Quando sono andato in libreria a comprare Sesso più, sesso meno, l’ultima fatica letteraria di Mario Fillioley, uscita per i tipi di Sixtysixandsecond, davanti allo scaffale delle novità c’erano due signore anziane che ne reggevano una copia. Io mi tenevo alla distanza di sicurezza di un metro in attesa che si aprisse uno spiraglio per afferrarne al volo uno e dirigermi velocemente alla cassa, ma a un certo punto una delle signore anziane ha notato la mia presenza e scambiandomi per uno della libreria mi ha chiesto: «ma è una cosa zozza tipo Moravia?».

«Non lo so – ho risposto candidamente – devo ancora leggerlo.».

«Ai miei tempi i garzoni delle librerie conoscevano tutte le trame…», ha sentenziato l’amica con una certa sufficienza.

«Ma io non lavoro qui!», ho detto quasi a giustificarmi, ma non è servito a niente, perché le signore hanno posato la copia del libro e sono andate via infastidite.

Comunque, per fugare ogni dubbio, Sesso più, sesso meno non ha nulla a che fare con il Moravia zozzo, ma in compenso, se proprio dobbiamo fare dei paragoni, c’è una specie di filo che lega l’ironia di Woody Allen, un po’ di nevrosi di Nanni Moretti e l’indolenza di alcuni personaggi di Nick Hornby. Di zozzo insomma c’è proprio poco, anche perché il sesso del titolo è un pretesto. C’è, questo è un dato di fatto, nel senso che le storie di Peppe, di Arianna, di Brigida o di Luca (i protagonisti del romanzo) si incrociano, a volte si sfiorano e spesso finiscono a letto. Però, più che il sesso, il vero protagonista di questo libro è il modo in cui i personaggi vivono le loro esistenze in relazione con gli altri.

Un libro sul sesso? Piuttosto
sull’amore e sulla disillusione

Sesso più, sesso meno è un libro che parla di amore, dei nostri tempi, di quarantenni disillusi e solitari, degli errori di una vita, delle superficialità e del bisogno di non restare da soli declinato in maniera diversa a seconda del personaggio del romanzo.

Sì perché i capitoli di Sesso più, sesso meno, assomigliano a dei monologhi, ogni monologo un personaggio, ogni personaggio una prospettiva diversa che aggiunge un tassello e concorre a spiegare il titolo del romanzo. Una teoria di Peppe, il protagonista principale dell’opera, per lui il sesso più – un po’ come accadeva con il più famoso lattepiù del Korova Milk Bar di Antony Burghess di Arancia Meccanica – è un sesso anabolizzato, potenziato dai sentimenti, è quel sesso unito al coinvolgimento emotivo. Al contrario, il sesso meno è quello depotenziato dall’assenza di intimità sentimentale e senza le scocciature di una relazione vera e propria.

«Lei mi dà degli appuntamenti, ci vediamo, facciamo questo famoso sesso, e poi basta. Il modo in cui tutto ciò avviene mi ricorda due che si mettono d’accordo per giocare a tennis, prenotano il campo, si spogliano, giocano, si rivestono. Non parlo di due amici che giocano a tennis e con la scusa della partita a tennis si rivedono, fanno due chiacchiere e poi escono a cena, dico proprio due soci neoiscritti al circolo che si scambiano poche parole, tutte legate al gioco: servo io, palleggiamo un po’, facciamo due set, cose di questo genere.».

La scrittura di Fillioley è agile e divertente e si muove raffinata, tratteggiando le nevrosi dei suoi personaggi. Questi non fanno altro che pensare, parlare e poi ripensare a quello che hanno detto, in un circolo vizioso che li mette a nudo e ce li mostra in tutta la loro malinconia solitudine. Uomini e donne disincantati, incapaci di dire all’altro cosa provano, scottati da fallimenti precedenti e che si ritrovano a prendere quello che possono senza rischiare nessun coinvolgimento emotivo o almeno così vogliono farci credere.

Quando veniamo qui – si racconta Arianna a se stessa – metto gli auricolari e fingo di addormentarmi al sole: parla, e io per un po’ tengo la musica bassa. Quando però mi accorgo di avere molta voglia di saperne di più su di lui, su chi è, quali persone lo circondano, come vive, allora alzo il volume della musica e chiudo più forte gli occhi: è una curiosità che porta solo guai.».

Nello sfondo c’è una città di provincia, Siracusa, con un caldo innaturale pure ad ottobre e tutte le dinamiche di un piccolo centro, c’è la scuola, la pizzeria con la veranda sul mare, i badili primo prezzo di Brico, l’amore e un po’ di malinconia.

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