Sono sempre stata legata al Concerto del Primo Maggio e, in generale, alla Festa dei Lavoratori. Ho sempre sentito forte, fin dal termine dei miei studi dodici anni fa, il peso di questa giornata che ricorda come nel grande sistema della nostra società tutti i lavoratori e le lavoratrici debbano essere protagonisti, e non solo chi detiene il potere contrattuale e monetario. 

Negli anni mi sono ritrovata in situazioni assurde tra cui dover presenziare alla mia scrivania di Primo Maggio, pena un mancato rinnovo contrattuale, senza essere parte di un servizio essenziale o di un esercizio aperto al pubblico. Semplicemente, i dirigenti dell’ufficio dove ero stata assunta non ritenevano la Festa dei Lavoratori un motivo sufficiente per sospendere le attività, secondo il famigerato criterio per cui chi non produce è perduto.

Forse sono state proprio queste esperienze paradossali, i molti stage, il vedermi riconosciuti diritti come se fossero favori o premi, piuttosto che qualcosa di dovuto e regolamentato dai Contratti Nazionali (che pure, necessiterebbero di qualche revisione), a sensibilizzarmi verso le necessità della classe lavoratrice, le storie che la animano, le problematiche. Nel mio percorso ho avuto modo di confrontarmi con tante realtà e, devo dire, ho sentito spesso l’esigenza sommersa dei lavoratori di voler essere ascoltati, capiti, raccontati. Perché è dalla condivisione che possono nascere nuove idee e nuovi sistemi valoriali.

Con questo spirito, alle 15.30 di domenica 1 maggio ho acceso la televisione su Rai3, rompendo una regola ferrea per i miei figli di 5 e 2 anni che non sono soliti passare le giornate davanti allo schermo acceso, per sintonizzarmi sul gigantesco evento musicale promosso da CGIL, CISL e UIL. Per il piccolo era solo una grande festa fatta di salti e canzoni, mentre la mia primogenita ha immediatamente cominciato con le domande.

Perché esiste la Festa del lavoro?

Questa è facile, mi sono detta, ma difficile da spiegare a una bambina che, per sua fortuna e nonostante gli ultimi anni, conosce solo il gioco, la spensieratezza della scuola dell’infanzia e un tempo del lavoro per i genitori che è sì fonte di qualche grattacapo, però tutto sommato è sempre stato garantito.

Il suo stupore, la sua difficoltà a cogliere il punto sulle situazioni di disagio, di difficoltà, di incertezza (pur rapportare alla sua età, ovviamente) mi ha in parte sollevata, perché il diritto all’infanzia è un altro tema a me molto caro, e in parte amareggiata, perché sono consapevole che un giorno toccherà anche a lei confrontarsi con queste dinamiche e che, nonostante gli sforzi degli ultimi anni, siamo ancora ben lontani da conquiste come un’autentica parità di genere o salariale. Per non parlare della tutela delle lavoratrici madri. Non che, in effetti, per mio figlio la vita sarà più facile. Incontrerà altri problemi, ugualmente gravi e urgenti. Uno su tutti, la sicurezza sul lavoro.

Perché parlano di persone morte? Davvero si muore di lavoro?

Avrei voluto risponderle di no. Che ormai non succede più, che i controlli sono efficienti ed efficaci, che si tratta di un dramma legato al passato. Invece più volte durante la giornata si è parlato delle morti bianche. Secondo gli ultimi dati condivisi da INAIL sono quasi 2 morti al giorno dall’inizio del 2022, 189 in totale per questo primo trimestre d’anno. Impossibili da accettare e drammaticamente troppo alti.

A cosa serve questo concerto?
Perché c’è così tanta gente in piazza?

Ancora lontana, per età e per pandemia, dai grandi eventi pubblici, era stupita di quante fossero le persone presenti, che fossero lì in piedi da un giorno intero, con acqua e panini negli zaini e soluzioni creative per fare la pipì.

Il bello dei bambini è che analizzano la situazione meticolosamente, ma secondo i loro criteri, per lo più facendoti sorridere. Mi sono però emozionata nel raccontarle della grandiosità organizzativa di un evento così articolato, del lavoro che muove un settore, come quello dello spettacolo, così duramente colpito. Anche noi adulti ci pensiamo troppo poco, alla fine, a tutti coloro che si adoperano a montare e smontare i palchi, garantire le luci e i collegamenti elettrici, lo svolgimento senza intoppi della manifestazione, la sicurezza. Ricordarlo, e sentirlo ricordare sul palco, è stata un’emozione davvero grande.

Andremo anche noi in piazza a Roma una volta? Mi piacerebbe tanto!

Ecco. Chi può dirlo? Di sicuro, dovranno crescere ancora più di un pochino! Però sono stata felice di vederla attenta e partecipe sia durante le esibizioni che durante gli interventi che ha seguito. Ovviamente, non ha capito tutto. Altrettanto ovviamente, delle spiegazioni che le ho fornito non so quanto le sarà arrivato o quanto le rimarrà. Sono però sicura che abbia colto lo spirito di festa e di profondità dell’evento e spero capisca nel tempo quanto il lavoro sia importante per tutti, ma che questo non debba essere totalizzante nella vita di nessuno.

Per chi volesse recuperarlo, qui il Concertone 2022.

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