Scrivere, imparare a scrivere è essenziale. Oggi, più che mai. Perchè i mezzi di seduzione di massa passano per la comunicazione. E se la comunicazione non diventa espressione di sè, non risulta utile a far innamorare il mondo, obbiettivo di molte, di molti. Quasi di tutti.

Non siamo tutti quanti a caccia di like? Reagiamo così, alla solitudine: postando e sperando. Che qualcuno. Che tanti. Che tutti abbocchino alla nostra prosa, alla nostra intelligenza , alle nostre spiritose considerazioni, sulla vita, sulla politica, sugli affetti.

Preferite mostrare la foto della vostra piscina piena di Champagne su Istagram ( lo scrivo male apposta)? Malissimo. Susciterà invidia e quindi odio.

Mentre la scrittura vi consente di offrire all’interlocutore una frasetta che vi salva: sì ho una piscina piena di Champagne ma sono un po’ triste, perchè la vita non ha senso eccetera eccetera. Credetemi: la scrittura vi  salva dall’esclusione. Se siete poveri potete vantarvi di conoscere due milioni di parole. E’ un patrimonio detassato e capace di mantenervi all’onor del mondo (io ci pago i conti, con la scrittura, da decenni). Se invece siete ricchi avete la possibilità di farvi perdonare. Perchè sapete scegliere le parole giuste.

Perciò: insegnare a scrivere è per me una forma non canonica di beneficienza morale e materiale. L’ho fatto per tanti anni in tante scuole diverse. Adesso lo farò per ReWriters, in questo workshop (consiglio di muovervi, ci sono pochi posti e le iscrizioni chiudono il 15 giugno!).

Il workshop sarà una lezione terapeutica: 10 consigli materiali (pratici). 10 suggerimenti “morali”. Sarà come un sapiente massaggio: tutti sono in grado di imparare a scrivere, ma devono sciogliere i blocchi, la pagina bianca, la parola zero. Per scrivere occorre  calibrare umiltà (quella degli eterni studenti. I mai sicuri di sè, gli apprendisti stakanovisti – me, per esempio). Calibrare umiltà, dicevo, e presunzione. Quella presunzione modesta che consiste nel darsi abbastanza importanza da pensarsi scrittori (gente che ha capito prima o meglio che cosa c’è da dire), ma senza esagerare. Cioè. Senza smettere di imparare. Di ammirare. Di celebrare l’intelligenza degli altri lì dove potete trovarla, nei libri.

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