Luca Palmegiani era il classico ragazzo a cui non mancava niente. Nel pieno della sua vita da 25enne, neo laureato, simpatico, pieno di amici, impegnato in politica e con un lavoro prestigioso che sembrava amare.

Eppure Luca ha scelto di togliersi la vita durante uno dei tanti eventi politici a cui adorava presenziare insieme alla sua seconda famiglia. È stato lucido, Luca, ha programmato la sua fine scrivendo un post sui social in cui annunciava di volersi liberare dalla gabbia che lo opprimeva, ha calcolato il giorno e l’ora per lanciarsi nel vuoto da una finestra del quinto piano di un hotel a Roccaraso durante una convention di Forza Italia, forse perché voleva andarsene tra gli amici, voleva che a salutarlo fosse la comunità politica nella quale è cresciuto e si è formato.

Non conoscevo personalmente Luca Palmegiani, o meglio il suo nome e cognome mi risuonano nelle orecchie, forse l’ho incontrato in uno dei tanti eventi politici che ho frequentato anche io, ma non avevo un rapporto personale con lui, complice forse anche la nostra differenza d’età. Ma penso di conoscere la gabbia a cui si riferisce.

Post Instagram di Luca Palmegiani
Post Instagram di Luca Palmegiani

I motivi del gesto di Luca

Forse i suoi amici o la sua famiglia conoscono i motivi profondi del suo gesto, io non ho le informazioni né tanto meno la presunzione di azzardare ipotesi. Quello che posso provare a fare è cercare di spiegare cosa si può essere rotto nella sua anima, cosa abbia fatto sì che la luce si spegnesse quella mattina di sabato 11 gennaio.

Quando ho letto la notizia pubblicata da alcuni amici in comune, diversi sono i sentimenti che mi hanno investivo: il dispiacere, la tristezza, il senso di impotenza e la rabbia. Il dispiacere e la tristezza sono reazioni del tutto normali in questo caso, la sensazione di sentirti impotente deriva dal fatto che nonostante gli sforzi, miei e di tantissimi altri che continuano a parlare di salute mentale, sembra che la situazione invece di migliorare stia peggiorando quotidianamente. Ma è la rabbia il sentimento che più mi ha travolto. Perché io stessa sono stata Luca. Sono stata una giovane ragazza impegnata in politica, che ha speso gran parte della sua vita inseguendo un ideale e credendo di poter fare la sua parte nella storia del nostro Paese. E l’ho sentita anche io quella gabbia.

La gente pensa che il mondo politico sia tutto ricchi premi e cotillon, se poi questo mondo è quello di Forza Italia con tutti i giudizi e i pregiudizi che si porta dietro, allora quel pensiero è difficile da smuovere. Ma la verità è che avere a che fare con quel tipo di impegno, soprattutto a quell’età e soprattutto se totalizzante, ti porta via ogni giorno un pezzetto di speranza e di illusione senza che tu neanche te ne accorga.

Ogni mattina un giovane militante politico, di qualsiasi schieramento, si sveglia pieno di idee, progetti, proposte, pensieri da condividere, opinioni, desideri e aspettative. Spesso, però, si scontra con il muro del cinismo, della realpolitik, dei politicanti di mestiere, della cultura del sospetto, di un sistema chiuso che diffida di tutto e di tutti.

Ma non accade tutto insieme all’improvviso, accade un po’ alla volta.

Accade ad ogni scandalo che coinvolge un’istituzione, accade ogni volta che qualcuno ti accomuna a quello scandalo solo perché sei dalla stessa parte, accade quando prendi gli insulti perché hai un’idea diversa, accade quando quell’idea non viene neppure presa in considerazione, accade quando ti accusano di essere raccomandato visto che lavori per la politica e accade quando qualcuno davvero raccomandato ti sorpassa pur avendo la metà delle tue competenze e ancora meno della tua passione.

Vai avanti pensando che sì ci sono state delle delusioni ma come canta Nicolò Fabi “Se i primi mollano, mi spieghi gli ultimi come fanno?”. E poi arriva un giorno in cui hai ben chiaro in mente che quello non è più il tuo posto ma allo stesso tempo sei cosciente di non averne più un altro. Non ho mai fatto uso di droghe ma credo che la sensazione di un tossico sia molto simile a quella che prova un ragazzo che inizia un percorso civico che lo fa sentire bene, importante, utile e che con il passare del tempo inizia a percepirne il disagio ma non riesce comunque a farne a meno.

L’ultimo pensiero di Luca è stato per i suoi amici, i compagni di viaggio che lui stesso aveva guidato da coordinatore provinciale, per il suo mentore e per l’attuale Presidente del partito. Perché alla politica ci si resta attaccati sempre, e il suo attaccamento è sincero, neanche per una volta si sarà pentito del suo percorso, neanche quando la gabbia è stata tanto opprimente.

Post Instagram di Luca Palmegiani
Post Instagram di Luca Palmegiani

Lungi da me affibbiare colpe o responsabilità agli adulti della politica, tanto più che conosco alcuni di loro personalmente e sono certa che se avessero percepito una difficoltà sarebbero intervenuti. La responsabilità nella morte di Luca è di tutti e di nessuno. È di chi ha scelto di fare della politica un ring, di chi trasformare l’avversario in nemico, di chi ha chiuso in un cassetto i propri sogni e i propri valori perché non spendibili ai fini elettorali, di chi non è in grado di insegnare ai ragazzi che

non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”

È responsabilità di quelli che hanno svenduto i propri valori per un posto in più, di chi si è adeguato ad un lento ma costante scivolamento verso l’abisso di tutto ciò che poteva, anche solo lontanamente, consegnare un futuro diverso alle nuove generazioni. Di chi, a queste nuove generazioni non ci ha mai pensato e di chi continua a non pensarci. È responsabilità di chi, a tutti i livelli, ha smesso di praticare la gentilezza. Perché questo discorso che ho voluto mettere nero su bianco pensando a Luca, e anche un po’ a me, potrebbe essere rivolto a moltissimi ambiti di vita sociale.

“Elogio della gentilezza. Breve storia di un valore in disuso” di A. Phillips e B. Taylor ed. Ponte delle Grazie

E allora il mio consiglio, dopo questa specie di flusso di coscienza è di leggere Elogio della gentilezza. Breve storia di un valore in disuso di Adam Phillips e Barbara Taylor edito Ponte delle Grazie. Un libro che declina la gentilezza nella capacità di ascoltare e accogliere le fragilità altrui, di essere generosi, altruisti, solidali e amorevoli. E nonostante gli stessi autori mostrino come negli ultimi tempi questo sentimento sia spesso considerato raro e addirittura sospetto, il testo arriva ad una conclusione chiara e illuminante: è la gentilezza, data e ricevuta, che rende la vita degna di essere vissuta e ogniqualvolta si cerca di attaccarne la forza non si fa altro che attaccare le nostre speranze.

Quindi siate gentili, sempre, i Luca di tutto il mondo ve ne saranno grati.

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