È il 1985 e siamo a Los Angeles, la terra delle opportunità, soprattutto per un’aspirante attrice in cerca del ruolo perfetto che segnerà la desiderata svolta nella sua carriera.

Lei si chiama Ruth e la vediamo nella scena di apertura della serie, sguardo fisso e parole decise. È di fronte alla telecamera mentre recita per un’audizione, ma subito la informano che sta leggendo la parte maschile del dialogo e viene scartata.

Torna a casa e telefona ai suoi per farsi prestare 200 dollari per sopravvivere ancora un mesetto; insomma un classico scenario in cui ci si trova in un punto fermo nella vita lavorativa e dopo un po’ si comincia a dubitare di sé, a chiedersi se quella sia davvero la strada giusta e tutto diventa più complicato. I ruoli che le propongono, infatti, non le piacciono perché sono i soliti personaggi femminili stereotipati, vorrebbe qualcosa di diverso e di più stimolante.

Seguiamo allora Ruth che, piena di perplessità e ormai all’ultima spiaggia, prova a fare un’audizione per un progetto particolare ma promettente. Le suggeriscono infatti di presentarsi al provino per uno show chiamato Glow, acronimo che sta per Gorgeous Ladies of Wrestling.
E così si ritrova in questa palestra spoglia e grigia, piena di donne dall’aspetto più disparato che attendono insieme a lei un’opportunità.

Trailer di GLOW

Nessuna sa bene di cosa si tratti e specialmente nessuna sa cosa voglia dire fare la wrestler. Devono combattere davvero? Si tratta di uno show televisivo? O di eventi sportivi? Il regista poi è un vecchio scontroso dalle aspirazioni deluse che si arrangia come meglio può dirigendo B-movie.

Aleggia la confusione, nonostante ciò infine vengono ingaggiate Ruth e altre dieci ragazze, che nel corso degli episodi tenteranno di diventare delle vere e proprie lottatrici professioniste.

Le premesse ci sono tutte: la serie è esilarante e si presta al binge selvaggio, una puntata tira l’altra ed è difficile smettere di guardare. Nella cornice di anni ‘80 particolarmente desaturati (è comunque prepotente la nostalgia delle frangette che svettano sopra ogni cosa), tutto è così splendidamente rocambolesco e buffo, si ha quella sensazione di familiare stranezza dovuta innanzitutto ai personaggi.

Ognuna con la sua personalità, alcune rumorose e ingombranti altre taciturne in modo inquietante, formano uno dei più improbabili gruppi mai messi insieme. Le loro storie si mescolano tra rivalità e solidarietà, c’è chi è alle prese con la maternità, con le prime cotte o con la scoperta della propria identità. Non ci sono né buoni né cattivi; alcune più amareggiate di altre fanno a gara per autodistruggersi.

“In realtà io adoro il Wrestling, […] sì non so, sento nuovamente di avere il mio corpo, che non appartiene a Randy, o a Mark, è come se lo stessi usando per me e ecco mi sento una ca**utissima supereroina”.

Debbie Eagan in GLOW

Le scene corali sono stupende e la serie è pervasa da un’energia caotica irresistibile. La storia, inoltre, è ispirata da fatti reali: la Gorgeous Ladies of Wrestling esisteva davvero! E se si guardano alcuni dei video ci si accorge immediatamente dell’incredibile portata kitsch, che ha segnato il suo successo.

Uscita su Netflix nel 2017, scritta dagli autori di Orange is the new black, la serie è passata purtroppo sotto i radar e per questo ne consiglio spassionatamente il recupero.

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