Ospite di Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa, Lucia Annibali ha presentato il suo nuovo libro dal titolo Il futuro mi aspetta, disponibile dal 19 novembre. Un racconto di quasi 200 pagine che racchiudono alcuni dei momenti principali della vita di Lucia, a partire da quel fatidico 16 aprile 2013.

La storia di chi di fronte all’odio ha scelto ancora una volta l’amore. A oltre dieci anni di distanza dall’aggressione, il valore della sua testimonianza sta nella felicità raggiunta, un passo dopo l’altro, e nella possibilità che oggi abbiamo di affrontare e sconfiggere insieme la violenza sulle donne.

Il giorno che le cambiò la vita

Era il 16 aprile del 2013. Lucia Annibali stava rientrando nella sua casa a Pesaro dopo una lunga giornata di lavoro quando venne assalita da due uomini dal volto coperto che l’aspettavano sul pianerottolo. Prima che lei potesse scappare e realizzare quello che le stava per accadere, i due le gettano dell’acido sul viso provocandole delle ustioni gravissime e rischiando di comprometterle anche la vista.

Per Lucia inizia un vero e proprio calvario fatto di cure e innumerevoli interventi chirurgici.

Quello dell’ospedale è stato un passaggio difficilissimo, un’esperienza tremenda, ho fatto 26 o più operazioni, non le ho più contate a un certo punto. Un’esperienza in parte definitiva, però io – altrimenti non sarei qui, non ne avrei nemmeno la forza di continuare a raccontarmi – ho scelto di riprendermi in mano la vita, mi sono messa al centro, mi sono rimboccata le maniche e ho scelto me stessa, quindi la mia forza di volontà è sempre stata molto granitica e questo mi aiuta ogni giorno

Quello che verrà scoperto nel corso delle indagini ormai non ci sorprende più. Non si trattò di un atto isolato di violenza, bensì di un piano meticolosamente predisposto dall’ex compagno di Lucia, Luca Varani, un noto avvocato della cittadina marchigiana che non accettava la fine della loro relazione.

Nel 2016 Verani fu condannato in primo grado a 20 anni di reclusione, mentre per quanto riguarda gli esecutori, Rubin Talaban e Altistin Precetaj, entrambi condannati a 14 anni di reclusione. Talaban, in particolare, ha scontato solo 9 dei 14 anni previsti: lo scorso aprile è stato espulso dall’Italia e ha fatto ritorno in Albania dove vive da libero cittadino. 

La storia di Lucia Annibali

Quella di Lucia Annibali è una storia di giustizia esemplare e nel corso degli anni ha contribuito a volgere ulteriormente l’attenzione sulla violenza di genere. Già nel 2014 decise di raccontare quello che le era successo nel libro Io ci sono. La mia storia di non amore, scritto con Giusi Fasano, dal quale è stato tratto il film Io ci sono, in cui Lucia è interpretata da Cristiana Capotondi.

Oggi difensore civico della Regione Toscana, nel 2013 Lucia Annibali viene insignita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dell’onoreficenza di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana

Sulla violenza maschile contro le donne credo ci sia ancora veramente tanto da fare, soprattutto nel pensiero, che non è soltanto maschile ma anche femminile, che tende a giudicare ancora le donne che vivono un’esperienza di violenza, perché forse non sono troppo forti per uscirne in tempo, perché non dicono subito di no, perché la donna tende ad essere crocerossina. Ci sono quindi tutti questi stereotipi e pregiudizi, che poi è proprio ciò di cui la violenza maschile sulle donne si nutre. Bisognerebbe molto bene chiarire il concetto per cui una donna subisce violenza perché incontra un uomo violento, non perché sceglie di subire la violenza. È molto importante stabilire le responsabilità, se vogliamo aiutare le donne a non sentirsi responsabili”.

Il reddito di libertà

Ma la violenza, purtroppo, ha diverse facce. Non si mostra solo da un occhio nero, da un livido o da un insulto. Molto spesso le donne diventano vittime materiali degli uomini, non solo fisicamente ma anche economicamente. Per questo nel 2020, sotto la proposta di Lucia Annibali, è stato istituito il fondo per il reddito di libertà, un contributo economico destinato alle donne vittime di violenza con lo scopo di

[…] favorire, attraverso l’indipendenza economica, percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà.”

Il reddito di libertà è già attivo in Sardegna e nel Lazio, sebbene con modalità differenti. In Sardegna, consiste in un sussidio mensile pari o superiore a 780 euro, che può variare in caso di figli o disabilità della donna e/o dei figli, accompagnato da un piano personalizzato volto a reinserire la beneficiaria nel mondo del lavoro o a supportarla nell’avvio di un’attività propria. Tale piano può includere anche la ricerca di un’abitazione, un aiuto economico per trasferirsi in un’altra città e allontanarsi dalla minaccia di violenza subita. Nel Lazio, invece, il contributo viene erogato in un’unica tranche di 5mila euro per coprire spese abitative, mediche e, se la donna ha figli, scolastiche, prevedendo anch’esso un percorso personalizzato per il recupero dell’autonomia e della sicurezza.

Le caratteristiche di un amore tossico

Come spiega la stessa Lucia, ci sono alcuni campanelli d’allarme che ci possono aiutare a riconoscere una relazione e un amore tossico:

L’amore tossico è esattamente il contrario di tutto ciò che è e che deve essere l’amore: l’amore è cura, pazienza, accoglienza, l’amore tossico è ciò che toglie libertà, che spegne, che ti comprime, che non sa valorizzarti, è tutto ciò che ti rende profondamente infelice. È un qualcosa che non può che portarti verso l’infelicità e il pericolo. Si riconosce da una serie di comportamenti: dalle parole, un tono aggressivo, il comprimere la libertà con dei gesti concreti, anche la libertà di pensiero o quella di esprimere dei sentimenti; questo modo opprimente, questo senso di possesso, è tipico di un amore tossico. Tutto ciò che non ti permette di vivere, di godere delle persone e di te stessa.

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