Sarà capitato anche a voi di notare quanto sia frequente rivolgersi a bambine e bambini pensando loro sullo sfondo di una visione futura invece che del presente contingente.

La tensione e la tendenza ad assumere un ruolo educante nei confronti di bambine e bambini è tale che anche ai libri a loro rivolti si chiede lo stesso sforzo: quello di educare, di indicare una strada, la strada giusta, s’intende, la strada pensata dall’adulto per il bambino.

Ma qui si pongono, io me le pongo sempre, un mare di domande tra cui queste: chi ha deciso qual è la strada giusta e che essa sia quella scelta dall’adulto? Chi l’ha detto che un libro debba assolvere al medesimo ruolo educante?

Quello che genitori, educatori ed educatrici chiedono nella stragrande maggioranza dei casi, è un libro che serva a far fare, o a far capire, un qualcosa al piccolo lettore e alla piccola lettrice. Un libro che dia l’esempio, in qualche modo, che lo educhi.

Qual è il ruolo di un libro?

L’intento e il senso di questa ricerca è evidente e tuttavia credo sia altrettanto evidente che non è questo il ruolo dei libri, della letteratura… nemmeno di quella per l’infanzia. I libri per bambini e bambine non si rivolgono loro da una qualche posizione di superiorità ma sono lì per loro! Sono libri dalla parte dei lettori e delle lettrici, sono libri partigiani che non esitano a prendere anche posizioni opposte a quelle preferite dall’adulto educatore per far sì che il bambino e la bambina si ritrovino nelle sue storie, nel suo punto di vista, senza giudizio, senza implicazioni.

Un libro per togliere il ciuccio? Un libro per affrontare una separazione? Un libro per raccontare le emozioni?

L’insegnamento di Jella Lepman

Togliere il ciuccio, affrontare una separazione, educare alle emozioni è quello che dobbiamo fare noi adulti, i libri, invece, quelli buoni, sono educatori silenziosi, come diceva Jella Lepman ispiratrice e fondatrice di Ibby, (International Board on Book for Young people) organizzazione internazionale no-profit, fondata nel 1953 da Jella Lepman con lo scopo di facilitare l’incontro tra libribambini e bambine e ragazzi e ragazze.
Ma chi era Jella Lepman? Giornalista, scrittrice e traduttrice tedesca, scappata dalla Germania perché ebrea, nel 1949 fondò a Monaco l’Internationale Jugendbibliothek, la biblioteca specializzata nella raccolta di letteratura per bambini e giovani di tutto il mondo. Una figura di donna intelligente e coraggiosa da rileggere e riscoprire oggi, perché fu una pioniera nel mondo del giornalismo dedicato all’universo femminile.

E’ lei ad insegnarci che i libri vivono insieme al lettore, le emozioni non le devono raccontare ma le devono far provare, vivere! I libri respirano e vivono con e per il lettore e se nessuno di noi tendenzialmente si tiene sul comodino un libro per svegliarsi l’indomani persona migliore, lasciamo che questo sia concesso anche a bambine e bambini, ragazze e ragazzi. La letteratura è una zona franca dove ritrovare se stessi, o dove addirittura scoprire se stessi, ed è esattamente qui che sta il suo potere educante, silenziosamente educante, e zona franca deve restare anche per piccoli e giovani lettori e lettrici. Il punto di vista didatticistico è un fraintendimento, come lo chiama la professoressa Silvia Blezze Picherle nel suo blog Raccontare ancora, dedicato alla letteratura di qualità per l’infanzia e l’adolescenza: il fraintendimento del pensare che i libri per bambini e bambine debbano avere una utilità e/o finalità didattica. Invece essi devono avere come unica finalità il piacere del lettore e della lettrice e sarà proprio questo piacere ad assumere un senso educante nel suo significato elevato, non didattico o didascalico, un senso vitale dedotto, non indotto, dalla lettura.

Quali libri dunque proporre e leggere con piccoli e giovani lettori e lettrici?

I migliori che ci siano, scelti per la loro qualità letteraria, che possiamo scoprire anche facendoci guidare – da librai, bibliotecari, insegnanti formati, riviste di settore ecc… -, nel pieno rispetto dei gusti individuali ma sempre a partire da loro, dai lettori e dalle lettrici, non dalle esigenze adulte.

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