Dal momento in cui ho realizzato di aver la possibilità di scrivere in questo nuovo spazio, e quindi di poterlo costruire da zero, non ho avuto alcun dubbio su quale sarebbe stato il mio primissimo articolo. Perché il Coronavirus, tra le tante cose che ha insegnato e che insegnerà, ha aggiunto voci all’indice della diatriba che più ha caratterizzato l’industria cinema negli ultimi anni: quella che vede, idealmente, contrapposti lo streaming e la sala. Ho deciso di tirare le fila e raccogliere le informazioni di questo ultimo periodo per mostrare come, ancora oggi, il cinema abbia bisogno più che mai delle sale cinematografiche (e dei suoi spettatori).

Prima di iniziare un piccolo disclaimer: chi scrive è sia uno spettatore fedele delle sale (nonché organizzatore di un festival di cinema) che un abbonato di ogni piattaforma streaming esistente. Semplicemente penso che queste due realtà non siano alternative ma complementari. Iniziamo.

I film rimandati
A partire dalle prime notizie sulla diffusione su larga scala del Coronavirus, con la relativa chiusura delle sale cinematografiche (uno dei primi luoghi a chiudere le porte) sono iniziati a fioccare i rinvii della distribuzione dei film. Prima in Italia, con il primo spostamento a data da destinarsi del lungometraggio di Carlo Verdone (Si vive solo una volta), poi con il propagarsi del virus negli USA tutte le major cinematografiche hanno dato il via ad una lunga catena di rinvii. Tra questi possiamo citare due titoli Universal che hanno fatto abbastanza scalpore, come l’ultimo 007 No Time to Die (inserito al momento per il prossimo novembre) e il nono capitolo della saga di Fast and Furious (spostato addirittura di un anno); oppure la situazione in casa Paramount che ha visto lo slittamento di un blockbuster estivo come il nuovo Top Gun a Natale 2020 (con altri titoli rinviati di conseguenza). Questi sono ovviamente solo alcuni esempi di una situazione che ha colpito tutto il mondo cinematografico.

Aggiungo una piccola considerazione che non si inserisce nel ragionamento generale alla base di questo articolo. Insieme allo slittamento delle uscite cinematografiche vi è anche il totale blocco delle fasi di produzione cinematografiche. Queste due conseguenze del virus portano ad una considerazione: con il blocco delle produzioni si evita un possibile sovraffollamento per il prossimo anno che si sarebbe creato con lo slittamento dei titoli 2020 e l’uscita dei nuovi. Un po’ come se questi mesi (o questo anno) non fossero mai esistiti, cinematograficamente parlando.

Cosa ci dicono il caso Disney e il caso Tenet
Trattiamo a parte la situazione in casa Disney che ci servirà per arrivare al nocciolo del mio ragionamento. Ovviamente anche Il colosso mediatico nato dalla fusione tra Disney e Fox ha in mano molti titoli di enorme richiamo che sono stati praticamente tutti spostati in avanti. A partire dall’atteso remake di Mulan e dal film Marvel Black Widow (Vedova Nera), entrambi previsti per la scorsa primavera e poi slittati. La particolarità quindi dove sta? Molto semplice, Disney negli ultimi mesi ha diffuso a livello internazionale la sua piattaforma streaming di proprietà. Avrebbe avuto diversi vantaggi in termini di visibilità (e quindi di abbonamenti) a pubblicare titoli di così grande richiamo sul proprio servizio. Non l’ha fatto non per uno spasmodico e irrazionale amore per la sala cinematografica ma perché film che hanno questa portata in termini di investimento (entrambi hanno avuto un budget stimato tra i 150 e i 200 milioni di dollari, senza contare le spese legate alla promozione) necessitano di un ritorno economico tale che lo streaming non può ancora garantire. Una entrata sicura come quella che solo la tangibilità dell’esborso per il biglietto sa ancora dare. Qualcuno potrebbe obiettare sostenendo che un titolo Disney costoso come Artemis Fowl debutterà direttamente su Disney+. Il film di Branagh aveva però avuto una gestazione molto complessa e si temeva un brusco flop. Perché allora non tagliare i costi di distribuzione, distribuirlo sulla propria piattaforma e farsi una bella promozione?

Chiudiamo poi parlando di Tenet, il nuovo attesissimo film di Christopher Nolan. Il titolo è uno dei pochissimi (l’unico blockbuster) a non essere stato spostato e ad aver mantenuto la sua finestra estiva (per ora), così da cercare di sfruttare una totale assenza di concorrenti. Non solo però. Il film sta basando buona parte della sua campagna pubblicitaria sull’essere visto nelle sale cinematografiche, tanto da modificare il classico Coming Soon al termine dei trailer di lancio con un esemplificativo e commovente Coming to Theaters. Questo si deve sia al voler giocare sulla nostalgia dei cinema degli spettatori, sia al fatto che Nolan basa una fetta della sua carriera e del suo credo sull’importanza di vedere i film al Cinema (come dimostra l’uso di formati particolari come l’Imax).

Ora che abbiamo visto come in realtà il cinema abbia ancora bisogno delle sale, rimane da capire se gli spettatori, soprattutto dopo un periodo come questo che può aver modificato le abitudini di tutti, abbiano la stessa necessità.
Speriamo di sì. Ma dipende tutto da noi.

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