(English translation below)
Viviamo un tempo ageless, in cui l’età è sempre meno importante nelle nostre scelte di vita: lo ha già detto Eugenia Romanelli parlando delle cougar, le donne mature che amano intrattenere relazioni sentimentali e/o erotiche con uomini più giovani, spesso identificati come toy boy. Ma questo tempo ageless rientra in un più ampio contesto culturale di fluidità, dove con questo termine si sottolinea la scomparsa di etichette, di ruoli di genere, di confini e di categorie di persone.

La società borghese ci ha abituati da sempre a ragionare a compartimenti stagni, educandoci su ciò che è adeguato a noi in base al nostro sesso, alla nostra età, al nostro status sociale o al nostro credo religioso. Per fortuna la letteratura invece, da sempre anticipatrice e interprete dei tempi, vola più in alto, e riesce a superare ogni confine convenzionale, lasciandosi ispirare dalla vita reale, dove ciascun essere umano, se vuole, è in grado di infischiarsene delle convenzioni e seguire la propria strada.

E’ il caso del romanzo Le nostre vite di notte, di Kent Haruf, che ho letto l’estate scorsa, l’ultima opera dello scrittore statunitense, uscita postuma dopo la sua morte. E’ la semplice storia di due vicini di casa, due vedovi ormai anziani, che nonostante abitino l’uno di fronte all’altra, non si sono mai conosciuti a fondo, fino a quando una mattina Addie decide di fare visita a Louis facendogli una proposta indecente: “vuoi passare le notti da me?”.

Perché la proposta suona come indecente? Perché a farla è una donna anziana e vedova, e la fa ad un uomo altrettanto anziano e vedovo, due figure che, secondo gli stereotipi più comuni, non possono più provare tenerezza, amore, eccitazione fisica, o semplicemente il bisogno fisico di sentire un altro corpo vicino al proprio. E invece Louis accetta la proposta di Addie, e tra i due nasce una storia tenera ed audace al tempo stesso, perché insieme hanno il coraggio di fronteggiare i cliché del loro tempo, gli sguardi dei concittadini, le critiche feroci dei figli che non accettano che i propri genitori, alla loro età, possano provare pulsioni erotiche o sentimenti d’amore. Evviva! Kent Haruf sfonda un muro di ipocrisia con una narrazione delicata, raffinata e soprattutto autentica, in cui moltissimi lettori finiscono per ritrovarsi.

Un romanzo che poi due anni dopo (nel 2017) diventa anche un film con Robert Redford e Jane Fonda diretto da Ritesh Batra e presentato fuori concorso alla 74ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Stiamo alla larga delle convenzioni

Questo è il messaggio che questo romanzo e la sua versione cinematografica vogliono comunicarci, stare lontani dalle convenzioni. Perché le convenzioni, intese come consuetudini, tradizioni e abitudini sociali, creano gli stereotipi, che possono diventare la tomba delle libertà.
Non c’è niente di più bello della libertà di due persone, di qualsiasi età, di amarsi senza sentirsi condizionati dalle convenzioni sociali. Perché se dal punto di vista anagrafico si può identificare un tempo delle mele, in cui da ragazzə acerbə si matura verso una consapevolezza erotico-sentimentale di persone adulte, al contrario non esiste un tempo anagrafico per mettere la parola fine alle pulsioni erotiche o al bisogno di amore e di affetto, così come non esiste un tempo anagrafico oltre il quale non fare più jogging, non ballare più, o non viaggiare più. Ciascuno di noi ha il proprio personale modo di avanzare negli anni, e nessuno può dirci fino a che età possiamo fare determinate cose. Non smettiamo di avere desideri, sensazioni ed emozioni solo perché avanziamo attraverso gli anta. Ciascuno di noi vive la propria unicità con la sua mente, il suo corpo e i suoi desideri, e nessuno può giudicare i nostri comportamenti al di fuori di noi stessi.

Perché mi è tornato in mente questo libro? Perché oggi mi è capitato di vedere il cortometraggio Dites oui, diretto da Ted Etienne, che parla della libertà delle donne di amare senza condizionamenti e di fare della propria vita e del proprio corpo ciò che vogliono, indipendentemente dall’età, dall’identità di genere, dalla religione o dai legami affettivi che hanno.

Un video che in un solo minuto riesce ad essere potente e convincente, con ironia e leggerezza, proponendo tre diverse situazioni ma che si svolgono tutte e tre in un letto: la prima in cui una giovane donna è abbracciata a due amanti (e questo non fa di lei una donna facile), la seconda con una bella donna dai capelli argentei e dalle rughe profonde che ama un ragazzo (perché chi l’ha detto che solo l’uomo quando è brizzolato acquista fascino?), e la terza in cui una giovane donna è intimamente rannicchiata sotto le lenzuola con una sua coetanea (già, perché nonostante i tempi, ci sono ancora individui per cui l’omosessualità non è giusta).

Cortometraggio Dites oui
Cortometraggio Dites oui
Cortometraggio Dites oui

Fluidità per dire sì all’amore

Tre scene diverse ma tutte con un unico messaggio: dire sì all’amore, qualunque sia la nostra età, qualunque siano le nostre convinzioni, qualunque siano le nostre identità di genere, qualunque siano i nostri desideri. Il corto ha partecipato alla sedicesima edizione del Mobile Film Festival del 2020 selezionato in una rosa di 60 film sugli oltre 1130 cortometraggi pervenuti. Un cortometraggio che va dritto al punto: chi può giudicarci? chi può dirci cosa è giusto e cosa non lo è? Nessuno, se non noi stessi.

E nessuno meglio di Lidia Ravera ha saputo dire di sì all’amore con il suo romanzo Il terzo tempo, in cui una donna avanti negli anni sceglie di vivere bene la sua vecchiaia senza rinunciare a tutto ciò che la fa sentire bene: “ho bisogno di pensare che non si perde la grazia. Nemmeno quando si arriva in fondo”. Perché un futuro c’è sempre, ci suggerisce Lidia Ravera, fino alla fine dei giochi.

Allora diamo il nostro benvenuto al tempo della fluidità, intesa non solo come fluidità sessuale, ma anche come fluidità anagrafica, perché l’età non è quella indicata sul documento, ma solo quella che ci sentiamo dentro, che è l’unica ad affiorare dai nostri comportamenti quando interagiamo con gli altri. E’ così infatti che Margaret Wesson, lanciandosi col paracadute all’età di 90 anni, ha saputo dimostrare di averne sessanta di meno, perché ha saputo entusiasmarsi, per il suo lancio nel vuoto, come se fosse stata una ventenne. Date un’occhiata al video per averne la prova!

ENGLISH VERSION

Stereotypes have the hours numbered: sexual and demographic fluidity in art and in everyday life

We live in an ageless time, in which age is less and less important in our life choices: Eugenia Romanelli has already said this when speaking of cougars, mature women who love to entertain romantic and/or erotic relationships with younger men, often identified as toy-boys. But this ageless time falls within a broader cultural context of fluidity, where this term underlines the disappearance of labels, gender roles, borders, and categories of people.

Bourgeois society has always accustomed us to think in watertight compartments, educating us on what is appropriate for us based on our sex, our age, our social status, or our religious beliefs. Fortunately, literature, on the other hand, which has always been a forerunner and interpreter of the times, flies higher and manages to overcome all conventional boundaries, letting itself be inspired by real-life, where each human being if he wants, is able to ignore conventions and follow his own way.

This is the case of the novel Our Souls at Night, by Kent Haruf, which I read last summer, the last work of the American writer, which came out posthumously after his death. It is the simple story of two neighbors, two widowers by now elderly, who despite living opposite each other, have never known each other thoroughly until one morning Addie decides to visit Louis by paying him an indecent proposal: “do you want to spend the nights with me?”.

Why does the proposal sound indecent? Because it is an elderly and widowed woman who does it, and she does it to an equally elderly and widowed man, two figures who, according to the most common stereotypes, can no longer feel tenderness, love, physical excitement, or simply the physical need to feel another body close to one’s own. And instead, Louis accepts Addie’s proposal, and between the two begins a tender and daring story at the same time, because together they have the courage to face the clichés of their time, the looks of their fellow citizens, the fierce criticisms of their children who do not accept that their parents, at their age, may experience erotic impulses or feelings of love. Hurray! Kent Haruf breaks through a wall of hypocrisy with a delicate, refined, and above all authentic narrative, in which many readers end up finding themselves.

A novel that two years later (in 2017) also becomes a film with Robert Redford and Jane Fonda directed by Ritesh Batra and presented out of competition at the 74th Venice International Film Festival.

Let’s stay away from conventions

This is the message that this novel and its film version want to communicate to us, to stay away from conventions. Because conventions, understood as customs, traditions, and social habits, create stereotypes, which can become the tomb of liberties.
There is nothing more beautiful than the freedom of two people, of any age, to love each other without feeling conditioned by social conventions. Because if from an age point of view we can identify a time of apples, in which as a bitter girl one matures towards an erotic-sentimental awareness of adults, on the contrary, there is no personal time to put an end to erotic impulses or need of love and affection, just as there is no personal time beyond which to no longer jog, no longer dance, or travel no more. Each of us has our own personal way of advancing over the years, and no one can tell us how old we can do certain things. We do not stop having desires, sensations, and emotions just because we advance through the years. Each of us lives our uniqueness with his mind, his body, and his desires, and no one can judge our behavior outside of ourselves.

Why did this book come to mind? Because today I happened to see the short film Dites oui, directed by Ted Etienne, which talks about the freedom of women to love without conditioning and to do what they want with their lives and their bodies, regardless of age, identity gender, religion, or emotional ties they have. A video that in just one minute manages to be powerful and convincing, with irony and lightness, proposing three different situations but which all take place in a bed: the first in which a young woman is embraced by two lovers (and this does not make her an easy woman), the second with a beautiful woman with silver hair and deep wrinkles who loves a boy (because who said that only a man when he is grizzled acquires charm?), and the third in which a young woman is intimately curled up under the sheets with a girl of her age (yes, because despite the times, there are still individuals for whom homosexuality is not right). Three different scenes but all with one message: say yes to love, whatever our age, whatever our beliefs, whatever our gender identities, whatever our desires. The short participated in the sixteenth edition of the 2020 Mobile Film Festival selected from a shortlist of 60 films out of the more than 1130 short films received. A short film that goes straight to the point: who can judge us? who can tell us what is right and what is not? Nobody but ourselves.

And no one better than Lidia Ravera has been able to say yes to love with her novel The Third Time, in which an older woman chooses to live her old age well without giving up everything that makes her feel good: “I need to think that grace is not lost. Not even when one reaches the bottom”. Because there is always a future, Lidia Ravera suggests, until the end of the games.

So let’s welcome the time of fluidity, not only as sexual fluidity, but also as an age fluidity, because the age is not the one indicated on the document, but only the one we feel inside, which is the only one to emerge from our behaviors when we interact with others. It is thus in fact that Margaret Wesson, jumping with a parachute at the age of 90, was able to prove that she was sixty younger because she was able to get excited about throwing her into the void as if she had been a twenty year old. Check out the video to see her!

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