Ciak, si chatta… Pirandello alla prima prova della Maturità 2024
Tra le tracce proposte per la prima delle prove della Maturità 2024 c'è Pirandello con i suoi "Quaderni di Serafino Gubbio operatore"
Tra le tracce proposte per la prima delle prove della Maturità 2024 c'è Pirandello con i suoi "Quaderni di Serafino Gubbio operatore"
Tra le interessanti tracce sottoposte ai ragazzi per la prima prova della Maturità, mi ha colpito quella di Pirandello incentrata sui Quaderni di Serafino Gubbio operatore.
Si tratta di un’opera che lo scrittore pubblicò nel 1915 con il titolo Si gira…. Poi lo scritto venne ripreso e riveduto nel 1925 con il nuovo titolo, appunto, di Quaderni di Serafino Gubbio operatore.
Non è, però, un Pirandello prettamente scolastico in quanto si tratta di uno degli ultimi romanzi dell’autore siciliano, e non sono state proposte invece le novelle o la produzione teatrale che risultano di solito più studiate e approfondite dai nostri allievi. Lo stesso Pirandello ha dato alle stampe questo romanzo in un momento in cui, in realtà, lui era altresì impegnato a portare in scena sui palchi internazionali le proprie commedie.
La vicenda è quella di un operatore cinematografico che si identifica sempre più con la propria macchina, al punto da filmare, in modo meccanico e passivo, una diva del cinema, bellissima e ammaliante, che viene uccisa sul set da uno dei suoi amanti. Il quale a sua volta, sempre sotto l’occhio della telecamera, viene sbranato da una tigre.
Tuttavia il testo in questione è di una attualità sconcertante.
Riporto una citazione:
“E come volete che ce le ridiano, l’anima e la vita, in produzione centuplicata e continua, le macchine? Ecco qua, in pezzetti e bocconcini, tutti d’uno stampo, stupidi e precisi”.
Se noi sostituissimo alla parola macchine la parola smartphone, avremmo un brano che sembra scritto oggi, e non quasi un secolo fa.
Certo, non ci deve stupire. La lungimiranza dei grandi scrittori è nota, e Pirandello non è da meno rispetto a tanti altri classici della letteratura.
Ma non possiamo limitarci a inserire questo brano in una comparazione sociologica che si collochi a metà tra il luddismo e la nomofobia.
Dobbiamo interrogare il romanzo di Pirandello che, come sempre, parla direttamente all’anima del lettore. Cercando di stimolarlo, di spronarlo, di metterlo allo specchio. Così come avevano fatto, alla stregua di Serafino Gubbio, i personaggi di Mattia Pascal e di Vitangelo Moscarda, protagonisti di altri romanzi pirandelliani, che riflettevano su se stessi e sulla solo loro identità, unica e mutevole al contempo.
Ecco cosa ci ricorda, infine, Serafino Gubbio, quando riflette su quella manovella che lui, da operatore del cinema, deve muovere ininterrottamente per riprendere ciò che ha di fronte a sé.
“Mi serve la mano; cioè serve alla macchina. L’animo in pasto, in pasto la vita, dovete dargliela voi signori, alla macchinetta ch’io giro. Mi divertirò a vedere, se permettete, il prodotto che ne verrà fuori. Un bel prodotto e un bel divertimento, ve lo dico io”.
Pirandello ci guida, dunque, a una critica della meccanizzazione che diventa critica della mercificazione: la realtà industriale trasforma tutto in merce, nel momento stesso in cui nega la spontaneità dei sentimenti.
Interessante è anche il punto di vista dello scrittore Dario Voltolini, quest’anno in finale al Premio Strega con il romanzo Invernale, interpellato da Repubblica proprio sulla traccia di Pirandello.
“Guarderei con il suo occhio (quello della manovella) la sempiterna battaglia che attraversa l’umano: l’umanità crea qualcosa per poi additarlo come castratore della creatività. È una disputa totalmente interna agli umani: la tecnologia la osserva con desolazione”.
In conclusione, viene da pensare anche all’Intelligenza Artificiale?