Vi racconto un aneddoto: ero stato invitato a pranzo a casa di amici in una cittadina del salernitano dove c’era una famosa pasticceria, Don Prisco, nota per i suoi insuperabili babà. Per non presentarmi a mani vuote, volevo portare un cartoccio di questi dolci ma, essendo in ritardo, li ho dovuti prendere in un’altra pasticceria. Al mio arrivo, ho scoperto che qualcun altro aveva portato un cartoccio di babà di Don Prisco.

Non so come mi sia venuto in mente ma, essendo i due cartocci uguali per forma e dimensioni e con la complicità delle mie figlie, di nascosto, ho invertito con molta precisione l’involucro dei due cartocci. A fine pasto, è stato aperto il vassoio che credevano fosse di Don Prisco con grande soddisfazione di tutti per la grande qualità e bontà di quei babà.

Per cortesia, poi, è stato aperto anche quello che credevano fosse il mio e i dolci sì, erano buoni, ma certo non così come quelli di Don Prisco. Avendo una certa confidenza con questi amici, ho svelato il trucco, con grande imbarazzo di tutti. E qualcuno, a parziale correzione di ciò che aveva detto prima, ha affermato che, in realtà, l’aveva avuta l’impressione che non fossero i soliti, i babà di Don Prisco. È finita con una grande risata anche se ho rischiato il linciaggio quando ho detto che non era vero, lo scambio di involucro non era mai avvenuto. Forse si capisce che amo scherzare.

Questa storia, nella sua semplicità, svela una importante caratteristica dell’essere umano nota come bias di aspettativa. Se ti aspetti che quel dolce è il migliore, tale lo avverti, e la tua soddisfazione nel gustarlo è elevata. Il benessere viene anche da questo. Così come è vero il contrario. Rappresenta quell’insieme di esperienze che, buone o cattive, ti condizionano nel giudizio successivo e tendono a generare stereotipi e pregiudizi. La bontà dei babà di Don Prisco è, prima di tutto, legata al pregiudizio di bontà che viene dall’esperienza precedente ma, come tutti i pregiudizi, condizionano fortemente il giudizio finale.

Finché parliamo di un dolce, di un vino o di un qualsiasi oggetto, passi. Ma il problema si fa sicuramente più grave se questi pregiudizi, positivi o negativi, si riferiscono a persone, gruppi sociali, fatti privati, eventi pubblici, iniziative “fuori norma” e così via. Una aspettativa positiva ci fa ignorare anche un’eventuale discrepanza giustificandola come l’eccezione che conferma la regola. Così come una aspettativa negativa troverà sempre un cavillo per auto-giustificarsi.

Nella vita di tutti i giorni cerchiamo un benessere cercando conferme e ignorando le smentite, come spiega la rivista delle scienze psicologiche State of Mind. Peggio, potremmo avere la necessità di adattarci alle aspettative degli altri, quelle della società o quelle legate al mondo del lavoro. Ma tutto questo benessere è solo un adattamento conseguente a fattori esterni, non è un benessere reale.

E tutto questo è ben sfruttato dalla politica, dalla pubblicità o dai truffatori. Insomma, è molto importante il benessere che deriva da certezze preconcette ma, alla lunga, una fragile convinzione genererà sicuramente un effetto opposto. Quando ci accorgeremo di quanto siamo stati governati da questi bias, saranno inevitabili le conseguenze sul nostro equilibrio nei rapporti con noi stessi.

Questi fenomeni accadono anche in medicina. È stato pubblicato in modo completo su questa testata l’effetto placebo e quello nocebo. Quando si somministra un farmaco, tutti noi medici siamo consapevoli che l’effetto finale, accanto a quello farmacologico, sarà dipendente dalla fiducia che il paziente ha in noi stessi, dal modo in cui lo presentiamo, dal nostro stesso convincimento sull’effetto di quel farmaco che sicuramente comunichiamo anche col linguaggio non verbale.

L’effetto placebo funziona
nel breve periodo

L’effetto placebo si manifesta non solo come miglioramento psicologico, ma anche con la guarigione di lesioni. Come esempio vi posso riportare l’esperienza che noi gastroenterologi abbiamo fatto con i trial clinici controllati nelle malattie come la colite ulcerosa o la malattia di Crohn. Secondo uno studio pubblicato sul National Library of Medicine, nei trial controllati dei farmaci biologici, pazienti ormai destinati alla chirurgia venivano trattati col farmaco o col placebo. In genere questi farmaci, in queste condizioni di gravità, funzionano anche in una percentuale che si aggira attorno al 50%, ma il placebo migliora le condizioni di questi pazienti in circa un quarto dei casi. Questo effetto poi si perde col tempo.

Un fenomeno analogo accade quando i pazienti affermano che un farmaco ha funzionato per 20-30 giorni e poi ha perso efficacia. Dicono che si sono abituati. L’efficacia è influenzata da esperienze precedenti ma anche, e specialmente, da esperienze di altri pazienti che hanno consigliato quel farmaco. Si vede spesso nelle pubblicità dove un attore interpreta un malessere, per esempio un sintomo da reflusso e poi l’amico, la moglie, la nonna, con fare sicuro e convincente gli suggerisce di prendere quello sciroppo, con l’attore che si sente subito meglio dopo averlo assunto. Questi pazienti li vediamo spesso a studio che ci vengono a dire che stanno male nonostante abbiano assunto il farmaco visto in TV.

E che dire delle etichette studiate proprio per essere sufficientemente convincenti sul loro effetto, tanto da aumentarne l’efficacia. Provate a notare gli scaffali delle farmacie contrassegnati da etichette che promettono miglioramenti di tante attività del nostro organismo. Il trionfo del contenitore sul contenuto.

Combattere i bias di aspettativa
è faticoso

Insomma, aspettative, pregiudizi e stereotipi hanno un ruolo centrale nelle nostre scelte e nei nostri giudizi, condizionando in senso positivo o negativo il nostro benessere di vita. Ma il benessere duraturo non è legato all’effetto placebo delle nostre convinzioni bensì alla reale valutazione del mondo di cui facciamo parte. Ma questo è faticoso. È più facile seguire la corrente e lasciarsi consapevolmente ingannare dalla pubblicità, dai venditori di sogni, dalle campagne elettorali e dalle promesse di amore eterno.

Però i babà di don Prisco sono veramente buoni.

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