Un breve motto parafrasato a mio gusto, accompagna tutte le persone che mi sono accanto nella vita e vogliono farmi un regalo: “non fiori, ma bottiglie di vino”. Con questo pensiero che mi riguardava, una mia cara amica, ha portato un rosso dall’Austria. Candidamente mi ha confessato che il motivo della scelta, non era dettato dalla conoscenza, ma dall’etichetta che lei aveva trovato troppo bella. Lì per lì non gli ho prestato molta attenzione, pur riconoscendone la particolarità, e l’ho posizionato in mezzo allo scaffale dei vini sconosciuti.

Così qualche giorno fa cercavo qualcosa di non troppo strutturato da accompagnare ad un secondo a base di pollo. Mi metto a guardare e mentalmente comincio a scartare l’Italia, tutta. Voglio espatriare, almeno bevendo! Arrivo quindi, con lo sguardo al primo ripiano dei regali (io li identifico così), e tac, decido per quello, l’austriaco. Un viaggio breve, in tutti i sensi.

GOBUGSGO! 2017, il produttore si chiama Heinrich e riporta la scritta biodinamico insieme ad un generico rotwein (vino rosso). In mezzo all’etichetta campeggia un’insetto stilizzato e accattivante. Come sempre faccio con i nuovi, prima di stappare, vado a cercare sul web, tutte le informazioni. Ormai sono talmente tanti i produttori, soprattutto quando si parla di viticoltori naturali e biodinamici, che le guide non bastano. Apro la pagina e mi trovo a leggere di una storia lunghissima. La famiglia Heinrich é presente sin dal 1730 a Gols intorno al lago Neusiedl, nel Burgeland, la regione più vocata. Non coltivavano solo uva, ma sicuramente era una parte importante in mezzo alle altre.

Si succedono eredi, ed ognuno di loro porta ad un cambiamento, fino a Gernot, l’attuale proprietario, poliedrico e innovatore. La sua rivoluzione più importante é del 2006, dove finisce la riconversione e si può dichiarare totalmente biodinamico, ma la parte più curiosa della biografia, é quella relativa ai progetti. Ne ho trovati otto, ognuno diverso dall’altro, ma tutti uniti dai concetti di sostenibilitá e integrazione (oggi mi sono persa in questo, ma ci tornerò sugli altri). Così ho trovato anche GOBUGSGO!. Praticamente è una ONG (organizzazione no profit) che si impegna a mantenere insetti ed uccelli in questo mondo, acquistando collettivamente appezzamenti di terra e dichiarandoli NO-HUMAN-ZONES. È stata fondata a Vienna alla fine del 2018 dal regista\artista Honetschläger insieme ad un gruppo di persone che vanno da ecologi, biologi fino ad economisti.

L’affermazione finanziaria del progetto passa dallo scambio\vendita di opere d’arte a prodotti alimentari con vari step di partecipazione. Uno di questi prevede il GBG Garden Packet, che contiene: un suggerimento per un giardino GBG oppure té, olio o altro da agricoltura biologica (prodotto in Maremma) e un disegno di Edgar, il fondatore. Per finire una brochure che racconta tutto.

Loro sono i Rewriters del pensiero di un mondo senza BUGS.
Tornando al vino, questo nasce dallo scambio. Heinrich, il produttore, non poteva fare altro che trovare il progetto assolutamente in linea con la sua rivoluzione biodinamica, dove appunto gli insetti ne sono parte integrante. Per cui ha donato un grande terreno in mezzo alle vigne in cambio del disegno di un’etichetta. Leggendo mi si é freddato il piatto e non ho neanche aperto la bottiglia, ma rimedio subito. So che nel bicchiere, troverò un blend di merlot, blaufränkish, zweigelt. A parte la prima, che é un’uva internazionale, le altre due sono autoctone austriache. Quindi posso immaginare la freschezza e una certa mineralitá, visto che i terreni dove sono la maggior parte degli impianti, sono calcarei.

Devo dire, che dopo essermi persa nelle pagine da un link all’altro, questo vino mi sembra l’apoteosi di un viticultore illuminato e di un combattente visionario. Il pollo mi scuserà, lo mangerò stasera, ma viaggiare leggendo mi ha saziato più di lui.

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