Erano gli anni ’80, l’epoca dei Duran Duran, degli Spandau Ballet, di George Michael (gli Wham, in realtà non sono mai esistiti), ma anche dei Depeche Mode, dei Cure e dei Siouxsie and The Banshees.

La rivista Rockstar (che connotava una certa supremazia culturale nel campo) analizzava le tendenze musicali, ma anche la moda di strada e il clubbing. Il look era entrato nel nostro linguaggio comune e un po’ tutti cercavano di replicare l’abbigliamento, gli accessori, l’acconciatura e il make-up dei cantanti delle band inglesi, alla ricerca di una propria identità al di fuori degli schemi convenzionali.

Il dark conquista i giovani

Nel liceo che frequentavo qualcuno aveva iniziato a lasciare da parte i Levi’s 501, il piumino Moncler dai colori acidi e le Timberland, per optare in favore di maglie, camice, cappottoni ed anfibi tutti rigorosamente neri, esattamente come il trucco e i capelli.

Erano le tracce visibili di quella tendenza/moda/cultura che in Italia venne chiamata semplicemente dark. Più edulcorato del punk e del goth, ovvero il post-punk londinese, il dark era una cultura di strada non riconducibile a un’unica tendenza musicale, ma identificata soprattutto dal proprio look in cui il nero assume un significato profondo.

Forse era il tentativo di andare oltre l’apparenza e l’edonismo reaganiano, in un’epoca in cui il «pensiero debole» del filosofo Gianni Vattimo approdava persino a «Quelli della notte», una trasmissione che infilzava gag prive di senso a tormentoni epocali.

La Roma notturna degli anni ’80

Dino Ignani negli anni ’80 fotografa la Roma notturna. Nei videobar, nelle storiche e nuove discoteche della capitale ma anche in locali di altro genere, invita i presenti a farsi ritrarre approntando un set ad hoc, come fosse in studio. Questi dark romani di quarant’anni fa fissano l’obiettivo, mescolando stili e codici con estrema libertà e fluidità. Tra loro c’è anche Porpora Marcasciano, riconosciuta oggi come figura storica del movimento LGBTQ, attivista, scrittrice.

Il risultato di quei ritratti è un archivio di circa cinquecento immagini, per lo più in bianco e nero, che pur evocando a volte il linguaggio della fotografia di moda, nascono come un progetto personale, rigoroso quanto giocoso.

I “Dark Portraits”

Nel gennaio del 1985 i Dark Portraits sono stati esposti per la prima volta in uno spazio pubblico, a Palazzo Braschi, e tre mesi dopo compaiono sul mensile Rockstar, ad accompagnare un articolo di Roberto D’Agostino intitolato Gente di notte. Lo stesso D’Agostino scriverà poi un testo critico sul lavoro del fotografo.

Di queste, una selezione di duecento fotografie del ciclo Dark Portraits è risultata tra i vincitori del bando PAC 2022-2023 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, entrando così a far parte delle collezioni permanenti della Sovrintendenza Capitolina di Roma Capitale.

La mostra comprende anche i ritratti di poetesse e poeti, come Dario Bellezza, Patrizia Cavalli, Amelia Rosselli, Valentino Zeichen, che Ignani aveva iniziato a seguire dall’estate del 1979 quando, sulla spiaggia di Castelporziano. si tenne il Festival internazionale dei poeti.

Chi è Dino Ignani?

Dino Ignani (1950) è nato e vive a Roma. Ha iniziato a occuparsi di fotografia a metà degli anni Settanta del secolo scorso, privilegiando il lavoro di documentazione della scena artistica e culturale e dei suoi protagonisti. Da oltre quarant’anni, in particolare, si dedica a ritrarre i poeti italiani: scrittori già consacrati, ma anche autori emergenti, che hanno via via arricchito il suo progetto. Presentato per la prima volta nel 1987 da Enzo Siciliano e Diego Mormorio col titolo “Intimi ritratti”, esposto e pubblicato in più occasioni in Italia e all’estero, questo lavoro, unico nel suo genere, è entrato nelle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo e della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.

A partire dal 1982 e fino alla metà del decennio, Ignani sviluppa un ciclo di ritratti dedicato ai giovani che a Roma animano le serate e i club della new wave dell’epoca. Le fotografie sono esposte per la prima volta in pubblico nel 1985 nell’ambito della mostra collettiva Immagini per Roma. Archivio fotografico e divenire urbano, allestita a Palazzo Braschi.

Nel 2013 ripropone questo lavoro sotto il titolo 80’s Dark Portraits. Nell’estate 2022 il Museo Marino Marini di Firenze ha prodotto e ospitato una nuova mostra, a cura di Matteo Di Castro e Bruno Casini: Dark Portraits. Florence/Rome 1982-1985.

Vademecum

Dino Ignani. 80’s Dark Rome
11/09 – 10/11/2024
Museo di Roma in Trastevere

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