(English translation below)
Novembre 2020. È passato quasi un anno dalla proposta di Regolamento della Commissione europea per la revisione del Regolamento che istituisce il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC). Una scelta frutto dell’esperienza del COVID-19 che ci ha imposto la necessità di esser meglio preparati alle future minacce sanitarie transfrontaliere e di organi efficaci dotati di competenze adeguate alla situazione compiti richiesti. Di qui la richiesta dell’esecutivo europeo di rafforzare e ampliare il mandato dell’ECDC tra le cui funzioni ci sono: la sorveglianza delle malattie, la preparazione alle crisi, la comunicazione in materia di sanità pubblica, la formazione e la consulenza scientifica.

Del futuro dell’ECDC si è parlato recentemente  durante una trasmissione in podcast in cui sono intervenuti il Prof. Paolo Bonanni, Professore di igiene e salute pubblica all’Università di Firenze,  Prof. Dr. Joe Schmitt, redattore capo del Global Health PressSibilia Quilici, Direttrice esecutiva di Vaccines Europe.

I limiti mostrati dalla pandemia
e i possibili rimedi

Nell’ultimo anno e mezzo è emersa la mancanza di un approccio armonizzato e coordinato nella raccolta dei dati per le sue attività di sorveglianza e monitoraggio. È importante che l’ECDC benefici del supporto degli Stati membri nell’accesso ai dati, così come è importante il rapporto con le industrie farmaceutiche perché tali dati sono fondamentali sia per lo sviluppo di vaccini che per identificare le quantità necessarie.

Altra questione è la scarsa interazione tra mondo industriale e ECDC essendo limitata a poche e specifiche questioni, ma non focalizzata sull’analisi di temi importanti quali: il tipo e le caratteristiche dei vaccini necessari in Europa e i genotipi che devono essere inclusi. E poi c’è la scarsa visibilità e credibilità dell’ECDC.

Il Centro europeo per la prevenzione e controllo delle malattie deve essere rafforzato e dotato di più risorse per adempiere adeguatamente ai suoi compiti, primo su tutti quello di fornire chiare linee guida sulla protezione transfrontaliera dalle minacce alla salute. Tenendo bene a mente, tuttavia, che la salute è una competenza nazionale (e in alcuni casi regionale), si potrebbe stabilire quali informazioni gli Stati membri UE devono comunicare all’ECDC per consentirgli di svolgere un’adeguata attività di sorveglianza.  Informazioni che siano armonizzate in un database europeo.

Accrescere la fiducia nell’ECDC, facendone un organismo che conta su esperti in materia di malattie infettive, minacce transfrontaliere. Così i paesi sarebbero più disposti a collaborare e condividere i propri dati. Occorre insomma rendere l’ECDC una risorsa, un centro di eccellenza dell’UE.

ECDC vs CDC

Se paragoniamo all’ECDC l’omologo statunitense, il Center for Disease Control and Prevention (CDC) le differenze balzano agli occhi. Innanzitutto in termini di risorse umane, ben superiori nel primo, ma anche in termini di approccio,che nel caso del CDC è  centralizzato, con un indubbio guadagno di influenza e rilevanza rispetto all’ECDCridotto a fornire linee guida scientifiche. Tra l’altro spesso rimaste inascoltate, come si è visto nei primi mesi della pandemia quando nell’adozione delle misure (di natura politica) di contenimento della diffusione virus sono stati ignorati criteri di azione quali incidenza, tasso di ospedalizzazione e di ammissione alle terapie intensive.

Buone pratiche

Esistono realtà del mondo privato che lavorano con le autorità regolatorie, dimostrando l’esistenza di una proficua collaborazione tra settori privato e pubblico. Ad esempio, in Germania dove si sono creati  gruppi di consulenza che coinvolgono diverse parti interessate tra cui industrie e organizzazioni di farmacisti per discutere di approvvigionamento e carenza di farmaci. E, seppure uscito dall’UE, anche il Regno Unito rappresenta un ottimo esempio di interazione tra industria e settore pubblica, in materia di approvvigionamento di medicinali.

Quale deve essere il ruolo
del nuovo ECDC ?

Il Centro deve innanzitutto ottimizzare la funzione della sorveglianza: se fornito di dati sufficienti e armonizzati può rivelarsi un potente strumento per individuare la concentrazione delle infezioni e, con una conoscenza adeguata del tasso di copertura vaccinale nei vari paesi, personalizzare i piani di vaccinazione. Arrivando a un programma di vaccinazione europeo. Questi è l’obiettivo che dovrebbe conseguire il nuovo ECDC che finora ha avuto un ruolo marginale nella raccolta dei dati, soprattutto a causa di un mandato poco chiaro.

La collaborazione con l’industria è fondamentale e non deve solo limitarsi alla discussione delle carenze nelle forniture dei medicinali e trattamenti sanitari ma estendersi alle inefficienze e duplicazioni di risorse, con un’ottimizzazione delle stesse risorse e una regolare attività di valutazione.

Altro compito centrale dell’ECDC è la fissazione degli standard in materia di condivisione di dati, rassicurando gli Stati responsabili della raccolta dei dati, dell’interesse comune alla messa a disposizione  degli stessi e guadagnandone la fiducia.

Insomma sembra chiaro, a detta degli esperti che un ECDC efficace occorre rafforzarne le risorse umane e materiali (incluse quelle digitali), accrescerne la credibilità e migliorarne la governance. Ma, come spesso accade, è il lavoro di squadra che determina il successo. Ancora una volta la collaborazione tra pubblico e privato è imprescindibile.

ENGLISH VERSION

An effective ECDC against future
cross-border health threats

The European Commission’s proposal for a Regulation revising the mandate of the European Center for Disease Prevention and Control (ECDC). To make it a transnational body with adequate skills and human and material resources. And what benefits of a transparent collaboration with the industry

November 2020. Almost a year has passed since the European Commission’s proposed Regulation for the revision of the Regulation establishing the European Center for Disease Prevention and Control (ECDC). A choice that is the result of the COVID-19 experience. which has imposed the need to be better prepared for future cross-border health threats and of effective bodies equipped with skills appropriate to the situation and tasks required. Hence the request of the European executive to strengthen and expand the mandate of the ECDC, whose functions include: disease surveillance, crisis preparedness, public health communication, training, and scientific advice.

The future of ECDC was recently discussed during a podcast in which Prof. Paolo Bonanni, Professor of Hygiene and Public Health at the University of Florence, Prof. Dr. Joe Schmitt, Editor-in-Chief of the Global Health Press, and Sibilia Quilici, Executive Director of Vaccines Europe. The three discussed expectations of ECDC.

The limits shown by the pandemic and possible remedies

Over the past year and a half, there has been a lack of a harmonized and coordinated approach to data collection for its surveillance and monitoring activities. It is important that ECDC benefits from the support of Member States in accessing data, as is the relationship with the pharmaceutical industries because such data is essential both for vaccine development and for identifying the quantities needed.


Another issue is the scarce interaction between the industrial world and ECDC being limited to a few specific issues but not focused on the analysis of important issues such as: the type and characteristics of the vaccines needed in Europe, the genotypes that must be included.
And then the ECDC’s poor visibility and credibility.
The European Center for Disease Prevention and Control needs to be strengthened and more resourced to properly fulfill its tasks, first and foremost to provide clear guidelines on cross-border protection from health threats. Keeping in mind, however, that health is a national (and in some cases regional) competence, it could be determined what information EU Member States need to communicate to ECDC to enable it to carry out adequate surveillance. Information that is harmonized in a European database.
Increase trust in ECDC, making it a body that counts on experts in the field of infectious diseases, cross-border threats. Thus countries would be more willing to collaborate and share their data. In short, we need to make ECDC a resource, an EU center of excellence

CDC vs ECDC

If we compare the US counterpart, the Center for Disease Control and Prevention (CDC), to ECDC, the differences are striking. First of all in terms of human resources, far superior in the first, but also in terms of approach, which in the case of the CDC is centralized, with an undoubted gain of influence and relevance compared to ECDC reduced to providing scientific guidelines. Among other things, they often remained unheard, as we saw in the first months of the pandemic when in the adoption of measures (of a political nature) to contain the spread of the virus, action criteria such as incidence, hospitalization rate and admission to intensive care were largely ignored.

Good practices

There are realities of the private world that work with regulatory authorities, demonstrating the existence of a fruitful collaboration between the private and public sectors. For example, in Germany where advisory groups have been created involving various stakeholders including industries and pharmacist organizations to discuss drug supply and shortages. And, although it has left the EU, the United Kingdom is also an excellent example of the interaction between industry and the public sector in the supply of medicines.

Which role for the “new”ECDC?

The Center must first of all optimize ITD surveillance function: if provided with sufficient and harmonized data it can prove to be a powerful tool for identifying the concentration of infections and, with adequate knowledge of the vaccination coverage rate in the various countries, customize vaccination plans. Coming to a European vaccination program. This is the goal that the “new” ECDC should achieve, which until now has played a marginal role in data collection, mainly due to an unclear mandate.
Collaboration with industry is fundamental and must not only be limited to the discussion of shortages in the supply of medicines and health treatments but extend to inefficiencies and duplication of resources, with an optimization of the same resources and a regular evaluation activity.
Another central task of ECDC is the setting of standards on data sharing, reassuring the States responsible for data collection, of the common interest in making them available and earning their trust.


In short, it seems clear, according to experts that an effective ECDC must strengthen its human and material resources (including digital ones), increase its credibility and improve its governance. But, as is often the case, it is teamwork that determines success. Once again, the collaboration between public and private is essential.

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