L’ho conosciuto, con tanto di chiacchiere e cena, al ReWriters fest. 2021, dove il Nostro (attore, scrittore, drammaturgo, influencer, regista e conduttore televisivo) parlava della sua Ornitorinco Revolution (satira del suo libro appena uscito per Mondadori, Senza offendere nessuno) insieme a Carlo Massarini e Greg (rivedi la diretta qui).

A cena ci siamo confrontati a partire dai nostri punti di vista diversi, entrambi consapevoli che un punto di vista è solo la vista da un punto (claim di ReWriters): lui, cattolico neocatecumenale, io, non battezzata e di religione buddista. E’ stato bellissimo costruire ponti, uniti insieme nel comune bisogno di utilizzare arte e cultura per sviluppare valore per la comunità.

Che Giovanni sia irresistibile non lo dico io ma i numeri che riesce a fare, ovunque si muova, e anche adesso, col suo Santo piacere, prodotto da OTI – Officine del Teatro Italiano, scritto e interpretato da lui stesso, con la supervisione artistica di Daniele Monterosi e la regia di Vincenzo Incenzo. Beh, chevvelodicoaffare, doveva restare in scena 12 giorni, ma il successo è tale che è stato prorogato fino al 2 gennaio!

Il suo genio consiste, è indubbio, nella capacità di calare il Vangelo nella nostra contemporaneità, rendendolo pop ma anche – quindi – assoluto. Si chiede, infatti, Scifoni nello spettacolo: “Non c’è sesso senza amore è solo il riff di una canzone o una verità assoluta? Come la mettiamo con il VI Comandamento?“. Tutti noi facciamo i conti con i nostri desideri ma, se siamo cattolici, spesso i conti non tornano.

Anima e corpo sono in guerra da sempre, alla ricerca di una agognata indipendenza. Come in tutte le guerre, nel tempo mutano le strategie e i rapporti di forza. Ma noi, credenti, bigotti o atei incalliti, continuiamo ad inciampare nelle nostre mutande, tra dubbi e desideri“.

Ecco, il piano che l’attore porta in scena è porre fine all’eterno conflitto tra fede e godimento della carne, e ci riesce! Come? Ad esempio, in un mood dove l’anima può godere felicemente nel sesso e il corpo finalmente accogliere l’amore più puro, “in grazia di Dio“. Il pubblico esulta, rasserenato dall’empatia traboccante di pietas (direi più efficace del perdono!) con cui Scifoni lo guida tra vizi, ragioni e sentimenti della fauna umana, divertito dall’esilarante ironia con cui insieme ci si trasforma dal morigerato Don Mauro, schiavo di un catechismo improbabile, nell’illuminato Rashid, pizzettaio musulmano modernista, e viceversa, e trovando riflessi nella pièce i propri conflitti segreti, le proprie domande assillanti, i dubbi, le angosce, su cui si può, amorevolmente riderci sopra.

Davvero possiamo dire che il registro è esattamente quello di ReWriters: parlare in modo pop di questioni alte e in modo alto di questioni pop: riuscitissimo! In un flusso di coscienza irrefrenabile, il nostro amico fa rimbalzare Papi e martiri, santi e filosofi, scimmioni primitivi e cardinali futuribili, anni ’80 e Medioevo, dribblando continuamente la tentazione di un meraviglioso e forastico corpo femminile che incombe sulla scena a intervalli regolari per saggiare l’effettiva disintossicazione da sesso del pubblico.

Ma lo spettacolo è un crescendo davvero realizzato ad arte, un’avventura del sentire che ci sballotta tra le nostre emozioni più recondite ed autentiche, intime e private, facendoci attraversare diversi e multipli stati emotivi, dalla risata con le lacrime alle note della commozione dello straordinario finale.

Vi lascio con le sue parole (min. 26), intervistato dal filmaker Mauro Vallanti per il film di ReWriters prodotto da Gattunudo Production:

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