Negli ultimi giorni si è molto parlato di Jorit su giornali, social network e tribune politiche. Se ne abbiamo sentito parlare è per il suo intervento al Forum della Gioventù di Sochi a seguito del quale ha scattato una foto e stretto la mano con Vladimir Putin.

Jorit si è trovato travolto da una pioggia mediatica inarrestabile e sempre più politicizzata. Quel che è certo è che dopo Sochi, alla domanda che cosa ha fatto Jorit? non si risponde più citando le maestose opere d’arte urbana, ma vengono alla mente discussioni politiche e articoli di giornale. Ma vediamoci chiaro e diamo entrambe le risposte.

Jorit, Yuri Gagarin
Ritratto di Yuri Gagarin a Odintsovo, vicino Mosca

Chi è Jorit

Jorit, o Ciro Cerullo, nasce a Quarto Flegreo, comune vicino Napoli nel 1990 da madre olandese e padre partenopeo. Dopo gli studi conclusi con lode presso l’Accademia delle Belle Arti, la sua carriera è segnata da un viaggio in Africa che influenzerà la sua produzione artistica da quel momento in avanti. Jorit è un artista italiano specializzato in arte urbana che ritrae volti su facciate di palazzi, tetti o treni dando nuovo valore alle architetture metropolitane.

L’attivismo ha sempre contrassegnato l’arte di Jorit, che raffigura personaggi storici simbolo di lotte sociali e processi culturali. Divenuto un artista internazionale, Jorit ha più volte compiuto opere in diverse città del mondo scegliendo sempre soggetti emblematici e connaturati alla cultura del territorio. Negli anni ha lentamente introdotto nelle sue opere la filosofia della Human Tribe, disegnando segni rossi sulle guance dei soggetti scelti. Questi segni sono un rimando a riti africani che sanciscono l’entrata nella tribù di un individuo che si fa adulto. Jorit realizza quindi ritratti che coniugano al realismo un messaggio sociale.

Jorit, Angela Davis e Pier Paolo Pasolini
Ritratto di Angela Davis e Pier Paolo Pasolini a Scampia, Napoli

L’intervento di Jorit a Sochi

In occasione del Forum della Gioventù, Jorit si è rivolto a Vladimir Putin, presente all’evento. L’artista ha espresso il piacere di voler fare una foto con il presidente russo affermando di voler dimostrare all’Italia che anche lui è umano, che la propaganda occidentale non è vera, e che anche Vladimir Putin è parte della Human Tribe.

Jorit ha dunque scelto di esprimersi a parole, impugnando il microfono per dire in fondo quello che con la sua arte fa da anni. Anche Vladimir Putin, secondo l’artista, è parte della Human Tribe e vuole dimostrarlo all’Italia e alla propaganda occidentale. Ed è evidente dunque la necessità di Jorit, non solo di esprimere liberamente cosa pensa, ma di voler inviare un messaggio, dare vita ad un gesto simbolico. Che questo gesto appartenga ad una propaganda o sia figlio di una scelta politica non è ora d’interesse. Ma perché dismettere le vesti di artista proprio nel momento in cui sente il bisogno di dare voce ad un punto di vista chiaro e polarizzante?

Le perplessità che suscita sono legate alla scelta stessa di compiere un gesto di grande impatto mediatico. Perché non si sta parlando di un opinionista o un giornalista, ma di un artista. Un artista le cui opere hanno una grande risonanza in tutto il mondo e un messaggio sociale esplicito e potentissimo.

Jorit, Nelson Mandela
Ritratto di Nelson Mandela a Firenze

E allora l’Arte?

Se fino a poco tempo fa a Jorit venivano associate esclusivamente maestose opere d’arte uniche e riconoscibili in tutto il mondo, adesso non è più così. A Jorit associamo il nome di Putin, polemiche politiche, televisione e commenti social. Che questa sia una sua scelta consapevole non ci è dato saperlo e nemmeno discuterne la coerenza. Ma dispiace che l’arte di Jorit, così densa e impattante, debba accompagnarsi ad altro.

Già di per sé l’arte nasce laddove si ha un’istanza, la necessità di dire qualcosa, oppure la voglia di provocare una reazione. Jorit, nel suo intervento a Sochi, esprime chiaramente un pensiero che nasce da un istanza, o almeno sembra. Eppure non usa l’arte con cui in passato già veicolava efficacemente un pensiero. Con l’arte poi non si discute, la si può apprezzare o meno, ma questo non ne mira la sua credibilità. Se essa fosse esclusivamente un’altra via di comunicazione come un linguaggio non la definiremmo tale. All’arte invece ci appelliamo perché vogliamo arricchire una informazione di un punto di vista e trasmetterlo con una specifica direzione. E questo Jorit sicuramente lo sapeva ma ha comunque impugnato il microfono e non la bomboletta.

Se Jorit voleva dimostrare All’Italia che anche Vladimir Putin è umano, parte di quella che lui ha definito la Human Tribe, perché non ha usato la sua arte per farlo? La libertà di espressione è un diritto inalienabile di ognuno di noi. Che Jorit abbia voluto esprimere cosa pensa è oggettivamente lecito ma il come abbia deciso di farlo crea un pensiero. Avrei preferito che Jorit avesse fatto sul muro di una palazzina un murales raffigurante il volto di Vladimir Putin con i solchi rossi sulle guance – anche lui parte della Human Tribe – piuttosto che leggere e sentire rumore su un fatto che di artistico non ha niente. O perché no, anche un ritratto di se stesso, dell’artista che è, e della Human Tribe di cui si sente parte. E per carità, qualcuno non apprezzerebbe queste ipotetiche opere ma lo scopo dell’arte non è piacere a tutti. L’arte ha il potere di unire, ma non il dovere.

Il pensiero che ci lascia quello che ha fatto Jorit è scoraggiante dal punto di vista artistico. Abbiamo assistito ad un artista che abbandona il mezzo artistico per dire, attraverso canali mediatici, ciò che per anni ha trasmesso con la sua opera.

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