Il rumore del lutto è un progetto che nasce nel 2007, ripromettendosi di educare artisticamente alla morte. Dal 8 Ottobre al 2 Novembre in varie città d’Italia si intrecciano le iniziative.

Un festival dedicato al lutto: da quale esigenza è nato e che forze raccoglie?
Maria Angela Gelati: anche se le tematiche legate al lutto hanno trovato una mia prima considerazione nel periodo adolescenziale, l’interesse è scaturito soprattutto durante la predisposizione della tesi universitaria, nei primi anni ‘90: l’argomento verteva sull’indagine valutativa di quanto la creazione delle aree cimiteriali situate lungo il corso del Po, fosse stata condizionata dal fiume stesso. È quindi stato naturale affrontare su più livelli il tema della morte, per poter trasmettere la personale esperienza, proponendo idee e progetti per un cambio di mentalità.

Marco Pipitone: insieme a Maria Angela, si è voluto provare a dare una dimensione diversa e di accettazione – più artistica e delicata – della morte, ed Il Rumore del Lutto ne ha concretizzato l’obiettivo progettuale, e, sicuramente, con la creazione di percorsi tematici, sempre diversi, ha contribuito a rendere la manifestazione un evento unico, aperto a tutti.

Maria Angela Gelati: si è pensato che diffondere una educazione tanatologica, promuovendo un’educazione che potesse insegnare ai vivi a rapportarsi con la dimensione della morte, quest’ultima sarebbe stata forse meno drammatica e dura se correlata all’evento culturale.  In considerazione della complessità organizzativa della manifestazione e per attuarla con le modalità più consone, si è reso opportuno e necessario creare un’Associazione – Segnali di Vita – deputata quasi esclusivamente a tale finalità. Di essa fanno parte 110 iscritti, di cui 20 collaborano gratuitamente ed a tempo pieno, per tutta la durata del festival, alla riuscita della manifestazione.

Lo sguardo di questo blog verte sul teatro: quali sono le specifiche iniziative in ambito?  
Marco Pipitone: proprio perché poliedrico e versatile, ne Il Rumore del Lutto, convergono discipline diverse e fra queste, anche iniziative legate al teatro. Il 22 ottobre al Teatro Regio di Parma ospiteremo l’imperdibile concerto di Angelo Branduardi che per l’occasione rileggerà la sua carriera attraverso i brani più rappresentativi del suo repertorio.

Maria Angela Gelati: ma la rete di collaborazioni del festival si amplia continuamente e, per il terzo anno consecutivo, la rassegna, partendo da Parma, si è ramificata in altre città dando vita alla sezione Il Rumore del Lutto Experience che quest’anno coinvolge segmenti teatrali a Bologna, Reggio Emilia, Rimini e Venezia. In particolare, per la prima volta, abbiamo collaborato con il Festival Internazionale Danza Urbana di Bologna e Voci dell’Anima di Rimini. Il 28 ottobre saremo al Teatro La Fenice di Venezia per un appuntamento imperdibile con Mariangela Gualtieri e Ines Testoni (qui le iscrizioni consigliate).

La manifestazione raccoglie anche eminenti presenze poetiche: la poesia aiuta ad elaborare il lutto perché così intimamente connessa all’anima?
Maria Angela Gelati: Chandra Livia Candiani e Mariangela Gualtieri sono protagoniste nell’ambito della XVI edizione del Festival, il cui tema conduttore è la cura. Nel lutto non c’è una via, ci sono tante vie, quante le persone. Certamente il dolore apre le porte all’introspezione, alla comprensione dei propri pensieri, di stati d’animo e valori… L’impatto con la perdita può risvegliare la creatività della persona, e la poesia, come la musica l’arte in tutte le sue forme, può destarsi a nuova vita, perché il senso di vuoto apre finestre che avevamo lasciato socchiuse oppure mai aperte. Si può scoprire in modo nuovo il proprio rapporto con sé stessi, con gli altri, con la spiritualità, con la vita. La conversazione speciale con Chandra, protagonista online, è incentrata su alcune parole che salvano nel rapporto con sé stessi e gli altri, parole che fanno emergere la natura e la capacità di mettersi in ascolto, attitudine che culmina e si estrinseca nella poesia.

L’incontro con Mariangela, a Venezia, ci farà toccare la magia delle poesie, l’incanto della parola poetica, di un rito sonoro che coglie la meraviglia e lo stupore. Per lei, la poesia esprime tutto il ringraziamento per ciò che sente di ricevere dalla vita e per tutto ciò che c’è di bello e di buono: la poesia si articola dunque in un riconoscimento del bene che ci circonda – dalla grazia di un fiore sino all’elogio del benessere della quiete domestica – in un susseguirsi di versi che sembrano trasformare il finito nell’infinito, rendendo eterno l’istante e guardando la fragilità della vita con indulgenza e compassione.

Che tipo di pubblico affluisce e con che genere di richiesta e ritorno emozionale? Marco Pipitone: sin dall’inizio, il progetto Il Rumore del Lutto ha inteso individuare un collegamento tra le diverse forme di arte allo scopo di sensibilizzare il pubblico ad una “cultura della morte”. Questo collegamento, insieme all’apertura della manifestazione a tutti senza distinzioni, rivolgendosi a chiunque intenda affrontare il fine vita ed i suoi limiti, ha consentito di avere adesioni da un pubblico eterogeneo, che ha dimostrato, sia attraverso il tutto esaurito degli eventi, sia attraverso i commenti positivi mediante i social, di avere individuato, nella città dei vivi, una modalità alternativa per vivere i giorni dedicati alla memoria dei defunti e renderne la ritualità più completa, avvicinando i partecipanti alle diverse iniziative per arricchirsi reciprocamente.

Quali sono state le maggiori difficoltà in un paese dedito spesso alla falsa leggerezza di appassionare a questo tema?
Marco Pipitone: in questi sedici anni, nonostante la complessità numerica ed organizzativa degli eventi multidisciplinari, Il Rumore del Lutto ha dato risultati sorprendenti sia dal punto di vista del pubblico (che ha dimostrato, con la piena partecipazione ai diversi appuntamenti, interesse, sensibilità ed apprezzamento nei confronti di un tema scabroso, considerato comunque un tabù) sia dal punto di vista della sentita esigenza e ricerca di avere modalità alternative nell’affrontare il dolore ed il lutto per la perdita delle persone care (modalità che la manifestazione è comunque riuscita ad individuare).

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