La nostra blogger Gisella Fuochi oggi ci accompagna nell’affascinante mondo dei vini, del vino biologico, biodinamico e naturale.

Vino biologico e naturale, un mondo complesso

Un mondo complesso fin dalle classificazioni, ancora di più se ci si addentra nelle specificità nel processo di coltivazione e vinificazione: se per il biologico a fare la differenza sono la minore quantità di solfiti e la tracciabilità di tutta la materia impiegata, nel caso della viticoltura biodinamica c’è alla base un vero e proprio approccio filosofico al rapporto con la Terra e le sue energie vitali. Per il suo richiamarsi alle dottrine di Rudolf Steiner, agli occhi di tanti ha un’aura esoterica, quasi stregonesca.

Ma nella moderna viticoltura biodinamico significa semplicemente affidarsi alla natura, rifiutando ogni intervento umano invasivo: perciò niente fertilizzanti chimici ma solo l’equilibrio spontaneo di flora e fauna, niente aratura profonda per non rovinare l’humus, in qualche caso niente diserbanti perché a ripulire il terreno ci pensano le pecore (!) Una scelta che ovviamente comporta molti più rischi rispetto all’agricoltura industrializzata, perché i cicli naturali non sempre vanno d’accordo con le esigenze del mercato. Una vigna può essere aggredita da un parassita o una malattia e un’intera vendemmia può andare perduta – ma anche questa è la Natura.

La viticoltura biodinamica è sicuramente un modello di agricoltura virtuoso che punta alla massima sostenibilità, sia ambientale che economica, e che sta prendendo piede anche nel nostro Paese – anche nella Toscana della nostra Gisella Fuochi – anche se non abbiamo ancora raggiunto i livelli d’oltralpe. Un modello a cui servirebbero misure di sostegno mirate, perché lavora su piccola scala affrontando costi e rischi elevati, ma che ha tanto da offrire in termini sia di qualità e unicità del prodotto, sia di tutela del territorio. Un’idea interessante proviamo a lanciarla qui.

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