Scrittori, ricercatori e giornalisti hanno lavorato a un’unica, completa narrazione fuori dalle solite logiche delle guide turistiche. Ciascuno ha adottato un borgo e ne ha impastato storia e bellezza secondo un codice di riscrittura contemporaneo.

Fatevene una ragione: la Sicilia delle serie tv e della pubblicità non esiste. E se siete pronti a visitare l’isola fuori dai soliti pacchetti turistici – non vi dispiacerà scoprire le bellissime Palermo, Catania, Taormina, le isole minori, l’Etna e Siracusa, come da offerte di catalogo – vi renderete subito conto che la storia stratificata da millenni di invasioni  e la bellezza più sfacciata, si trovano fuori dalle rotte più frequentate.

Nei borghi siciliani non esistono toni dimessi o bellezze minori, ma, al contrario, i secoli hanno fatto il loro dovere senza trovare ostacoli. La bellezza sincera della Sicilia si trova proprio tra castelli, eremi, vigneti, vicoli, laghi, itinerari letterari e vulcanici, palazzi nobiliari, chiese mozzafiato, necropoli, scavi e ruderi accarezzati solo dal vento.

E sono specchio di una preistoria dominata da popolazioni provenienti dal Medio Oriente e dal nord Europa, e di una storia a noi più nota popolata da fenici, cartaginesi, barbari, romani, arabi, normanni, spagnoli, asburgici, borbonici.

Sarà per questo che scrittori, ricercatori e giornalisti hanno lavorato a un’unica, completa narrazione fuori dalle solite logiche delle guide turistiche. Ciascuno ha adottato un borgo, ne ha impastato storia e bellezza secondo un codice di riscrittura contemporaneo.

Borghi di Sicilia – atmosfere, cultura, arte e natura di 58 luoghi di straordinaria bellezza (Dario Flaccovio editore), a cura del docente e ricercatore Fabrizio Ferreri e del fotografo, digital artist e videomaker Emilio Messina, autore di quasi tutte le straordinarie foto del volume, è un’ ordinatissima mappa di scrigni dimenticati in fondo ai forzieri.  Persino chiamarlo “libro di viaggio” sarebbe riduttivo. 

Una scelta difficile: 58 borghi irrinunciabili

Difficile scegliere tra un luogo e un altro. I cinquantotto borghi sono divisi per provincia, e se alcuni come Ispica, Mazzarino, Palazzolo Acreide, Militello val di Catania, Montalbano Elicona, Mineo, Zafferana o Castelbuono godono già di buona fama grazie al rinnovato interesse mediatico verso la piccola Italia e all’appartenenza a importanti associazioni accreditate dal Touring club, luoghi come Castania, Poggioreale Antica, Noto Antica, sono suggestivi ruderi di insediamenti preesistenti, non più abitati e dunque non classificabili a pieno titolo come borghi.

Ci sono infine i borghi a tutti gli effetti ma del genere misconosciuto anche ai siciliani; ad esempio gioielli come Ferla, Novara di Sicilia, Santo Stefano di Quisquina, Aidone, Agira.

È possibile però tracciare molteplici itinerari poiché, come scrive Fabrizio Ferreri nell’introduzione, potrebbero “certificare l’esistenza di una Sicilia ai più sconosciuta” o anche far emergere quella “trama territoriale minuta che brilla per risorse artistiche, architettoniche, paesaggistiche e culturali, eppure poco nota al forestiero”.

Teatro Andromeda a Santo Stefano di Quisquina

Tra vicoli medievali e storie di regnanti  

In Sicilia centrale potreste puntare ad esempio su Sutera (Caltanissetta) dove, come  scrive Calogero Difrancesco,

“profuma di mistero ogni contrada. Persino i ragazzi, oggi, narrano della leggendaria fondazione della città per merito di Dedalo, l’architetto ateniese fuggito dal labirinto di Creta con ali di cera, e ospitato dal sovrano autoctono Cocalo”.

Qui le viuzze sono in pietra lavica e calcarea e le case quasi si sovrappongono nei vicoli medievali. 

Ma non potreste di certo sottrarvi a Nicosia (Enna) patria di due santi e ventiquattro baroni, la cui basilica di Santa Maria Maggiore è descritta da Filippo Costa quale “cassaforte della cittadina per la presenza di opere artistiche di alto valore storico”.

Senza contare le due riserve naturali orientate con laghetti e paludi di montagna, o se ci si reca durante la Settimana Santa, le

  “Casazze, rappresentazioni itineranti figurate con personaggi in costume d’epoca”. 

Se vi piacciono i villaggi che furono popolati da casati nobiliari e residenze per regnanti, allora Randazzo (Catania) potrebbe essere la vostra destinazione. Giuseppe Severini scrive che

sarà perché sta così in alto fra i monti Nebrodi e l’ Etna, a quasi 800 metri sotto i boschi di roverella e di castagno, o per l’eleganza delle chiese e dei campanili antichi, o in virtù del succedersi regolare delle strade del centro storico che ricordano le linee di una ben ordinata partitura, che Randazzo ha sempre comunicato una sensazione musicale”. 

Ma in Sicilia orientale non si può mancare l’appuntamento con Savoca (Messina), dove nel 1972 furono girate alcune  scene de Il Padrino,  o la splendida ed elegante  Vizzini (Catania) che diede i natali a Giovanni Verga.

Pollina (Palermo), che in Borghi di Sicilia è raccontata da Magda Culotta, è un comune nel Parco delle Madonie:

giungere a Pollina, lasciandosi la costiera in basso, è un incanto per gli occhi. Le case arrampicate sulla roccia, le piccole chiese nascoste, scale e scalette che s’imbucano e improvvisamente riappaiono, le piazze e il teatro Pietrarosa proteso sulle Madonie, regalano uno scenario rarefatto, di cui in certi momenti si dubita se appartenga alla realtà o al sogno”.

Fabrizio Ferreri è anche autore di Case a 1 euro nei borghi d’Italia. Sambuca di Sicilia, un esempio di successo nel governo del territorio (Dario Flaccovio editore).

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