l’annuncio del miliardario Elon Musk di restituire autenticità e libero confronto sulla piattaforma ha scaturito un grosso dibattito su Twitter. La notizia ha raggiunto 4,56K mentions e un engagement di 435,5K.

Il CEO di Tesla e SpaceX è riuscito a chiudere a 44 miliardi la sua offerta per l’acquisto del social network. La transazione sposterà il controllo della piattaforma di social media popolata da milioni di utenti e leader globali alla persona più ricca del mondo, che promette di volerla trasformare nel luogo della libertà di parola.

Quale libertà di parola?

Gli oltre 200 milioni di utenti di Twitter al momento non sanno e non conoscono quale potrà essere il futuro del social network informativo per antonomasia.


La libertà di parola è il fondamento di una democrazia funzionante e Twitter è la piazza digitale dove vengono dibattuti argomenti vitali per il futuro dell’umanità. Voglio rendere Twitter migliore, aggiungendo nuove funzioni, rendendo gli algoritmi open source per aumentare la fiducia, battendo i bot che fanno spam e autenticando gli umani.”

ha sottolineato Musk in una nota.


Inoltre, ha invitato tutti gli utenti a non abbandonare il social, sebbene il 100% del capitale sia ora in mano a un soggetto privato.

“Spero che anche i miei critici peggiori rimangano su Twitter, perché questo è ciò che significa libertà di parola”, ha affermato.

Le piattaforme social, è risaputo, sono arene di discussione e spesso più di polarizzazione che di confronto che hanno assunto un ruolo dominante nelle dinamiche della nostra società.

Obama recentemente nel suo discorso sulla disinformazione a Stanford ha richiamato la centralità di questo ruolo e delle dinamiche sociali che si innescano.

L’ex presidente ha parlato in maniera informata e scientificamente fondata di confirmation bias (la tendenza ad acquisire informazioni che aderiscono alla nostra visione del mondo e a scartare informazioni dissonante), di echo chamber (gruppi virtuali online molto simili a tribù dove condividiamo e rinforziamo narrative condivise) e di polarizzazione.

Obama ha anche sottolineato come narrative alternative prendano facilmente il sopravvento in un clima di sfiducia che si alimenta di questa polarizzazione.

Questo dibattito fermenta da anni, ma non si è mai arrivati a delle soluzioni definitive perché il problema è molto complesso ed articolato. Non si tratta, come a molti piace credere, che siamo davanti ad una battaglia tra informazioni vere ed informazioni false, ma piuttosto siamo davanti al mondo dell’informazione che si è trovato catapultato sul mondo dei social e ne ha introiettato il business model e le dinamiche.

Per arginare la deriva Facebook e Twitter hanno inasprito le loro politiche di moderazione, ovvero hanno dato un giro di vite a quello che si può pubblicare o meno.

Data l’enorme mole di contenuti, il rispetto di queste politiche è delegato in parte ad algoritmi di machine learning che spesso causano situazioni paradossali perché non in grado di riconoscere il sarcasmo o di distinguere un nudo di una foto o da quello di un quadro rinascimentale.

Insomma, siamo davanti ad un problema enorme, gestito in maniera abbastanza grossolana con soluzioni che spesso rendono più severi i problemi che vorrebbero risolvere.

In questo scenario, Elon Musk che si scaglia contro le politiche di moderazione adottate da Twitter


La conseguenza più probabile a breve termine è il ritorno degli esponenti dell’ultradestra il cui account era stato bloccato per aver violato i termini di servizio della rete con incitazioni alla violenza sfociate nell’assalto al Congresso di 15 mesi fa.

Donald Trump, anche lui a suo tempo silenziato, ieri ha detto che non intende tornare comunque su Twitter, dato che nel frattempo ha costruito la sua rete sociale, Truth Social.
La chiave di volta del Twitter del futuro sarà Authenticating all humans.

La riscrittura al positivo potrebbe consistere nello sconfiggere i bot (che tanto peso hanno avuto nel diffondere fake news e disinformazione) obbligando tutti gli utenti ad autenticarsi sulla piattaforma.

Ciò significa che non sarà più consentito utilizzare Twitter in modo completamente anonimo: i nostri follower potranno non sapere chi siamo, ma Twitter non ci lascerà twittare senza sapere chi siamo.
Ma può una società privata garantire una reale libertà di parola?

Nella social network society la libertà di espressione è un tema oltre che controverso anche molto complesso e diversificato a seconda dei Paesi.

Quale libertà di espressione?

Nonostante sembrino lontani i tempi delle Primavere arabe, di Edward Snowden o della diffusione di notizie riservate sulle attività dei governi da parte di varie organizzazioni a partire da WikiLeaks, Twitter continua a rappresentare il luogo ideale per la condivisione di notizie, territorio dove cercare e trovare le informazioni su ciò che accade nel mondo.
In libertà.

Soprattutto, senza l’anonimato non avremmo avuto queste rivoluzioni, opposizioni o denunce. L’accostamento tra libertà di espressione e fine dell’anonimato mi pare abbastanza fuori luogo.

Musk, nell’ambito del diritto alla libera espressione, ritiene che il free speech sia dire liberamente tutto ciò che passa per la testa. Ciò significa che sulla piattaforma dovrebbe essere consentito a chiunque di esprimere idee razziste, omofobe, di sostenere esecrabili posizioni a favore di crimini e criminali, di portare avanti campagne denigratorie ai danni di qualcuno senza alcuna limitazione, o di fare disinformazione in materia di scienza e salute. Per non parlare di cancel culture.

Al momento Musk ha dichiarato che saranno vietati solamente i contenuti illegali.

E non si può pensare che basta inserire un semplice tasto di modifica tweet per rendere Twitter un luogo migliore per la libertà di espressione, ma al contrario si è sempre pensato che il valore della piattaforma e dei suoi contenuti è dato dall’integrità dei tweet, dal suo senso e significato. (In fondo se c’è bisogno di cambiare pensiero e/o frase, basta scrivere “mi ero sbagliato quella volta: ecco come la penso ora”).

E se l’algoritmo, come ha annunciato lo stesso Musk, diventasse open-source, il valore della trasparenza si trasformerebbe in un grande autogol. Questa modifica al software di Twitter renderebbe visibile anche il ruolo dei programmi per computer nella moderazione e nel controllo dei contenuti sulla piattaforma.

Rendere pubblico il codice, in teoria, renderebbe il servizio più trasparente o, come ha detto Musk, dimostrerebbe che non esiste manipolazione dietro le quinte.

Tuttavia, l’open sourcing di un algoritmo è più complicato di quel che sembra e le sue sfumature sono molto più difficili da capire rispetto a ciò che appare.

Sotto il regno di Elon Musk

In attesa di conoscere quale sarà la sua vera strategia, se dovesse davvero partire la nuova era di Elon Musk all’insegna del tutti possono dire quello che vogliono, gli sforzi di rendere le conversazioni più sane, uno dei leit-motiv di Twitter, potrebbero risultare vani.

Aprire le conversazioni a tutti, con una tecnologia open-source che genera un nuovo algoritmo, porterà ad una proliferazione di contenuti d’odio, offese, violenze verbali e falsa informazione.
E tutti i punti di vista che hanno trovato vita su Twitter che fine faranno?

Riusciranno ancora a farsi sentire?

Oppure la crociata di Elon Musk per la libertà d’espressione è solo un pericoloso storytelling?

Libertà della responsabilità? O Libertà dalla responsabilità?

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