Il latino quaerere amicitias aveva un significato strumentale. La locuzione, più che la spassionata volontà di farsi degli amici, esprimeva l’idea di doversi procacciare legami in seno a un soggetto politico per trarne vantaggio. In passato si è spesso attribuito alla concezione dell’amicizia come utilitas un ruolo preponderante nell’opera di Cicerone. Nel dialogo De amicitia, che è quasi il suo testamento filosofico, emerge in realtà il senso di un saldo vincolo morale che ci unisce ad altri ben oltre l’appartenenza a una fazione o a un partito: nella visione ciceroniana quel vincolo sfuma in una passione amorosa. La convergenza sentimentale ha il conforto dell’etimologia. Le due parole latine amicitia e amor condividono la stessa radice, e la lingua greca sostiene a sua splendida volta la solidale alleanza fra due amici e due innamorati (o due amanti): il greco ϕιλία è ‘affetto, amicizia’, ma altresì ‘amore, passione’.

Agli occhi di milioni di persone, solo qualche mese fa, le amicizie virtuali saranno apparse ben poca cosa al confronto con quelle reali, nella più o meno nitida consapevolezza che i social siano vetrine per mettere in mostra il proprio sé, esagerato o ipertrofico, anziché autentici luoghi di relazione e di scambio. Ora le due modalità di relazione amicale sembrano essersi scambiate per avventura di posto, spinte a forza dalla involontaria ferocia di un distanziamento sociale che pare quasi un ossimoro: in tempi di protratta sospensione emotiva, di semiautismo affettivo, decidere anche solo di rimuovere un amico dalle nostre cerchie sembra finire per costarci tantissimo, e intanto l’abbraccio che neghiamo ai nostri amici più intimi lo concediamo sempre più volentieri a chi, al di fuori della nostra vita relazionale e sociale tuffata nel mondo, conosciamo a malapena o non conosciamo affatto. Schiviamo le persone per strada, quasi ci facessero orrore, e ne raccattiamo a iosa su Internet per un riflesso condizionato (di risposta all’isolamento) o per un bisogno di compensazione.

Difficile dire quanto possano oggi valere i legami teleamicali, che scavallano il senso del luogo facendoci fluttuare in un permanente altrove. Più facile riconoscere il valore di un abbraccio, gesto inestimabile di un patrimonio non verbale accumulato da braccia amiche che prima di vederseli strappare via, da misure di contenimento e dispositivi di protezione, hanno avvinto o allacciato infiniti corpi.

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