Eurovision 2024: la musica non unisce quanto potrebbe
L'Eurovision Song Contest 2024 è stato il palcoscenico di criticità, legate alla guerra, che hanno intaccato la forza legante della musica.
L'Eurovision Song Contest 2024 è stato il palcoscenico di criticità, legate alla guerra, che hanno intaccato la forza legante della musica.
Si è appena conclusa la 68esima edizione del festival canoro europeo che ha avuto luogo a Malmo, in Svezia. A vincere è stato lo svizzero Nemo con il brano The Code. L’italiana Angelina Mango si ferma al settimo posto. Dall’esclusione dei Paesi Bassi, passando per l’errore della Rai nello svelamento di punteggi parziali, e infine con i fischi e le proteste contro Israele, l’Eurovision Song Contest è stato palcoscenico di momenti critici e polemiche. Una manifestazione che invece di parlare l’internazionale linguaggio della musica sembra essere stata intaccata dal linguaggio della politica.
Il vincitore di questa edizione è Nemo, uno dei favoriti, con un brano sulla consapevolezza di genere. Una canzone che ripercorre la biografia del cantante e la sua forza e coraggio nella rottura del codice binario dei generi e contro ogni tipo di pensiero retrogrado. Sul podio dopo la Svizzera, Croazia e Ucraina. Angelina Mango, portavoce italiana con la canzone vincitrice di San Remo La Noia” si ferma al settimo posto.
La giovane cantante italiana è stata protagonista di un episodio di grande umanità in conferenza stampa, in cui, accompagnata da un chitarrista, ha cantato l’iconica canzone Imagine. In molti poi hanno visto nel look in occasione della flag parade di sabato 11 maggio la voglia di omaggiare non tanto la bandiera italiana ma piuttosto quella palestinese. La cantante sfila nella flag parade con il tricolore mentre indossa un abito completamente nero, portando così a tutti gli effetti sul palco dell’Eurovision i colori della bandiera della Palestina. Pochi istanti dopo il caso si scoppia sui social, dove si è discusso, tra gli scettici e i più convinti, se il gesto fosse consapevole, oppure no.
L’artista olandese Joost Klein è stato squalificato dalla competizione. Da quanto viene riportato dall’European Broadcasting Union (EBU), ente organizzatore dell’Eurovision, il cantante deve aver avuto un comportamento inappropriato nei confronti di una persona del team di produzione. La polizia svedese dopo aver ricevuto una denuncia dalla persona interessata ha dato il via alle indagini. L’EBU, senza mezze misure ha dunque deciso di escludere dalla competizione i Paesi Bassi considerando necessario allontanare il cantante dal concorso. Un gesto forte che bene viene espresso anche dal comunicato:
Manteniamo una politica di tolleranza zero nei confronti di comportamenti inappropriati durante il nostro evento e ci impegniamo a garantire un ambiente di lavoro sicuro a tutto il personale del Contest.
A rendere lo svolgimento di questo Eurovision ancora più difficile è stato l’errore commesso dalla Rai la sera del 9 maggio, dove in sovrimpressione sono apparsi le percentuali di voto parziale del pubblico italiano. Un infrazione del regolamento di gara che Viale Mazzini ha subito definito un inconveniente tecnico. L’emittente italiana ha presentato le sue scuse all’EBU. Intanto la sera del 9 Maggio erano visibili ai telespettatori risultati parziali che davano Israele votato a più di 39%, con ampio distacco dal secondo posto, i Paesi Bassi, con il 7%. Le polemiche seguite all’accaduto sono state molteplici: c’è chi ha ritenuto l’errore troppo grossolano per essere una semplice svista. O ancora, chi ha visto nella pubblicazione dei voti parziali un tentativo di orientare il voto.
Sono mesi che la presenza di Israele alla competizione viene discussa e criticata. Eden Golan è stata la cantante israeliana per gli Eurovision, e la sua presenza sul palco è stata accolta dal pubblico in un alternarsi di fischi e applausi. è evidente che qui non si sta più parlando di musica ma di politica. Sono stati molti i manifestanti filo-palestinesi che durante l’evento hanno protestato a Malmo, tra cui anche l’attivista Greta Thunberg.
Lo stesso cantante finlandese Kaarija e l’artista portavoce della giuria norvegese Alessandra Mele si sono rifiutati di partecipare. La cantante italo-norvegese Alessandra Mele ha annunciato la sua rinuncia tramite il suo profilo Instagram, con un video in cui esprime la propria posizione. Secondo la cantante, una manifestazione musicale di solidarietà non può avvenire con un genocidio in corso. Questo un estratto del suo discorso:
C’è in atto un genocidio, aprite gli occhi, aprite i cuori. Lasciate che il cuore vi porti alla verità.
Uniti per la musica è il motto che l’Eurovision song Contest ha scelto per questa edizione, una scelta consapevole e dal forte spirito aggregante. Tuttavia anche l’Eurovision ha fatto i conti con le diverse azioni di protesta, dentro e fuori la Malmo Arena, nei confronti della guerra di Israele a Gaza. L’occupazione israeliana della striscia di Gaza è piombata sull’evento musicale apolitico con una forza inarrestabile. Perché sebbene la musica abbia il potere di unire, la disumanità del genocidio palestinese in corso è qualcosa che non può rimanere taciuta. Così risulta evidente che, al di là del motto, la manifestazione è stata palcoscenico di confronti, civili e non, su un’evento che oggi divide l’Europa.
In mezzo al caos mediatico che lascia poco spazio alla musica, la manifestazione europea fa fatica ad assicurare uno spettacolo musicale in cui essere Uniti per la musica. C’è tuttavia spazio per messaggi di pace, come quello di Slimane, l’artista in gara per la Francia che, interrompendo una prova, ha dichiarato:
“Quando ero un bambino, sognavo la musica e di essere un cantante e di cantare per la pace”
Anche Angelina Mango regala un potentissimo messaggio di pace e lo fa proprio cantando. In una conferenza stampa, prima di iniziare a cantare Imagine di John Lennon, legge un discorso in cui sottolinea, oggi più che mai, la sua volontà di lasciar parlare la musica. Poi accompagnata da un chitarrista, canta il brano più famoso del mondo. Nessuna canzone ha mai espresso questo sentimento di libertà e pace come il brano di John Lennon e cantandolo Angelina Mango ci ricorda che l’Eurovision non deve essere un cinico concorso tra nazioni. Ma piuttosto un luogo di incontro e festa, dove lasciar parlare la musica.