Il prossimo anno ricorre il centenario della fondazione della Summerhill School, basata sul principio della pedagogia libertaria. Si tratta di un collegio privato per ragazzi dai 4 ai 16 anni tuttora operativo in Inghilterra, che è riuscito a mettere in pratica le idee rivoluzionarie del suo fondatore, Alexander Sutherland Neill, il quale considerava le situazioni di difficoltà dei bambini come effetto di un’educazione basata sulla paura, sulle restrizioni e sui ricatti e affermava che “il successo è la capacità di lavorare con gioia e di vivere positivamente”.
Prima ancora di Neill anche il pensiero pedagogico di Maria Montessori si basava sul principio che deve essere la libertà dell’allievo a favorire la creatività già presente nella sua natura intrinseca. Dalla libertà emerge la disciplina se esiste un interesse autentico, se si sceglie liberamente un lavoro assecondando il proprio istinto, entrando in uno stato di raccoglimento assoluto. Il suo metodo educativo è conosciuto più all’estero che in Italia e viene praticato in circa 65 mila scuole di tutto il mondo.
Volendo quindi riscrivere l’immaginario del pianeta scuola varrebbe la pena riconsiderare principalmente queste due esperienze, che nel tempo si sono consolidate in ambito privato, come capisaldi per una nuova concezione educativa. Magari evitando d’ora in poi i brutti voti se l’ortografia non è impeccabile e coltivando invece l’idea che come nell’orto la migliore crescita si ottiene non tanto con erbicidi e fertilizzanti chimici quanto con la ricerca di una sinergia dei soggetti che lo popolano. Una corretta orto-grafia consisterebbe nel veder crescere le nuove piantine e le nuove generazioni, semplicemente osservando come queste creature nel loro percorso evolutivo si adattano al nuovo ambiente e come interagiscono tra loro, e da queste relazioni prendere spunti per assecondare queste energie anziché arginarle.
Come un albero ha bisogno di aria, acqua, luce e sostanze organiche per elaborare la propria linfa vitale, così un bambino ha bisogno di sapere per trasformare il bagaglio della cultura in vivida conoscenza: l’unica vera proprietà inesauribile e completamente condivisibile. Anziché trascinarsi dietro uno zaino zeppo di nozioni e dogmi come un inutile fardello l’alunno dovrebbe essere messo in grado di raggranellare sapientemente un tesoro personale per interpretare e gestire la realtà in armonia con il proprio talento. Così da poter (r)esistere in nella complessità del domani dotandosi di lungimiranza, visto che l’aspetta un viaggio in un mondo iper-digitalizzato governato da mezzi tecnologici sempre più invasivi e dove impera il dio denaro.
La scuola post covid19 è in gran fermento, tra norme di sicurezza e l’onda di un sospirato cambiamento che prende mille direzioni. Ma una cosa è sicura: nel contesto attuale sempre più emergenziale, visti gli effetti devastanti del cambiamento climatico, non ci si può accontentare di veder germogliare un fagiolo in una scatolina di plastica o di qualche sporadica gita in una fattoria didattica. Ben vengano quindi iniziative energiche e sostanziali come #scuolacostituente dove si auspica tra le altre cose che una parte della didattica venga svolta nella natura, tra mare e boschi.
E’ indispensabile formare gli allievi non più come meri esecutori, passivi fruitori, operatori apatici, anche perché gli addetti umani vengono sostituiti inesorabilmente dai robot, ma come persone. Non tanto come un individui a sé ma in quanto soggetti attivi considerati in modo imprescindibile parte di un gruppo o di una collettività. Le scuole all’aperto, in mezzo alla natura come molti asili nel bosco puntano la loro formazione sulla consapevolezza e sul senso di appartenenza: la sicurezza di esser parte di una famiglia, di una scolaresca e innanzitutto dell’ambiente naturale che ci circonda, visti non più secondo uno schema utilitaristico ma come ambito di relazione reciproca. L’educazione civica e quella ambientale devono coincidere e i tetti delle aule anziché crollare dovrebbero permettere, solo in senso metaforico, di scrutare la vastità del cielo.