E’ quello che succede in questi giorni nello studio dell’artista Alberto Di Fabio, in cui vengono esposte le opere dei grandi artisti incontrati nel viaggio di una vita.

Si tratta di scambi culturali intrattenuti per celebrare un’amicizia, una corrispondenza d’amorosi sensi, una conoscenza che va ben oltre il vivere quotidiano, ma attinge a viaggi ultra sensoriali che solo l’arte può imprimere nell’animo di chi lo fa.

Così nasce Collezione d’artista a cura di Jildau Cuperus e Mattia Andreas Lombardo, visitabile fino al 15 marzo nello Studio DFB in Via  Raimondo Montecuccoli 28/A a Roma, su appuntamento scrivendo alle seguenti mail: studiodfb@gmail.commattia.lomb@gmail.com.

Nello studio di Alberto Di Fabio, in una installazione insolita e informale, le opere dei grandi rivivono il loro incontro con Alberto. Addossandosi alla parete, quasi a volersi identificare con quella cosa che nella vita ti è rimasta addosso, ti si è impressa nelle carni, le opere raccontano quell’incontro che l’autore non dimenticherà mai.

Nel guardare ammirati le pareti troverete opere di Neil Armstrong, Alighiero Boetti, Donald Beachler, Lucas Beaufort, Danilo Bucchi, Rafael Bueno, Paolo Canevari, Angelo Cricchi, Fabrizio Cicero, Pasquale Di Fabio (papà scultore, della serie figli d’arte), Giuseppe Ducrot, Harif Guzman, Lindsey Kemp, Sol LeWitt, Giovanni Martinini, Samuele Menin, Matteo Montani, Lindsey Nobel, Luigi Ontani, Skino Ricci, Anne Roger Iacan, Samo@, Bianca Sforni, Masako Suzuki, Paolo Tamburella, Ana Terzoni, Eugenio Tibaldi, Giulio Turcato, Alessandro Twombly, Sebo Walker e Raffaele Curi.

Alberto Di Fabio

Alberto Di Fabio non ha bisogno di presentazioni e, nel novero degli artisti che hanno saputo raccontare l’arte, lui merita un posto tutto suo. I suoi quadri rappresentano immersioni nell’universo sensoriale delle cellule e del DNA, ne tracciano i lineamenti, ne ricostruiscono gli itinerari sottocutanei esclusi ai percorsi sensoriali.

Chi guarda le sue opere riceve la sensazione di sentirsi immerso in un universo cosmico silenzioso, in cui a parlare è solo il rumore primordiale della vita, quel suono ancestrale emanato dal big bang e che riecheggia all’unisono nelle nostre cellule: senza di esso non ci sarebbe stata la vita e noi non saremmo qui! La realtà appare misteriosa, lontana, impenetrabile, tanto piccola e tanto grande a seconda che in quei fenomeni si voglia leggere il cosmo o la cellula.

Si tratta quasi di busillis enigmatici, attraverso i quali interrogare un’interiorità preclusa alla conoscenza che solo l’autore, nella sua visione simbolica e meta-umana, sa cogliere e restituire ai sensi. Una sorta di simbolismo biologico applicato all’arte il suo, in cui la natura umana emana longs echos (Baudelaire, Correspondance) che solo l’artista sa decifrare e ricondurre al mondo dell’Universo conosciuto.

Pasquale Di Fabio ha esposto in tutto il mondo, ed ora ha incontrato in Roma il luogo dei racconti di questi anni della sua vita. Londra, New York, Parigi, Lione hanno celebrato la sua arte, e chissà quanti altri posti ancora ospiteranno le sue opere.

Un appuntamento di arte contemporanea da non perdere. Andate per credere!

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