L’inno simbolo di Wicked approda al cinema, un abbraccio pungente che continua a ispirare generazioni, diventandone il manifesto.

Quante volte vi siete sentitə insicurə? Quante volte avete pensato di essere in difetto? E quante altre che la vostra voce non contasse nulla? A me è successo, spesso, troppo spesso… ma ora basta. È proprio di questo che tratta il brano più amato del musical “Wicked”: autoaffermazione, coraggio, indipendenza e il superamento dei propri limiti.

Wicked: tutto ciò che bisogna sapere

Foto di Tom McKinnon

Wicked è il musical non ufficiale ispirato al film del 1939 “Il Mago di Oz diretto da Victor Fleming e dal romanzoStrega – Cronache dal Regno di Oz in rivolta” di Gregory Maguire, a loro volta tratti dal best-seller di L. Frank Baum “Il Meraviglioso Mago di Oz” del 1900. Wicked non è altro che il prequel della storia… in poche parole, prima che Dorothy Gale arrivasse dal Kansas al mondo oltre l’arcobaleno e uccidesse la perfida Strega dell’Ovest (dopo aver ucciso pure sua sorella, la crudele Strega dell’Est… ma dovrete andare a recuperare il film, non posso dirvi tutto io).

Wicked debutta nel 2003 e nasce dall’idea del pluripremiato Stephen Schwartz, il quale si occupa interamente della colonna sonora. Esso narra la storia di Elphaba, la quale diventerà proprio la perfida Strega dell’Ovest e di Galinda (poi Glinda, il “Ga” è muto), successivamente, la Buona Strega del Sud (o del Nord, se ci riferiamo a Baum).

In particolare, viene raccontata la loro amicizia, amicizia che sarà destinata a rompersi in mille pezzi, in modo sofferente e indesiderato. Con questo musical possiamo scoprire il percorso di crescita personale del personaggio di Elphaba: nata con la pelle tutta verde, da sempre trattata con insufficienza e disprezzo dal padre ormai vedovo e con una sorella minore che non fa altro che vergognarsi di lei. Il sogno di Elphaba non poteva essere altro che entrare nelle grazie del Grande e Terribile Mago di Oz, per poter essere, finalmente, accettata dalla società.

Elphaba e l’amore

Con Wicked, Elphaba comprende il significato dell’amore: l’amore verso un’amica, l’amore nei confronti dei “diversi” come lei, l’amore per un principe e soprattutto, l’amor proprio. È un vero e proprio musical pedagogico, di formazione. Non annoia, ma stupisce, divora, fa sognare e cura. Ci cura proprio come ha saputo farlo con le due attrici protagoniste del film musical “Wicked” nelle sale cinematografiche dal 21 novembre.

Ariana Grande e Cynthia Erivo sono Glinda e Elphaba del 2024, così innovative, ma così simili al passato. Le attrici stesse hanno ammesso come ottenere questi ruoli sia stato il coronamento di un sogno. In particolare, la Grande è sempre stata innamorata del musical, tanto da intrufolarsi nei camerini del cast a dieci anni e dire “Io voglio essere te, voglio essere Glinda” a Kristin Chenoweth, la prima Glinda di Schwartz. Un sogno diventato realtà.

Anche per la Erivo, ottenere la parte di Elphaba ha rappresentato un taglio netto con il passato. In una recente intervista per il podcast “Seasoned Session” ha rivelato di aver lavorato duramente per ottenere questa parte e di avere tutte le carte in regola per ricoprire questo ruolo: è semplicemente nata per interpretare la perfida Strega dell’Ovest.

Alle due interpreti, in un’intervista con la giornalista Eva Carducci è stato chiesto come abbiano fatto a superare il loro “verde – inteso come “difetto” – durante le riprese di Wicked.

La Erivo non ha esitato a rispondere con una calma, una pace e una consapevolezza disarmanti:

Ci vuole tempo, sai. Il mio verde non è solo uno. Ho molti verdi molto diversi. Come donna nera e queer, tutto ciò fa parte del mio verde. Ma penso che, col tempo, ho capito che queste cose mi rendono speciale e ho dovuto impararlo. Ci è voluto molto tempo per arrivarci. Ancora oggi sto imparando e crescendo come persona. Ma io penso che più entro in contatto con me stessa, più accetto parti di me, che prima non abbracciavo, più mi sento me stessa e più forte e credo che questo mi aiuti con il lavoro che faccio, sai? E aiuta la persona che sono, per le altre persone. Voglio solo essere una brava persona per gli altri. Se spreco meno energia a nascondermi, posso usarla per abbracciare le persone che amo e il lavoro che amo.”

Defying Gravity: il manifesto dei nostri “verdi”

La consapevolezza e l’autodeterminazione sono proprio i temi fondamentali di Defying Gravity. Questo pezzo ha il compito di concludere il primo atto del musical. A mio avviso, rappresenta proprio un abbraccio pungente, come un consiglio battagliero, ma amorevole, quasi materno. Se dovessi diventare madre, un giorno, il mio desiderio sarebbe quello di far crescere miə figliə ascoltando questo pezzo… che, intanto, ascolterò io.

Esso ha inizio con un duetto tra Elphaba e Glinda, confuse, timorose e in disaccordo sulle strade che entrambe hanno deciso di prendere: Glinda, infatti, decide di sottostare al perfido governo del Mago di Oz; Elphaba, invece, si rende conto che, tutto ciò che ha sempre sognato, in realtà, non sia ciò di cui ha realmente bisogno. Nonostante questo, si lasciano libere di seguire il proprio cammino, seppur a malincuore. Elphaba dice “No” e lo fa forte e chiaro, con un’esibizione di Cynthia Erivo che verrà ricordata a lungo.

Il testo parla di forza, di empowerment e del coraggio di lanciarsi nel vuoto, da solə contro il mondo, pur di inseguire i propri ideali e valori. Il brano è stato tradotto in varie lingue ed è diventato un inno per la comunità LGBTQ+.

Gli arrangiamenti presentano tanti colori di percussioni, un grande numero di ottoni e strumenti a fiato che emergono. Insomma, Defying Gravity va ascoltata “con la pancia”, perché ti prende e ti dà uno scossone, la voglia di farcela: “E anche se volo da solə, almeno volo in libertà”.

Che ne dite, voi siete pronti a sfidare la gravità?

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