Lo chiamano sviluppo, quel modo prepotente dei modelli economici occidentali di misurare con la metrica del prodotto interno lordo (PIL) la classifica dei Paesi più avanzati, che prima dell’avvento del politically correct bollava senza appello i Paesi con PIL basso come sottosviluppati o – nella logica imperialista delle superpotenze – del terzo mondo.

Una consuetudine che anche nella versione attuale, apparentemente ripulita, continua a definire i Paesi come in via di sviluppo su base PIL, identificando il progetto capitalista-consumista come unico orizzonte in grado di misurare il benessere di una comunità.

Una metrica alternativa è quella invece che mostra senza indugi come al progredire del presunto benessere capitalista-consumista corrisponda inevitabilmente lo smarrimento del senso della trasmissione biologica e culturale, che si manifesta tra le altre cose nel rovesciamento della piramide demografica, di cui paesi come l’Italia e il Giappone sono ormai da moltissimi anni “avanguardisti”: ovvero Paesi con una popolazione anziana (per non dire vecchia) che supera di gran lunga quella giovane, e in cui quella giovane, da motore propulsivo della società, si ritrova ad essere minoranza chiusa nella prigione di schemi etici e culturali pensati dagli adulti, in uno scontro generazionale che, premiando gli adulti, invece di promuovere rivoluzione e progresso (il portato dei giovani), si arrocca nella conservazione e nella nostalgia del passato.

In questo contesto, le giovani e i giovani di oggi mostrano segni sempre più evidenti di impotenza e fanno fatica a creare il proprio futuro, combattendo contro valori esistenti stantii e granitici, sia in tema di politica – ad esempio sui temi portati avanti dal movimento Fridays for Future rispetto alla critica del modello capitalista sul cambiamento climatico – sia in tema di diritti – ad esempio rispetto alle tematiche di genere.

Quest’ultimo tema è una delle linee di intervento di ActionAid, una ONG che lavora da molti anni in numerosi Paesi del mondo su una vastissima gamma di interventi e che da alcuni anni ha concepito e sviluppato il progetto Youth for Love. Oggi incontriamo la responsabile Claudia Cicciotti.

ActionAid lavora da anni in 45 Paesi nel mondo. Il progetto che tu, Claudia Cicciotti, coordini, Youth for Love, si svolge in Italia e si rivolge principalmente alle scuole per contrastare la violenza di genere. Ci racconti le criticità e le motivazioni che vi hanno spinto a identificare le problematiche e gli obiettivi del progetto?

Youth For Love è un progetto che dal 2019 ActionAid realizza in partenariato nelle scuole di 4 Paesi europei, con l’obiettivo di sviluppare e implementare un programma educativo rivolto a studentesse e studenti, docenti e alla comunità educante per rafforzare la consapevolezza sulla prevenzione e la gestione della violenza di genere nelle scuole.

È un progetto che nasce dall’esigenza di rispondere al bisogno della scuola di dotarsi di strumenti e metodologie per affrontare la violenza di genere e tra pari, che sempre più si presenta quale fenomeno diffuso e quotidiano, ma anche difficilmente compreso e gestito.

Nel corso della sua implementazione a livello europeo, nelle scuole coinvolte sono state condotte delle ricerche che hanno rivelato che nella scuola ci sono troppi luoghi non ritenuti sicuri, dove è frequente che si subiscano violenze o altre forme di discriminazione ed anche il tragitto casa – scuola viene percepito come rischioso. Nell’80% dei casi la violenza tra adolescenti viene perpetrata da un gruppo verso un singolo: si tratta principalmente di violenza psicologica espressa con commenti su fisico, provenienza, orientamento sessuale.

È emersa con chiarezza anche la diversità di ogni ambiente e quindi il bisogno di approfondire e affrontare la problematica nel contesto nazionale italiano, tenendo in considerazione e mettendo a confronto le sue diverse declinazioni nel nord e nel sud del Paese.

È a partire da queste evidenze e riflessioni che nasce Youth For Love Italia, finanziato con i fondi 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, progetto con cui lavoriamo in 6 città italiane, dalla Lombardia alla Sicilia, portando nelle scuole e nei territori coinvolti un programma di formazione che prepari docenti, studenti, studentesse e comunità educante a riconoscere le diverse forme di violenza e a prevenirle e gestirle consapevolmente ed efficacemente; un programma focalizzato sulle peculiarità territoriali che risponda in maniera precisa e puntuale al fenomeno della violenza tra pari e di genere, attraverso la metodologia del Whole School Approach che vede coinvolta nel processo l’intera comunità scolastica in dialogo con il territorio.

L’Italia, come e più di molti Paesi economicamente forti, ha ormai stabilizzato una piramide demografica rovescia, dove i giovani sono pochi in una popolazione sostanzialmente costituita da adulti e anziani. Che ruolo pensi che i giovani possano giocare oggi e come pensi che il vostro progetto possa diventare un elemento di empowerment oltre che di consapevolezza?

In ActionAid lavoriamo tantissimo sulla partecipazione e sull’attivismo giovanili, con questo ed altri progetti che mirano a rafforzare il ruolo dei e delle giovani nella società, a partire dagli spazi di partecipazione nella scuola.

In ottica di cambiamento e sostenibilità non si possono ignorare i bisogni delle nuove generazioni e la loro partecipazione deve essere incentivata attraverso canali di ascolto che accrescano le loro competenze civiche e sociali e li rendano responsabili ed incisivi.

In questo senso, Youth For Love Italia è un progetto che ha tra i suoi obiettivi lo sviluppo delle soft skills: tutte le metodologie sono partecipative e basate sul ‘learning by doing’; il programma prevede il coinvolgimento della comunità educante con una forte componente di attivismo e campaigning, per lavorare ad esempio sul linguaggio inclusivo, sulle relazioni ed interazioni – tra pari, tra studenti e docenti, tra scuola e territorio – sulla creazione di reti territoriali, per rafforzare la consapevolezza sulla violenza ma anche la consapevolezza di sé e del proprio ruolo all’interno della società.

Il vostro progetto è iniziato anni fa con finanziamenti della Comunità Europea e quest’anno è stato rifinanziato dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai con i fondi dell’8×1000. Ti aspettavi di trovare come partner finanziatore un istituto religioso e che tipo di orizzonte ideale e culturale condividete?

ActionAid è un’organizzazione laica e indipendente, ma è sempre arricchente stringere collaborazioni con soggetti i cui valori e l’impegno sociale e civile sono condivisi.

Nell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai abbiamo trovato una preziosa alleanza verso l’obiettivo condiviso di prevenire e contrastare in maniera concreta la violenza tra pari e di genere, a partire dall’educazione e dalla scuola per incidere su tutta la comunità.

Il grande interesse per la tematica dimostrato dalla Soka Gakkai ci dà l’opportunità di concentrare l’attenzione sulle specificità territoriali a livello nazionale e di proseguire ed ampliare il lavoro svolto negli ultimi quattro anni, nella volontà comune di realizzare un progetto rilevante, ma anche sfidante, di costruzione e affermazione di una cultura libera dalla violenza.

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