Non posso non iniziare da una magica notte in un teatro beneventano, una notte popolare in versi, una notte di tamburi e violino. Osso Sacro ci fa rivivere la forza delle parole sulle nostre membra, ci dà uno scossone che non ci lascia inermi ma con vibrante empatia sussurra terremoti alle fibre del nostro Io.

Sono un viandante e voi i miei compagni di viaggio, ma dobbiamo ricordarlo sempre: non siamo noi a scegliere le tappe, ma aspetteremo che sia il verso a guidarci, seguiremo le orme della poesia e a volte potremo ardire di interrogarla.

Quindi poggiamo insieme lo sguardo su Osso Sacro. Loro sono Corrado Ciervo, Carlo Ciervo e Vittorio Zollo ed esordiscono un anno fa con la vittoria del prestigioso Premio Dubito a cui seguono esibizioni itineranti fino all’incisione del loro primo album Urla dal Confine, con un unico intento: unire poesia, musica elettronica e cultura popolare.

Ma tornando alla ricerca che distingue il mio lavoro, senza ombra di dubbio Urla dal Confine rappresenta appieno il manifestarsi del verso in forme che non ci aspettiamo. Una forma che smuove le nostre radici sannite e le trapianta nel deserto dei nostri paesi di confine; una forma che raccoglie le voci soffocate dal vento del progresso e nella distorsione del suono possiamo abbandonarci tra le braccia di una madre tradita, dimenticata, offesa.

Una preghiera pagana che oscilla nel limbo di molte, troppe, storie troppo lontane dai centri classici della cultura per essere raccontate ed è questa la forza del progetto del trio sannita. I loro brani si aggrappano ai nostri fianchi e decentrano la nostra coscienza, ci accompagno e il nostro sguardo si riscopre nuovo e arcaico insieme: seduto in quel teatro ho toccato le loro parole e ho vissuto le vite ignote delle loro note.

Pruserpina- Osso Sacro (Urla dal Confine)

Ci parlano dei dubbi di Proserpina, in questo viaggio nella comunità della vergogna, dove il non detto fa molto più rumore delle parole urlate in piazza e lo fanno con suoni antichi ma in vesti moderne, corteggiano con successo il fluire del linguaggio e lo incatenano ai nostri sopiti sensi.

“Siediti con me, dai le carte, accendimi una sigaretta e versami un calice di versi”.

Iniziamo così la nostra partita; fermiamoci al tavolo con Corrado, Carlo e Vittorio, sorridiamo insieme, ubriachiamoci di parole e ricordiamo ai fili scomposti dei nostri burattinai che le nostre mani stringono forte la lama che ci ha liberati.

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