre più urgente il via libera alla legge contro l’omotransfobia che giace in Parlamento. Si aspettava la sua approvazione prima dell’estate e invece la discussione sul ddl Zan è stata rinviata ad ottobre. 
Dopo l’eccezione di costituzionalità presentata dall’opposizione a ridosso dalle ferie estive per bloccare la discussione degli emendamenti (oltre 800), si è atteso l’arrivo di settembre per riavviare l’iter della legge, proprio con il voto (segreto) sull’ammissibilità costituzionale del testo. La conferenza dei capigruppo ha poi deciso un ulteriore rinvio della discussione sul ddl Zan a ottobre, per consentire il passaggio alla Camera dei decreti legge in scadenza, al quale seguirà una pausa dovuta al referendum e alle regionali e la discussione della nuova legge elettorale.
Una legge attesa da 25 anni, che quindi non sarà qualche mese in più a scoraggiare, ora che si è ad un passo dal traguardo finale dopo un’estate segnata ancora una volta da molteplici episodi di omofobia, seguiti spesso da fake news costruite ad arte.  

A tal proposito credo dunque che sia utile ribadire un paio di concetti che smontano la propaganda contraria al ddl Zan.  
In Italia esiste già, da 45 anni, una normativa  che punisce espressamente i crimini d’odio basati su razza, origine etnica e religione. Non si capisce dunque  perché l’elemento etnico-razziale o religioso dovrebbe assumere una rilevanza superiore o meritare un riconoscimento normativo che sesso, orientamento sessuale e identità di genere non meriterebbero.
Il ddl Zan si limita a colmare questa lacuna. E per sgombrare il campo dai timori, per me immotivati, relativi ad un eventuale restrizione della libertà di opinione è stato anche approvato un emendamento al ddl con il quale si chiarisce che “ai sensi della presente legge, sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte”.
Chi teme di non poter dire che crede che la famiglia sia formata solo da un uomo e una donna può rassicurarsi, nessuno lo denuncerà per questo. Chi invece teme di non poter più istigare all’odio e a compiere atti violenti contro omosessuali, donne, bisex, trans, intersex solo in ragione della loro identità sessuale fa bene a preoccuparsi, il suo atteggiamento dopo l’approvazione del provvedimento sarà passibile di conseguenze penali. 
Non ci sono più scuse oramai, la nostra società è pronta per questo appuntamento con la Storia e il Parlamento non può sottrarsi al dovere di rispondere al grido di dolore che viene da una comunità sempre più sotto attacco lasciata sola per troppi anni.

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