Partecipare al workshop organizzato sabato scorso dal Biodistretto del Lago di Bolsena a Montefiascone è stato come sprofondare in una vertigine di sconforto. Il quadro che è emerso dall’incontro interdisciplinare tra esperti ha una drammaticità tale da rendere urgente ogni ipotesi di intervento sul territorio.

Ma quali sono in sintesi le criticità e i problemi più urgenti del lago di Bolsena?

Siccità

Il lago è un sito di particolare fragilità collocato in un’area che fa da cerniera tra la costa marittima e l’area preappenninica. Una zona caratterizzata da un particolare microclima in cui vivono specie arboree, floreali, acquatiche e di volatili di particolare importanza per la tutela della biodiversità.

L’attuale siccità sta mettendo in luce alcune criticità già presenti da tempo, come l’eccessivo prelievo a scopi irrigui e idrici. L’acqua necessaria per irrigare i campi e per rifornire di acqua potabile i centri urbani dovrebbe essere prelevata solo dai pozzi, ovvero attingendo ad acque sotterranee e non di superficie. E invece oggi i prelievi vengono fatti anche dal lago stesso, impoverendo un bacino che già risente dei danni della siccità.

Inoltre non si dispone di un bilancio idrico aggiornato, e i pozzi non sono censiti (l’ultimo aggiornamento risale a circa 20 anni fa), e per giunta la quantità di prelievi dai pozzi è sconosciuta perché non sono mai stati installati contatori obbligatori nei pozzi che consentirebbero il monitoraggio dei quantitativi.

Quest’estate il livello del lago di Bolsena è calato di oltre un metro. Attualmente, ad aprile, nonostante le pioggie invernali, la sua diminuzione permane sui 36 centimetri, una diminuzione mai attestata in precedenza nello stesso periodo dell’anno. E continua a non piovere.

Inquinamento

L’altra grande criticità del lago di Bolsena è il rischio inquinamento: l’ampio utilizzo di fertilizzanti e pesticidi, nonché di detergenti di uso domestico, ha determinato l’eutrofizzazione del lago.

Cosa significa? Che nel lago sono aumentati i nutrienti, come fosforo e magnesio, forniti alle piante attraverso i fertilizzanti per crescere bene. Ma solo una minima parte viene utilizzata dalle piante coltivate dagli agricoltori, il resto finisce nell’ambiente. A dirla così però sembrerebbe una cosa buona, perché arrivano più nutrienti nel lago.

E invece è un danno enorme, perché l’aumento di nutrienti dà luogo al fenomeno dell’eutrofizzazione, cioè la proliferazione di alghe e piante acquatiche (ovvero la biomassa viva). Ma se aumenta la biomassa viva, aumenta anche quella morta (un maggior numero di spoglie vegetali e animali che si deposita sui fondali) provocando la diminuzione dell’ossigeno disciolto. La biomassa morta va in putrefazione liberando ammoniaca, metano e acido solfidrico, e l’ambiente diventa inospitale.

E’ impressionante osservare il grafico che riporta l’aumento di fosforo nel lago di Bolsena: negli ultimi venti anni è raddoppiato, provocando la morte di molti pesci e la scomparsa di numerose specie già a rischio.

Intorno a questi temi si sono confrontati esperti di discipline diverse, dalla geologia alla biologia, dall’archeologia alla fisica: primo fra tutti Gabriele Antoniella presidente del biodistretto, e poi i professori Romolo Fochetti, Vincenzo Pagano e Giuseppe Scapigliati dell’Università della Tuscia-Unitus, il dottor Marco Lauteri e il dottor Andrea Babbi del CNR, il professor Giuseppe Pagano geologo, il biologo Enrico Calvario presidente dell’Associazione Lago di Bolsena, il fisico Georg Wallner vicepresidente della stessa ALB, l’ingegnere Pietro Paris responsabile dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) e la dottoressa Antonella Litta referente nazionale per l’Associazione medici per l’ambiente (Isde).

Il quadro che hanno dipinto è drammatico, ma tutti convergono verso un approccio costruttivo al problema, con la consapevolezza che invertire questa tendenza è non solo doveroso e necessario, ma anche possibile.

Ma come invertire questa tendenza?

Per scongiurare l’impoverimento idrico del lago bisogna evitare colture con alto fabbisogno di acqua, come i noccioleti (che invece stanno aumentando a vista d’occhio) e sostituire le irrigazioni per scorrimento con irrigazioni a goccia.

Utile sarebbe anche creare condizioni favorevoli per precipitazioni impiantando boschi e fasce boschive e arbustive. Ma anche riutilizzare le acque nere depurate per usi irrigui.

Per contrastare l’inquinamento bisogna incentivare colture biologiche intorno a tutto il bacino imbrifero, e favorire la ripiantumazione di vegetazione ripariale, che intercetta gli elementi inquinanti fermandoli, degradandoli e rendendoli non biodisponibili.

Le coste del lago di Bolsena negli ultimi anni sono state sottoposte a modifiche radicali, eliminando i canneti costituiti dalla cannuccia di palude, fondamentale per la riproduzione di uccelli e pesci, e sostituendoli con ampie spiagge per accogliere il crescente turismo.

Questa tendenza va radicalmente invertita: e la buona notizia è che il Biodistretto del Lago di Bolsena ha avviato un inedito progetto di ripiantumazione di cannuccia di palude insieme a due Comuni del lago di Bolsena, San Lorenzo Nuovo e Montefiascone, per ricostituire quella naturale barriera in grado di bloccare quasi tutto quello che le acque, ruscellando superficialmente, erodono dai terreni, come gli inquinanti, e favorendo così la ricostituzione di quell’habitat ideale per uccelli e pesci per riprodursi.

Questa buona notizia porta un po’ di luce nel buio del presente, lasciando sperare che siamo ancora in tempo a salvare il lago di Bolsena, per non ripetere la tragedia che si è già consumata sul lago di Vico, dove l’inquinamento ha superato ogni soglia critica divenendo forse irreversibile.

Il lago di Bolsena è l’unico lago della regione Lazio dove è ancora permessa la navigazione a motore. Forse sarà il caso di mettersi intorno ad un tavolo per decidere di vietarla, lasciando la navigazione alle sole imbarcazioni a vela e a remi. In questa direzione opera non solo il Biodistretto del Lago di Bolsena ma anche l’Associazione Lago di Bolsena che, con l’attuale presidente il biologo Enrico Calvario, è impegnata da molti anni nella tutela dell’ambiente di questo straordinario lago che è il più grande lago di origine vulcanica di tutta Europa.

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