Gira una foto con sei giovanissimi russi uccisi in guerra dagli ucraini. La mette in giro Kiev a segnalare che Vladimir (Vladimiro) Putin manda a combattere dei giovanissimi. Che Volodymyr (Vladimiro) Zelens’kyj uccide.

Girano naturalmente molte altre foto più o meno terribili, come è sempre stato nella strategia di comunicazione dei fronti bellici, che in altri termini si dice propaganda.

La qual cosa è l’unica cosa che, essendoci immersi e avendola sottomano, possiamo cercare di decifrare, nel suo svolgersi e negli effetti che ha sugli animi e sul lessico. 

Guardando la foto mi è venuta in mente questa canzone, che sta trovando la sua musica. Utile da giustapporre agli inni di guerra russi e ucraini, che magari analizzeremo un’altra volta. 

Qui i sei diventano sette, anche se purtroppo sono molti di più. 

I sette soldati morti (o i due Vladimiro)

I sette soldati morti andarono in paradiso
E Pietro gli aprì la porta con un sorriso
E disse loro di andare dove volevano andare
C’era una grande pianura e, in fondo, il mare.

E vennero loro incontro sette ragazzi ucraini
Erano poco più che bambini
Stupiti si guardarono, c’era qualcosa di strano
Ma subito si diedero la mano.

“A voi al fronte chi vi ha detto di andare?”
“È stato il generale Vladimiro.”
“E a voi chi vi ha consigliato di mettervi sotto tiro?”
“È stato Vladimiro il generale”.

“Noi eravamo civili sfollati in un ospedale
Ma i nostri ci nascosero un arsenale.”
“Noi ci eravamo persi nella nebbia sul confine
E il camion è saltato sulla mina”
.

“A noi dissero di andare con gli aeroplani e le navi
Per difendere i nostri fratelli slavi.”
“A noi dissero che è giusto, in una guerra di civiltà
Dare la vita per la Verità”.

Disse Pietro: “da quassù non distinguiamo i confini
la Verità è la maschera degli assassini.
Adesso siate sereni. E qualche volta volate
nei sogni di chi sente che gli mancate”
.

I ragazzi camminarono tra Luna Venere e Marte
E poi venne fuori il fumo, e poi le carte,
cantarono una canzone, intanto scendeva il sole
E tutti conoscevano le parole.

Poi quello con gli occhi neri disse a quello con gli occhi blu
“Cosa è successo, non mi ricordo più?”
E l’altro rispose triste, dopo un profondo sospiro:
“siamo morti per colpa di Vladimiro”.

Intanto era scesa notte, e accesero un grande fuoco.
Videro l’universo senza confini
E in questa smemoratezza valevano molto poco
le verità bugiarde degli assassini.

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