Era Bruno. Era “solo” un cane. Si, “solo” un cane da salvataggio dell’unità cinofila di Taranto. “Solo” un cane che si era speso per salvare vite umane. Possiamo pensare che lo facesse per istinto, perché addestrato, rimane il fatto che lo faceva. L’istinto non lo ha guidato per mettersi al riparo da un atto vile e crudele, non lo ha guidato a rifiutare un boccone ingannevole, perché lui, “solo” un cane non sapeva riconoscere l’inganno.

Il suo conduttore ne piange la scomparsa, altri umani piangeranno la scomparsa di altri umani dispersi che Bruno “solo” un cane avrebbe potuto salvare. 

Torniamo a quanto Homo Sapiens sia capace, per fortuna, non sempre, di compiere atti distruttivi verso sé stesso e verso chi e cosa lo circonda. 

Bruno, perché ucciderlo?

Perché uccidere, infliggendo deliberatamente tanta sofferenza, un essere vivente non può non essere un atto distruttivo, e considerando che quell’essere vivente salvava vite umane non può non essere considerato, dalla prospettiva di specie, un evento autodistruttivo.

Azione che non è stata bloccata neppure dai segnali di tenerezza che le fattezze di Bruno suscitavano. Occhi dolcissimi, miti, orecchie lunghe e buffe, sguardo di una dolcezza infinita. Ancora una volta sembra essersi smarrita la capacità empatica, la capacità di fermarsi quando la vittima è inerme, facile da vincere, facile da uccidere. Perché noi Homo Sapiens abbiamo la capacità di tralasciare l’istinto, di scegliere le nostre azioni e quindi possiamo scegliere di infierire contro chi è più debole, incapace di difendersi. E questo lo sappiamo fin troppo bene. Anche per questo i delitti contro animali, anche se “solo” cani, ci devono preoccupare, perché il prossimo passo potrebbe essere una deliberata e diretta azione contro altri esseri umani, più deboli e più fragili. Azione diretta, perché la morte di Bruno è un’azione indiretta contro esseri umani in difficoltà.

Non smetterò mai di sottolineare quanto sia importante la nostra relazione con gli altri esseri viventi, perché dall’armonia e dal rispetto di questa relazione, dei cardini di questa relazione, può discendere solo benessere e benefici per tutti.

Bruno era un cane da salvataggio, che è una delle tante forme di relazione di aiuto a vantaggio di noi umani. Molti animali sono impiegati in interventi di cura, interventi di tipo educativo e anche interventi di tipo ludico-ricreativo. Un tempo definita pet therapy, oggi parliamo di interventi assistiti con gli animali (I.A.A), per descrivere meglio le diverse attività che hanno come nucleo centrale l’interazione essere umano-animale. Sono inclusi in questi percorsi non soltanto animali da compagnia ma anche specie diverse quali ad esempio cavalli e asini.

La relazione empatica umani-animali

Si tratta di un campo disciplinare e terapeutico che utilizza gli effetti positivi derivanti dalla vicinanza tattile, visiva e soprattutto emotiva con gli animali domestici. La relazione empatica che si crea tra l’animale e la persona a cui è rivolto l’intervento, consente il raggiungimento di importanti risultati sia sotto il profilo psico-relazionale che fisico. 

Per avere un’idea delle potenzialità di questo intervento potete consultare almeno un paio di libri, Interventi Assistiti con l’animale di Lino Cavedon , e Pet Therapy. Manuale pratico di Roberto Marchesini.

L’animale può avere la funzione di ammortizzare le condizioni di stress e di conflittualità, può essere di aiuto in caso di problemi di comportamento sociale e comunicazione, ma anche in caso di disabilità, ritardo mentale e patologie psichiatriche. Pensiamo, per esempio, a quanto il cane sia in grado di agire sul sistema emozionale umano.

E ancora, altri effetti positivi si possono avere grazie all’atmosfera di spensieratezza e giocosità che si viene a creare nell’incontro con l’animale. Gli animali tendono a fare cose o ad assumere comportamenti che ci appaiono terribilmente divertenti, riuscendo in questo modo a sollevare il nostro stato d’animo anche nei momenti più difficili. Anche per questo possono rappresentare un valido supporto per affrontare gli stati depressivi e, in genere, le flessioni del tono dell’umore.

Tante potenzialità, come dicevamo. Potenzialità che in modo naturale e semplice i nostri amici animali sono in grado di offrirci. Anche Bruno lo ha sempre fatto, non l’ho conosciuto ma ho visto la sua faccina in foto, la sua tenerissima espressione quando riceveva il premio dalle autorità per il lavoro svolto. Chissà che cosa avrà visto il suo assassino? Chissà che avrà pensato? Difficile da comprendere. Sappiamo solo che questa azione ignobile ha spezzato un legame profondo e carico di amore tra lui e chi si prendeva cura di lui, ma anche che ha sferrato un duro colpo alla relazione di noi esseri umani con le altre creature che ci accompagnano nel nostro viaggio su questa terra. 

Condividi: