Uffa che rabbia! È un libro di Simona Masneri edito da Erickson nel 2010. Un libro che parla della rabbia e di come questa emozione possa essere espressa e manifestata dai bambini.
Che cosa sono le emozioni?

Le prime teorie sulle emozioni risalgono al 1884 con la celebre domanda dello psicologo americano William James: piangiamo perché siamo tristi o siamo tristi perché piangiamo? Secondo la teoria definita periferica di James la manifestazione somatica è ciò che non soltanto precede l’emozione ma anche ciò che la rende possibile. L’espressione dell’emozione, innescata automaticamente dalla presentazione dello stimolo emozionale, dà luogo a modificazioni fisiologiche la cui percezione determina l’esperienza soggettiva emotiva e dunque ci sentiamo dispiaciuti perché piangiamo, impauriti perché tremiamo.

Per quanto oggi la suddetta ipotesi risulti non corretta e riduttiva, ha in ogni caso avuto il merito di aver stimolato il dibattito sulla natura dei processi emotivi oggi inquadrati in un’ottica multidimensionale dove il biologico, il mentale e il sociale sono considerati intrinsecamente interdipendenti nella genesi dell’emozione e più in generale nella genesi del soggetto psicologico stesso. Dunque l’emozione non è riducibile ad una reazione fisiologica ma è anche il frutto dell’integrazione di una valutazione cognitiva e di un’esperienza soggettiva.

Il neuroscienziato Joseph LeDoux alla fine degli anni ’90 ha teorizzato la presenza di una doppia via nell’elaborazione delle informazioni da parte del cervello. Si tratta di un circuito costituito da una via bassa e una via alta in cui sono coinvolte alcune strutture del nostro cervello: l’amigdala, il talamo e la corteccia. E così, i protagonisti della storia Uffa che rabbia! diventano proprio l’amigdala e la corteccia.

In Uffa che rabbia! Furio è un bambino che si arrabbia spesso e tanto. Furio non sceglie ciò che gli accade. Quando perde il controllo la sua rabbia diventa incontenibile così come i suoi comportamenti: rovescia banchi, strappa i quaderni, dice parolacce e tira oggetti. Gli altri bambini lo evitano e non vogliono giocare con lui perché alcune mamme e alcune maestre dicono che Furio è un bambino cattivo.

Un giorno Mister Brain si presenta da Furio per accompagnarlo in un viaggio nella città di Cervellopoli! Cervellopoli è una città composta da tre quartieri: Cervello Rettiliano, Cervello Mammifero e Corteccia Superiore. Il Cervello Rettiliano si chiama così perché è simile al cervello dei rettili, è la parte più antica per formazione del nostro cervello ed è la sede degli istinti primari. Il Cervello Mammifero si è formato per secondo ed è la parte in comune che gli esseri umani hanno con i mammiferi. E’ qui che si trova Amigdala. E’ questa dunque la sede delle emozioni. La Corteccia Superiore è la Neocorteccia, cioè la parte di più recente formazione del cervello umano. E’ la sede del linguaggio, della mente e del pensiero.

Mister Brain spiega a Furio come Amigdala che si trova nel Cervello Mammifero sia una sorta di guardiano che ha il compito di dare l’allarme ogni volta che ci sia un pericolo o una minaccia, ma Amigdala non è sempre attenta e a volte può commettere degli errori. E’ in questi casi che arriva Corteccia che ha il compito di intervenire quando Amigdala ha commesso un errore. A volte però la comunicazione tra Amigdala e Corteccia non funziona e quando questo succede si attiva quel cortocircuito che fa perdere il controllo a Furio generando tensione e agitazione a volte difficili da contenere.

Uffa che rabbia!, con Mister Brain e Furio che esplorano il mondo di Amigdala e Corteccia, rappresenta un viaggio interiore alla scoperta delle proprie emozioni.

Le emozioni in un’ottica evoluzionistica hanno un valore comunicativo e informativo. La paura protegge dai pericoli, il disgusto allerta su ciò che potrebbe essere potenzialmente dannoso se ingerito, la tristezza da una parte è un modo per preservare le energie e dall’altra è un modo per riconoscere un’esperienza non adattiva ed è strettamente complementare alla gioia.

La rabbia segnala una situazione o una persona dannosa. Pensate al ringhio di difesa degli animali, che comunica un avvertimento. Il ringhio di difesa negli animali se non sortisce l’effetto desiderato può diventare ringhio di minaccia che può eventualmente scaturire in un attacco fisico. Il ringhio di un animale ha la funzione di comunicare lo stato di difficoltà in cui l’animale sente di trovarsi e l’attacco fisico qualora scatenato, è comunque sempre preceduto dall’avvertimento espresso attraverso il ringhio. E questo gli animali lo sanno bene.

Gli esseri umani forse un po’ meno dal momento che nel tempo si è stratificata l’idea per cui alcune manifestazioni emotive che hanno una funzione protettiva, non solo non sono socialmente e culturalmente considerate accettabili ma sono anche ritenute inutili, fastidiose e talvolta segno di debolezza.

Mister Brain ci insegna invece che la rabbia non deve essere censurata e punita perchè non tollerata. Ognuno di noi prova emozioni, e i bambini e gli adulti non sempre sanno riconoscerle, nominarle, e gestirle.

Ogni emozione è importante e non ci sono emozioni giuste o sbagliate ma, per citare l’autrice di Uffa che rabbia!, ci sono solo emozioni da vivere.

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